Le più antiche forme di scrittura utilizzavano elementi prettamente naturali: lo scriba dell'antico Oriente era armato di argilla e stili di legno o di canna, mentre gli antichi Egizi usavano, per scrivere sui papiri, lo stelo della stessa pianta che si sfilacciava a formare un pennello. Un passo avanti, anche se ancora rudimentale, si ebbe con i Greci e i Romani che iniziarono a utilizzare stili metallici su tavolette cerate. Soltanto a partire dal VII secolo, e da lì in poi per molti secoli a venire sino all'Ottocento, si iniziò a utilizzare la penna d'oca la quale tuttavia doveva essere continuamente temperata per mantenere la propria funzionalità. Il brevetto del 1830 dell'inglese J. Perry per apportare opportuni tagli e forature nei pennini d'acciaio esaltandone l'elasticità provocò la graduale scomparsa delle penne d'oca: questi, montati su canne di legno o d'avorio, lasciavano però cadere macchie d'inchiostro nel trasferimento dal calamaio al foglio. La soluzione poteva essere rappresentata da uno stilo, cavo all'interno, da riempire di inchiostro, cui si era cominciato a pensare sin dai primi anni del XVII secolo, quando si era tentato senza successo di riempire d'inchiostro la cavità di una penna d'oca. Il brevetto dell'inglese F.B. Foelsch, depositato nel 1809, per una penna a serbatoio, cannuccia e capsula con pennino aprì la strada alla progettazione e produzione delle penne stilografiche. La diffusione della plastica come materia prima a basso costo nella fabbricazione delle penne fu la ragione della grande popolarità delle stilografiche all'indomani della prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale comparve ed ebbe rapida diffusione la prima penna "a perdere" e cioè la penna a sfera, più comunemente nota come biro (dall'inventore, l'ungherese L. Biró); essa consiste in una cannuccia di plastica contenente un inchiostro semisolido che viene trasferito sul foglio tramite una piccola sfera rotante collocata all'estremità della cannuccia. E poi.. comparve la macchina da scrivere. Furono proprio inventori italiani a dare il maggiore contributo alla realizzazione di un prototipo della macchina da scrivere, in particolare il notaio novarese G. Ravizza che modellò uno strumento meccanico modernamente concepito: nel suo cembalo scrivano, ideato intorno al 1837 ma brevettato nel 1856, si trovano tutte le caratteristiche delle moderne macchine dattilografiche: leve sospese in cerchio e battenti dal basso verso l'alto in un unico punto centrale di impressione, e movimento del carrello portacarta a ogni battuta di tasto. La ricerca di sempre maggiori velocità in dattilografia fece applicare alle macchine da scrivere il motore elettrico fin dal 1900; nella Selectric dell'Ibm (1960) l'insieme dei martelletti venne sostituito da una sfera rotante, combinando velocità del motore elettrico e rapidità di impressione. Da allora con l'informatica gli strumenti di scrittura hanno profondamente mutato aspetto e potenzialità. Al foglio di carta, rigido confine della scrittura, si è sostituito il supporto elettronico, flessibile strumento al servizio dell'utente. E oggi come scrivono gli scrittori contemporanei? Probabilmente c'è chi ancora uso il tradizionale foglio bianco su cui tracciare i propri racconti, chi non riesce a rinunciare al fascino di una macchina da scrivere e chi, per comodità o salvaguardia, si è lasciato ammaliare dallo schermo di un computer e dalla velocità con cui una parola così come è scritta, può facilmente scomparire senza lasciare traccia. E voi, quali strumenti utilizzate per dedicarvi alla scrittura? Da un sondaggio effettuato nei social network sembra che la maggior parte degli scrittori utilizzi o lo strumento cartaceo o quello tecnologico (tablet, pc, cellulare). Concludiamo adesso lasciandovi alcune immagini che ritraggono scrittori e i loro cari "gioiellini"! Ernest Hemingway, Charles Bukowski, George Orwell, Agatha Christie
Penna, macchina da scrivere, tablet: gli strumenti dello scrivere.
