Dopo Moishe Postone
Sulla necessità della trasformazione della "critica fondamentale del valore".
Moishe Postone e Robert Kurz a confronto, e la critica della dissociazione-valore
di Roswitha Scholz
In questo testo, vengono messe in evidenza le differenze fra Kurz e Postone dal punto di vista dello "individualismo metodologico" (incriminato da Kurz). In termini schematici, queste differenze funzionano così: mentre Kurz insiste nel leggere "Il Capitale" nel suo complesso per osservare solo dopo, la forma della merce - situazione in cui assume importanza il terzo volume de "Il Capitale" - proprio attraverso il processo delle categorie reali di un collasso/degrado del capitalismo, osservabile oggi anche empiricamente, Postone si aggrappa alle prime 150 pagine de "Il Capitale", e a partire da qui sviluppa il corso del capitalismo, senza conseguenze nei termini della teoria della crisi. Postone si riferisce essenzialmente alla forma di merce, Kurz alla forma di capitale. Allo stesso tempo, Postone difende implicitamente un punto di vista che tende ad essere ideologicamente compiacente con la classe media, non da ultimo in quanto mette in primo piano soprattutto l'ecologia, mentre Kurz - ben cosciente della questione ecologica - smaschera simultaneamente gli interessi della classe media come ideologia; in Postone, in fondo, esiste un "limite interno" solamente sul piano dell'ecologia, ma non su quello dell'economia. Ciò detto, Postone e Kurz (almeno nel suo ultimo libro "Denaro senza valore") si muovono entrambi sul piano del capitale come processo totale. Il piano della "dissociazione del femminile" in relazione al valore (plusvalore), inteso in termini di dialettica negativa, non emerge in nessuno dei due, o emerge soltanto secondariamente. Dal punto di vista della critica della dissociazione-valore, tuttavia, i differenti piani, il piano materiale, il piano simbolico-culturale e - last, but not least - il piano psicanalitico devono essere connessi fra di loro, nel loro intreccio dialettico e nella loro simultanea separazione, nel loro sviluppo processuale. Soltanto così potrà essere superata la totalità negativa, andando oltre l'individualismo metodologico androcentrico, che nella realtà caratterizza essenzialmente il degrado di crisi del patriarcato capitalista. (Riassunto apparso sul n° 12 di EXIT!)
Introduzione * L'argomentazione di base di Postone * Individualismo metodologico, struttura-azione e affini * Forma merce e forma capitale * Denaro - circolazione - forma capitale - plusvalore * Relazione fra lavoro astratto e lavoro concreto * Tempo astratto, tempo storico concreto, tempo biografico, tempo del mondo giorno per giorno e tempo concreto del collasso del capitalismo * Soggetto rivoluzionario e socializzazione della classe media * Dissociazione-valore, totalità frammentata e disparità sociali: qualche osservazione necessariamente incompleta sul contesto della dissociazione-valore in quanto contesto sociale di base
Introduzione
Postone viene considerato un classico fondamentale della critica del valore (anche se non ha mai utilizzato quest'espressione). Egli ha formulato quelle che sono le sue conclusioni, fondamentali sotto diversi aspetti, a quanto pare solo con un piccolo difetto estetico: la mancanza di una teoria della crisi. Nel contesto per cui risulta che l'elaborazione teorica possiede anche un "nucleo temporale" (Adorno), vorrei dimostrare che questo si applica anche alla critica fondamentale del valore e a Postone. Anche perché, tuttavia, negli ultimi trent'annni ci sono stati una serie di modifiche, di cui la più importante è la correzione fatta dalla critica della dissociazione-valore. Robert Kurz ha anche effettuato delle correzioni decisive nel libro "Denaro senza valore", realizzando in un certo qual modo una svolta capitale: non è più la forma merce che si trova al centro della critica, bensì la forma capitale, il feticcio del capitale. In tale contesto Kurz mette sotto accusa il cosiddetto "individualismo metodologico" dei diversi approcci marxisti, i quali fanno della forma merce il nocciolo del capitalismo (Kurz, 2012). Qui, egli mette da parte, in gran misura, Moishe Postone, la cui interpretazione di Marx è, o era, simile alla sua concezione. Vorrei ora tornare su questo, in alcuni aspetti. Qui, deve essere messa in primo piano la questione dello "individualismo metodologico" e, in questo contesto, la questione della relazione fra struttura ed azione/direzione, fra soggettività ed oggettività, tra concretezza ed astrattezza, fra dimensione micro e dimensione macro, e affini. Questo non deve avvenire da ultimo, anche perché Kurz accusa, più o meno implicitamente, Postone, fra le altre cose, di svolgere un'elaborazione teorica funzionalista, che trascura l'azione, la direzione, la coscienza, ecc., come dimensioni essenziali della teoria critica.
