Pena di morte, Gentilini e Kabobo, il picconatore

Creato il 23 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Ogni volta che noi italiani vediamo in qualche film un condannato a morte, immediatamente il nostro pensiero ci porta indietro ai tempi

Kabobo

che furono. Eppure spesso c’è qualcuno che invoca per questo o quel delinquente la pena di morte: l’ultimo è stato l’ex sindaco di Treviso Gentilini. Il sindaco sceriffo alla trasmissione radiofonica «La Zanzara» si è espresso in favore della pena capitale verso «il picconatore» Kabobo, l’immigrato che l’altra settimana ha ucciso, per le vie di Milano, diverse persone a colpi di piccone.

Ma al di là di queste provocazioni, per noi la pena di morte è roba antica, è una cosa che non ci appartiene più, è il passato. Ma in molti Paesi del globo la pena di morte è il presente. È notizia di questi giorni che in Arabia Saudita sono state eseguite alcune condanne a morte, le cui modalità sono appropriate ad una pellicola d’orrore splatter: cinque persone accusate di omicidio e furto sono state decapitate e successivamente crocifisse. Fortunatamente in Italia la pena di morte è stata abrogata nel 1944 (dal decreto legislativo luogotenenziale 224), tuttavia fino al 1994 è rimasta formalmente in vigore per i delitti previsti dal codice penale militare di guerra e dalle leggi militari di guerra. Solo nel 2007 con la modifica dell’articolo 27 della Costituzione la pena capitale è stata espunta definitivamente dal nostro ordinamento giuridico con la sua dichiarazione di incostituzionalità, considerando anche le numerose convenzioni internazionali, alle quali l’Italia ha aderito, che la vietano. Sembra che questa evoluzione etico-socio-giuridica sia appannaggio dei Paesi occidentali, ma in realtà non è affatto così: basti pensare al Giappone o agli Stati Uniti. Questi ultimi sono una federazione Stati, ed è proprio in capo ad essi la competenza sulla pena di morte, la quale viene applicata in caso di crimini aggravati. Gli Stati americani la eseguono infatti a propria discrezione: alcuni come il Maine o l’Iowa non la prevedono come pena, mentre altri come la California o la Florida o il Texas (lo Stato sul patibolo più «prolifico») la eseguono ordinariamente. Per quanto riguarda l’Europa e i Paesi geograficamente più vicini a noi, la non applicazione della pena di morte è uno dei criteri di Copenaghen, il cui soddisfacimento è necessario per l’entrata nell’Unione Europea degli Stati candidati.

Questo distacco dall’esecuzione della pena di morte, trasformatosi in un vero e proprio rifiuto, deriva dalla tradizione illuministica e dalla teoria di Cesare Beccaria, fondamentale pensatore italiano, la cui immensa opera, Dei delitti e delle pene, viene spesso dimenticata da qualche personaggio nostrano.

Articolo di Stefano Rossa.


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