Ho chiesto in prestito questo libro in biblioteca: ero alla ricerca di una storia da poter leggere la sera ai miei figli, come lettura della buonanotte, che fosse un romanzo, non un libro illustrato come quelli che abbiamo sempre letto da piccoli. Pensavo che la storia di Pel di Carota potesse essere divertente, leggera e adatta a sonni tranquilli ma, a dirla tutta, mi sbagliavo.Già dalle prime pagine, lette ad alta voce con loro, la reazione non è stata positiva e mi hanno chiesto di cambiare libro.
L'immagine di un ragazzino che deve tirare il collo a due pernici - una delle prime immagini di Pel di Carota proposte dal libro - non è piaciuta molto ai bimbi. E come non dar loro ragione? Andando avanti il racconto non migliora...Non l'ho proposto come lettura ad alta voce per loro ma l'ho letto io... non ho l'abitudine di lasciare i libri a metà (e in questo caso sarebbe stato ancora meno di metà) così sono andata avanti con la lettura.
Pel di Carota, al secolo François Lepic, è un ragazzino che vive in una famiglia in cui i rapporti sono molto freddi e distaccati. Sua madre non lo ama, è l'ultimo di tre figli ed a lui sono riservate sempre le porzioni più piccole a tavola, le punizioni più dure, le sgridate più violente. Lui, di riflesso, sembra subire questa situazione con rassegnazione ma fino ad un certo punto. Con i suoi fratelli il rapporto non è dei migliori. Considerato come una nullità dalla madre, di riflesso Pel di Carota è tale anche al cospetto dei suoi fratelli. L'unico a dispensare briciole di affetto è i padre di lui, il Signor Lepic, sempre lontano per lavoro.
Un passaggio, tratto dall'album finale di Pel di Carota, rende bene l'idea.
Pel di Carota dà questo consiglio alla domestica Agathe: "Per mettersi in buona luce con la signora Lepic le dica male di me". C'è un limite. Infatti, la signora Lepic non sopporta che un altro che non sia lei tocchi Pel di Carota. Una vicina di casa si permette di minacciarlo: la signora Lepic accorre, si arrabbia e libera suo figlio che è raggiante di gratitudine. "E ora a noi due", dice lei.Il ragazzino cresce quasi allo stato selvatico, compie gesta che poco hanno che fare con un ragazzino della sua età. Maneggia armi da fuoco, spara ai gatti senza motivo, va a caccia con suo padre ed usa il fucile, beve superalcolici su invito del padre. Insomma, una figura tutt'altro che positiva.Eppure in lui l'autore vede se stesso e il racconto è fortemente autobiografico. La mancanza di amore, la freddezza dei rapporti con i suoi familiari sono sentimenti a lui ben note, tanto da dare vita ad un personaggio molto "crudo" che, però, pur essendosi adattato alla situazione, ogni tanto dimostra di avere un lato sconosciuto a tutti.
E' una figura arcaica - basta pensare alla data in cui il romanzo è stato scritto - che però da lettrice adulta (pur non potendo dire, complessivamente, che il libro mi sia piaciuto) mi ha fatto molto riflettere sui rapporti tra madre e figlio, tra padre e figlio ed anche tra fratelli.
Un bambino che non è amato non saprà amare.Un bambino che non conosce le coccole non saprà coccolare.Un bambino continuamente schernito penserà che schernire sia la normalità.
Il romanzo sarà pure antico, ma quanto è vero tutto ciò, ancora oggi!
Questa lettura mi permette di partecipare alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 1: un libro con un alimento nel titolo. In questo caso, CAROTA.