Si tratta, pertanto - se si vuole - di una problematica della teoria della conoscenza (tuttavia, senza smettere di riconoscere che la teoria della conoscenza deve essere sempre già teoria sociale). Ne consegue un procedimento differente in Postone ed in Kurz, soprattutto se si contrappongono citazioni, parola per parola, di Kurz e di Postone; perciò bisogna combattere contro una lettura di Kurz e di Postone che si perde nella somiglianza e nella comparabilità di entrambi i loro approcci, dal momento che il passaggio di Kurz dalla forma merce alla forma capitale verrebbe così inteso solo come un mero "spostamento di accento".
Per concludere, entrerò brevemente anche sul meta-piano della forma dissociazione-valore, una forma che, a mio avviso, ha davvero delle conseguenze ai fini della comprensione della totalità del patriarcato capitalista, insieme alle corrispondenti nuove disparità sociali nella postmodernità tardiva, che non vengono in alcun modo tenute sistematicamente in conto nel contesto della critica del valore "classica.
L'argomentazione di base di Postone
Secondo Postone, merce e valore sono il fondamento de plusvalore e del capitale in Marx. Ragion per cui, valore e lavoro sono importanti solamente ai fini della socializzazione capitalista. Sempre secondo Postone, il lavoro non può essere considerato trans-storico, come avviene nel marxismo tradizionale, secondo cui i capitalisti si appropriano del plusvalore mentre il lavoratori vengono sfruttati. Alla fine, le categorie marxiane sono qui condizioni di vita e di esistenza nel capitalismo, tanto nella dimensione soggettiva quanto in quella oggettiva. Il che si applica anche alla categoria del denaro. Tali categorie, nella loro generalità astratta, sono valide soltanto per il capitalismo. Il valore è il fondamento della produzione capitalista, "una forma di ricchezza storicamente specifica del capitalismo che si differenzia dalla ricchezza 'reale'. Mentre la prima si basa sul dispendio diretto di forza lavoro umana, la seconda viene misurata dalla produzione di beni e dipende da una molteplicità di fattori naturali e sociali, incluso anche il sapere della società. Il valore sta alla base di un sistema di produzione dinamico... che porta ad un enorme accrescimento della produttività." (Postone) La merce è per Postone il punto di partenza dell'analisi del Capitale di Marx e lo è in quanto forma sociale, non solo come merce concreta. Essa è la forma dell'oggettività e della soggettività sociale, anche in relazione alle "categorie culturali" (Postone). L'importanza delle categorie valore, merce, lavoro concreto ed astratto diventa poi chiara soltanto nello sviluppo di questa forma merce. Il lavoro ha un carattere duplice; lavoro concreto è in primo luogo quello che è in tutte le società: mediazione fra l'essere umano e la natura. Lavoro astratto qui non è la somma del lavoro concreto, ma trasmette, nel capitalismo, una nuova forma di dominio sociale che non è più basato sul dominio personale, sulle relazioni di parentela, sulle norme tradizionali, ecc.. "Secondo Marx, pertanto, il lavoro nel capitalismo tende ad essere inteso sia trans-storicamente, corrispondendo così all'uso normale della parola, sia anche nel senso di una forma di dominio sociale storicamente specifica. Esso si oggettivizza così sia nei prodotti concreti del lavoro, che anche nelle forme oggettivate della mediazione sociale. Perciò ci troviamo davanti al nucleo della concezione marxiana di merce e capitale." (Postone) Nella coscienza normale, né la dimensione concreta né quella astratta vengono qui percepite come socialmente costruite, ma vengono immaginate come naturali.
