Magazine Diario personale

Pendolo a Busan

Da Pendolo0

Una trasferta di lavoro organizzata in fretta e furia mi ha strappata via per una settimana dalla consueta vita pendolare e catapultata in Corea del Sud, a Busan, per la precisione. La cosa non mi è dispiaciuta poi tantissimo, è stata pur sempre l’occasione di conoscere un pezzo di mondo che mi mancava.

Per i trasferimenti quotidiani tra l’hotel e la sede in cui avevo l’impegno lavorativo ho utilizzato ovviamente i mezzi pubblici, la metropolitana in particolare. E così per una volta sono stata io la straniera, la viaggiatrice svampita, sempre in mezzo, a disturbare il normale flusso dei pendolari-automi attraverso i corridoi delle stazioni, che non sa mai dove andare, con la mappa in mano, che cerca di capire qualcosa nelle misteriose iscrizioni in questa lingua di cui non conosce nemmeno l’alfabeto.

Il primo impatto è stato disorientante, veramente.

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Le uniche facce amiche e sorridenti mi sembravano quelle dei numerosi cartelloni pubblicitari.

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Anche qui i viaggiatori devono stare lontani dalla linea gialla.

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E anche qui i pendolari devono essere piuttosto stressati, a giudicare dai manifesti pubblicitari (dei quali comprendo solo i disegni).

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Anche se hanno a disposizione, nelle zone di attesa delle stazioni, dei graziosi angoli con tanto verde e giochi d’acqua, per ritemprare lo spirito.

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Non mancano i colori accesi, nei cartelli informativi, nei distributori di bevande.

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Non c’è troppa calca, neppure nelle ore di punta.

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Le fermate vicino alle spiagge hanno decorazioni che ricordano il mare, quando la metro vi si avvicina, oltre al consueto (per me quasi incomprensibile) annuncio, dall’altoparlante si sente il rumore dei gabbiani.

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E i pendolari? Che fanno, i pendolari, in Corea del Sud? Beh, più o meno quello che facciamo noi…

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Non ho visto molti libri cartacei, anzi, a dire il vero, solo uno… e, ispirata da Pendolante, mi sono sbrigata a fotografarlo. Potrei mandarlo a Cartaresistente, ma non ho nessuna idea di autore e titolo…

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Rispetto al pendolarismo normale, qui devo fare un tragitto ben più breve, non faccio in tempo a sedermi che sono già arrivata.

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Ormai mi sono ambientata, dai, vado spedita per i meandri delle stazioni sotterranee come i pendolari autoctoni, ma la vac… ehm trasferta di lavoro già volge al termine. Dalla prossima settimana si riparte con il pendolarismo “nostrano”!

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