Capita spesso di riconoscere i genitori nei movimenti dei figli. A volte è un lampo – una smorfia o il modo di incrociare le gambe – altre volte è una traccia precisa nel carattere o magari nel modo di girare una frase. A me – miracolosamente, in un mondo convinto che la freccia del tempo segua un’unica direzione – è successo il contrario. Ho assaggiato i germogli dopo aver lungamente consumato e amato i frutti. Perché all’origine di tanta narrativa sudamericana – specie quella che va sotto l’etichetta di “realismo magico” che, come tutte le etichette, non si adatta mai bene a nulla di ciò che dovrebbe etichettare – c’è questo romanzo di Juan Rulfo. Che io non avevo mai letto, nonostante occupasse gli scaffali delle librerie da ben 57 anni. Ci sono storie di personaggi semplici che diventano con naturalezza racconti mitologici, uomini prepotenti, donne pazze, amori impossibili, destini invincibili, morti che tornano a parlare con i vivi e tutto quel genere di fascinazioni che molti hanno amato e molti disprezzato. Il bello – sia per i primi sia per i secondi – è che sono lì solo accennate, le riconosciamo perché abbiamo visto che cosa sono diventate. Perciò, i primi proveranno la tenerezza e la felicità bambina che qualsiasi germoglio trasmette a chi lo guarda, i secondi, rassicurati da un tasso di cliché più tollerabile, potranno godersi tutto il resto. E il resto non è altro che il miracolo della narrazione: Rulfo evoca storie su storie, come dal nulla, con una facilità imbarazzante e in una quantità che, finito questo apparentemente minuscolo volumetto, lascia stupiti. Anzi, lo fa proprio dal nulla, perché il libro comincia con l’arrivo del protagonista in un paesino ormai abbandonato. Eppure da lì, dai muri delle case, dalla terra, Rulfo solleva un mulinello di storie come se fossero polvere del deserto, le mischia e le alterna senza apparente logica e solo alla fine, solo guardando nell’insieme questo turbine diventato ormai una tromba d’aria, si capisce la storia di Pedro Páramo e di un intero paese ormai scomparso. Perché, per fortuna, resta sempre da qualche parte qualche classico da leggere.
Pedro Páramo, Juan Rulfo (Einaudi, 142 pp, 12,50 €)