La ricchezza materiale è qui, per così dire, la dimensione del valore d'uso del lavoro. Il valore, al contrario, è espressione del lavoro astratto e si basa sul dispendio del tempo di lavoro umano. Il valore è qui una forma di ricchezza e, simultaneamente, una forma di "mediazione sociale". Per la forma sociale, diventa così decisivo il fatto che "mentre il lavoro individuale in quanto lavoro concreto è particolare, ed è parte di un insieme qualitativamente eterogeneo, in quanto lavoro astratto esso è un momento individualizzato di una forma qualitativamente omogenea di mediazione sociale, la quale costituisce una totalità sociale." (Postone) Abbiamo qui a che fare con un contesto di prassi che si è autonomizzato nei confronti degli esseri umani. Questi sono ora "sempre più (sottomessi) agli imperativi ed alle coercizioni impersonali e razionalizzatori" (Postone) Ne consegue un dominio anonimo che ha poco a che vedere con un dominio di classe.
Questo dominio è, secondo Postone, fondamentalmente un dominio del tempo. In tale contesto, il tempo astratto newtoniano comanda le persone. "Allorché il capitalismo si è pienamente sviluppato, i continui aumenti della produttività determinano secondo nuovi modelli l'unità di tempo (astratto) - e in realtà in qualche modo lo spingono in avanti. Qui si tratta di un movimento del tempo stesso. Movimento che quindi non può essere compreso nel quadro del tempo newtoniano, ma che esige un quadro superiore di riferimento, all'interno del quale il quadro del tempo newtoniano viene spostato in avanti. Quello che prima appariva, all'interno di un quadro, come variabile indipendente, ora è dipendente nell'altro quadro. Questo movimento di tempo può essere definito come tempo storico”. (Postone) Il tempo storico è così intrecciato al tempo astratto. Il risultato di tutto questo è il valore che valorizza sé stesso ed il suo movimento processuale che caratterizza il capitalismo nella sua essenza: "Il capitale, quindi, è una corrente astratta dietro il dominio delle apparenze, un inarrestabile processo di auto-espansione del valore, un movimento orientato senza uno scopo esterno, che genera cicli di grandi dimensioni di produzione e consumo, di creazione e distruzione" (Postone)
Il contesto del nucleo dell'argomentazione di Postone è quindi il seguente: "Ne Il Capitale, Marx radica la dinamica storica del capitalismo nel duplice carattere della merce e, pertanto, del capitale. Come forma di ricchezza storicamente specifica e determinata dal tempo, il valore si basa su una pressione continua ad aumentare la produzione, cosa che caratterizza la produzione capitalista. Dal momento che il valore è solo una funzione del tempo di lavoro socialmente necessario, l'aumento della produttività generale della società ha come conseguenza grandi quantità di ricchezza materiale, ma non l'aumento della produzione di merci per unità di tempo. Tale circostanza genera a sua volta una nuova crescita della produttività. Questa dinamica dialettica tra valore e valore d'uso, è logicamente implicita nella descrizione che Marx fa del tempo di lavoro socialmente necessario, nel corso della sua analisi preliminare della forma merce, e diventa poi esplicita con lo sviluppo del concetto di plusvalore e di capitale. Se la categoria del plusvalore viene intesa soltanto come categoria di sfruttamento, come plusvalore ma non come plus-valore - in altre parole, non come surplus di una forma di ricchezza temporale - la dialettica in questo sviluppata non può essere adeguatamente percepita" (Postone)
Qui, l'introduzione del plusvalore relativo svolge per Postone un ruolo importante: "Con l'introduzione del plusvalore relativo, la logica dell'approccio delineato da Marx nei primi capitoli de Il Capitale diventa una logica storica, segnata dall'accelerazione del tempo. Dal momento che, secondo Marx, il plusvalore relativo è conseguenza dell'aumento della produttività, al fine di ridurre il tempo necessario alla riproduzione del lavoratore, per poter generare un determinato aumento del plusvalore, la produttività dev'essere tanto più aumentata quanto più alta è già la produttività generale della società." (Postone) Tuttavia, Postone non arriva con questo ad una teoria della crisi che tenga conto della crisi fondamentale della socializzazione della dissociazione-valore, ma parte dall'ipotesi di un capitalismo perpetuo. "La dinamica storica del capitalismo genera pertanto incessantemente il nuovo, ristabilendo simultaneamente il medesimo." (Postone) Postone vede qui il pericolo del collasso ecologico e della produzione superflua, se non si percepisce la possibilità di una trasformazione sociale che attualmente risulta dalla contraddizione fra materia e forma nella sua dimensione temporale.
