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Il mago della medicina interna, ecco cosa volevo diventare. Lei mi dirà che era un’ambizione più che onorevole… No? Sì? Eh?”
“Be’, si sbaglia. In realtà, io sognavo una cosa sola… Quasi non oso dirgliela, tanto è… Da non crederci! Sognavo il mio futuro biglietto da visitai”
E’ uno di quei libri che ti frega. Ingenuamente ti chiedi “cosa mi leggo stasera?”, e allora ravani tra i testi non letti in pila sullo scaffale, vedi questo qui, piccolo, breve, la tipica lettura serale per prendere sonno – semmai ce ne fosse bisogno.
E invece ti ritrovi incollato alle pagine, ad ammirare le performance di giocoleria verbale di Pennac, che ti spara una storia assurda raccontata con arte.
Ogni tanto mi sorprendevo a ridacchiare nel silenzio notturno perchè, chettepossino, mentre la notte avanzava non riuscivo davvero a chiudere il libro per dormire.
Ero Galvanizzato (influenza del nome del protagonista? Bho…), sovraeccitato come i ragazzini durante lo scarto dei regali la notte di Natale.
Insomma, in questo testo Pennac comunica pura energia con un format da monologo teatrale e una fantasia linguistica rare. Un libro consigliato per ogni momento, ogni situazione. Dal bagno, al letto, alla sala d’attesa, l’autobus, la biblioteca, la spiaggia.
Ma attenti: difficile chiuderlo e dire “continuo dopo“.