Creato il 28 novembre 2014 da Chaneltp @CryCalvaLe più antiche forme di scrittura utilizzavano elementi prettamente naturali: lo scriba dell'antico Oriente era armato di argilla e stili di legno o di canna, mentre gli antichi Egizi usavano, per scrivere sui papiri, lo stelo della stessa pianta che si sfilacciava a formare un pennello. Un passo avanti, anche se ancora rudimentale, si ebbe con i Greci e i Romani che iniziarono a utilizzare stili metallici su tavolette cerate. Soltanto a partire dal VII secolo, e da lì in poi per molti secoli a venire sino all'Ottocento, si iniziò a utilizzare la penna d'oca la quale tuttavia doveva essere continuamente temperata per mantenere la propria funzionalità. Il brevetto del 1830 dell'inglese J. Perry per apportare opportuni tagli e forature nei pennini d'acciaio esaltandone l'elasticità provocò la graduale scomparsa delle penne d'oca: questi, montati su canne di legno o d'avorio, lasciavano però cadere macchie d'inchiostro nel trasferimento dal calamaio al foglio. La soluzione poteva essere rappresentata da uno stilo, cavo all'interno, da riempire di inchiostro, cui si era cominciato a pensare sin dai primi anni del XVII secolo, quando si era tentato senza successo di riempire d'inchiostro la cavità di una penna d'oca. Il brevetto dell'inglese F.B. Foelsch, depositato nel 1809, per una penna a serbatoio, cannuccia e capsula con pennino aprì la strada alla progettazione e produzione delle penne stilografiche. La diffusione della plastica come materia prima a basso costo nella fabbricazione delle penne fu la ragione della grande popolarità delle stilografiche all'indomani della prima guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale comparve ed ebbe rapida diffusione la prima penna "a perdere" e cioè la penna a sfera, più comunemente nota come biro (dall'inventore, l'ungherese L. Biró); essa consiste in una cannuccia di plastica contenente un inchiostro semisolido che viene trasferito sul foglio tramite una piccola sfera rotante collocata all'estremità della cannuccia. E poi.. comparve la macchina da scrivere. Furono proprio inventori italiani a dare il maggiore contributo alla realizzazione di un prototipo della macchina da scrivere, in particolare il notaio novarese G. Ravizza che modellò uno strumento meccanico modernamente concepito: nel suo cembalo scrivano, ideato intorno al 1837 ma brevettato nel 1856, si trovano tutte le caratteristiche delle moderne macchine dattilografiche: leve sospese in cerchio e battenti dal basso verso l'alto in un unico punto centrale di impressione, e movimento del carrello portacarta a ogni battuta di tasto. La ricerca di sempre maggiori velocità in dattilografia fece applicare alle macchine da scrivere il motore elettrico fin dal 1900; nella Selectric dell'Ibm (1960) l'insieme dei martelletti venne sostituito da una sfera rotante, combinando velocità del motore elettrico e rapidità di impressione. Da allora con l'informatica gli strumenti di scrittura hanno profondamente mutato aspetto e potenzialità. Al foglio di carta, rigido confine della scrittura, si è sostituito il supporto elettronico, flessibile strumento al servizio dell'utente. E oggi come scrivono gli scrittori contemporanei? Probabilmente c'è chi ancora uso il tradizionale foglio bianco su cui tracciare i propri racconti, chi non riesce a rinunciare al fascino di una macchina da scrivere e chi, per comodità o salvaguardia, si è lasciato ammaliare dallo schermo di un computer e dalla velocità con cui una parola così come è scritta, può facilmente scomparire senza lasciare traccia. E voi, quali strumenti utilizzate per dedicarvi alla scrittura? Da un sondaggio effettuato nei social network sembra che la maggior parte degli scrittori utilizzi o lo strumento cartaceo o quello tecnologico (tablet, pc, cellulare). Concludiamo adesso lasciandovi alcune immagini che ritraggono scrittori e i loro cari "gioiellini"! Ernest Hemingway, Charles Bukowski, George Orwell, Agatha Christie
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