Individualismo metodologico, struttura-azione e affini
Per "individualismo metodologico", Kurz intende quanto segue: "Il concetto di individualismo metodologico viene qui inteso nel senso più lato di quanto spesso lo sia nelle scienze sociali, soprattutto in economia, cioè, non solo riferito immediatamente alle azioni degli individui (in economia politica: quelle dell'homo oeconomicus), ma, in maniera generale, a qualcosa di idealmente individuale; ossia, anche in senso istituzionale o categoriale. In questo senso, l'individualismo metodologico consiste, essenzialmente, nel pretendere di esporre e spiegare una logica complessiva e determinante per un tutto sulla base di un caso individuale ed isolato, che quindi appare come 'modello', intendendo come tale non solo le azioni individuali definite come 'fondamentali', ma anche le forme strutturali, designate 'embrionali', oppure parti elementari trattate come qualcosa di idealmente individuali. Si può estendere questo procedimento a dei 'meta-modelli', nei quali si suppone che il tutto torni a presentarsi in maniera ideal-tipica; ma avviene proprio sulla base di una logica per cui atti, strutture o parti elementari individuali (qui, di natura economica) vengono gonfiati o 'aggregati' in grandezze ed in relazioni rispetto alla società nel suo tutto." (Kurz, 2012)
In questo contesto, Kurz non solo critica il fatto per cui in molti marxismi, dietro l'analisi del capitalismo, si trovi la semplice forma merce, considerata come forma di nicchia della logica del capitale - cosa che storicamente non può essere verificata - ma relaziona anche il concetto di "individualismo metodologico" al concetto di capitale. Per lui "quello che qui è in causa, non è soltanto la relazione fra la forma merce e la forma capitale in quanto tale, o la relazione fra forma merce e forma denaro in quanto mere manifestazioni della forma del capitale... ma ugualmente la relazione fra la merce individuale, o il capitale individuale, ed il capitale globale, o la totalità del contesto sociale che Marx, nel terzo volume, designa come "processo globale". (Kurz, 2012) Anche la relazione corrente soggetto-oggetto è influenzata da questo: "In questo quadro, la stessa opposizione fra soggetto ed oggetto proviene solamente dal modo di percezione del feticcio del capitale moderno... Marx ha parlato... com'è noto e giustamente, del 'limite interno' del capitale, cosa che, lo si voglia o meno, non può essere interpretata come mero risultato di intenzioni soggettive." (Kurz, 2012) "Non cambia niente, in questo quadro, il fatto che l'oggetto o le circostanze presupposte non siano un processo naturale o una macchina, ma solo la società umana sotto il dominio del fine in sé capitalista... è un fatto che l'azione soggiacente è anche cosciente ma, nelle condizioni del capitalismo... da questo risulta la situazione paradossale per cui la coscienza si limita al dettaglio (l'azione individuale, imprenditoriale o statale), mentre la generalità o il contesto globale diventa un processo incosciente... sul macro piano, (regna) la totale incoscienza... E' proprio in questo che consiste lo scandalo della socializzazione feticistica." (Kurz, 2012) Con questo si smarca anche dalla comprensione della relazione di valore intesa come relazione di validità, che - in un certo qual modo, secondo l'idea di base - è soprattutto un prodotto dell'azione: "Ma se la crisi non risiede nel mero conflitto intorno ai 'rapporti di validità' [Geltung] soggettivi, ma nella 'validità' [Gültigkeit] della 'ricchezza astratta' reificata e del suo movimento di valorizzazione autonomizzato, allora anche il suo motivo ultimo dev'essere ricercato in una contraddizione interna oggettiva di tale processo." (Kurz, 2012)
