Titolo: Pelicula
Autore: Andrea Cabassi
Editore: Ute libri
Pagine: 163
Prezzo: €2.99
Formato: ebook
Trama (da Ibs.it): In un futuro tecnologicamente non evoluto, l’umanità vive una situazione di stallo. Niente crisi, nessuna guerra, nessun problema: la gente si crede libera ed è felice, ma è manovrata da un’arma invincibile, operativa 24 ore su 24. Un’arma invisibile chiamata Pelicula. Ai margini della civiltà, un gruppo di terroristi opera per far emergere la verità, per quanto dolorosa. Rinunceresti alla tua felicità sapendo di non meritarla?
Recensione: Mi sta venendo il dubbio di non aver capito niente di questo libro.
In giro per il web trovo recensioni positive, lodi sperticate, voti alti, analisi di contenuti che a me sembra non esistano. Possibile che non li abbia visti?
La trama pone di fronte alla domanda angosciante: rinunceresti alla felicità se…
Ma io questa felicità non l’ho vista. Non mi sono state mostrate esistenze gioiose, perfette ed effimere, che rischiano di essere spazzate via dalla consapevolezza di cosa sia in realtà Pelicula.
E non ho visto nemmeno le esistenze di chi rifiuta la felicità effimera, non mi è stato mostrato come si vive “fuori” dallo schema costituito, com’è la quotidianità di chi si ribella al meccanismo.
Non ho visto come sono le città, non ho capito come ragionano le persone, non ho visto come piangono, come ridono, come si arrabbiano, cosa sperano, come si muovono… io non ho visto niente di niente. Né emozioni né reazioni fisiche.
Un’unica volta alla protagonista si è ristretta una pupilla, ma solo perché ha guardato il sole.
Ho seguito per 160 pagine questa onnipotente Indra e questo infallibile Lango attraverso fughe, inseguimenti e combattimenti, e non so ancora nulla di loro.
Forse non ho visto niente perché niente viene mostrato.
Sia chiaro, non sono una fanatica dello “show don’t tell” e non voglio che tutti scrivano 800 pagine di descrizioni come fa Stephen King. Quella è logorrea.
Però è innegabile che il “mostrato” sia una tecnica efficace, e che permetta di avvicinarsi ai personaggi e al loro vissuto come un “raccontato” non riuscirà mai a fare.
Invece Pelicula è tutto raccontato. Mi viene detto che i personaggi sono arrabbiati, o commossi, o innamorati. Mi viene detto che il mondo soggiogato da Pelicula è un brutto posto dove la gente non sa cosa fa. Mi viene detto che Lango e i suoi sono terroristi che vogliono un mondo diverso.
Ma tutto questo non mi ha permesso di entrare in quel mondo, in quella organizzazione terroristica, nelle vite dei protagonisti. Non mi sono affezionata, non mi sono appassionata, non mi è corsa l’adrenalina nelle vene.
E di quest’ultima mancanza è complice il fatto che anche i combattimenti sono raccontati, quindi lentissimi. E che l’intera trama ruota attorno a personaggi superficiali ed eventi prevedibili, per cui dopo una cinquantina di pagine già sapevo che storia mi aspettava.
Devo dire che mi dispiace di essere rimasta delusa da questo romanzo. Ci sono, al suo interno, delle idee molto buone che avrebbero potuto fare da “struttura” ma che sono state solo accennate marginalmente: il paragone tra Pelicula e Dio, il misticismo delle tizie del fiume che si sovrappone all’esperimento di laboratorio, il modo in cui Indra “vede” le traiettorie da percorrere, il meltin pot asiatico, lo pseudo-arianesimo di Van Labon…
Un altro particolare su cui leggo commenti entusiasti è il linguaggio utilizzato, e anche qui mi dispiace di non aver apprezzato.
È un linguaggio particolare, non banale, con costruzioni non lineari molto piacevoli da leggere. Ma, grosso ma, per ogni frase “scritta strana” ne segue una “scritta normale” che ripete lo stesso concetto. Come se l’autore non si fidasse della capacità di comprensione dei suoi lettori.
In più sono stati inseriti pezzi davvero ripetitivi, ma ripetitivi in modo ossessivo, un esempio su tutti “…sarebbe stato rosso. Rosso come il sangue, come il sole al tramonto e come il mare macchiato di sangue, macchiato di sangue di sera al tramonto”.
Inoltre si possono trovare lacune sintattiche che non dovrebbero esserci, come pronomi sbagliati, non concordanti o sovrabbondanti, tempi verbali non funzionali, sostantivi che si annullano a vicenda. Tutte cose che non aiutano uno stile “non banale” a essere letto con fluidità.
Infine è stato usato l’orrendo trucco, da metà libro in poi, di chiudere ogni capitolo con un cliffhanger, a volte davvero tirato per i capelli e inserito a forza. In una delle nostre guide l’abbiamo anche detto: non si fa, il lettore si stufa.
Insomma, per quello che ho capito io questo libro è il solito banalissimo distopico con trama telefonata e personaggi clichèttosi, a cui una scrittura fuori dalla norma dovrebbe donare inaspettata profondità ma che rimane ancorato al “raccontato” e quindi si riduce a un lunghissimo spiegone.
Però c’è la forte possibilità che io non abbia capito niente.
Quindi leggetelo e parliamone insieme!
In attesa di confronto, il voto è:
Bee
Chi sonoEx miope, ex maestra, ex fumatrice, ex ragazza di parecchi idioti… so cosa sono stata, purtroppo non riesco ancora a vedere cosa sarò. Intanto leggo, scribacchio e perdo tempo. La parola che scrivo più spesso: MA.