Anche Postone parte dal capitale, come soggetto-oggetto della storia - ma avendo sempre come sfondo la merce individuale, la forma merce come vera radice. La teoria di Marx è "una teoria della costituzione storica delle forme sociali specifiche che sono simultaneamente forme di oggettività e soggettività sociali". Anche per Postone non esiste un qualche soggetto individuale o collettivo, anche per lui ad essere centrale è la "costituzione delle forme sociali". Nell'ambito di tale teoria, le categorie... e le norme di azione possono essere viste come legate nella misura in cui entrambe, in ultima analisi, hanno base nella struttura delle relazioni sociali" (Postone, 2003), situazione in cui le categorie sociali percepite sono costituite dal lavoro, non dal lavoro concreto, ma dal lavoro come mediatore costitutivo del feticismo. "La teoria... della prassi sociale nel capitalismo è, quindi, una teoria della costituzione, attraverso il lavoro, delle forme sociali che mediano le relazioni fra le persone, le une con le altre e con la natura, e sono simultaneamente forme dell'essere e della coscienza." Queste "non possono essere apprese solamente sul piano immediato dell'interazione" (Postone, 2003). Ne consegue che per lui: "Un'adeguata formulazione della teoria di Marx della costituzione delle forma di soggettività ed oggettività nel capitalismo, deve analizzare l'interazione fra struttura e prassi in termini di dinamica contraddittoria della totalità; su questa base si può sviluppare una teoria della trasformazione storica della soggettività che chiarisca la costituzione sociale e storica dello sviluppo delle necessità e delle percezioni" (Postone, 2003) Così postone si immagina al di là del "funzionalismo": "E' una teoria non funzionalista della soggettività sociale che si basa, alla fine, sull'analisi delle forme di relazione sociale... La teoria di Marx... cerca, infatti, di comprendere la vita sociale in categorie che permettano di trattare la struttura del significato come un momento intrinseco di una struttura delle relazioni sociali costituite e costitutrici." (Postone, 2003) In opposizione a questo, sembra perfino che sia Kurz ad argomentare in maniera puramente funzionalista.
Invece, l'insistere da parte di Kurz sul macro piano, in un processo oggettivo non è per niente povero di azione, e neppure ignora la coscienza né è lontano dalla prassi (nel senso lato di prassi sociale), come potrebbe suggerire una lettura superficiale: "L'intenzionalità "gratuita" sul micro piano diventa, da un lato, sul macro piano, un esercizio meccanico di oggettività, e dall'altro lato, un modo irrazionale di reagire (ideologia) a questo processo e ai suoi risultati. In quest'inversione vengono necessariamente poste le basi della crisi, dal momento che il 'soggetto automatico' non pensa né agisce in quanto tale, non essendo altro che la forma cieca che si trova a priori alla base dell'azione umana; ma concretamente è la forma di un movimento, di un processo dinamico cui la concorrenza universale, intrinseca a questa forma, obbliga." (Kurz, 2012)
E' proprio in Kurz che il capitale, come soggetto-oggetto della storia. ha la priorità più elevata che, tuttavia, non è possibile derivare dalla merce. Ciò corrisponderebbe ad un procedimento esso stesso orientato dall'individualismo metodologico. Al contrario, bisogna porre la questione critica dell'ideologia di "come il valore è costituito dalle persone e può essere operante, anche se esse ne ignorano la sua esistenza" , come constata anche Postone alla fine del suo libro. Qui, di fatto, Kurz e Postone si incontrano, ma non può esserci dubbio che Kurz veda qui il lato oggettivo come decisivo, considerando perciò subordinata la dimensione dell'azione, che però per lui esiste assolutamente. E questa emerge in Kurz, con maggior forza rispetto a Postone, come critica dell'ideologia. In tale prospettiva, l'obiettivo di non perdere di vista il dominio anonimo è in realtà raggiunto assai più in Kurz che in Postone.
Forma merce e forma capitale
Il "conflitto nucleare" fra Kurz e Postone risiede qui nel differente rapporto fra forma merce e forma capitale. E' vero che entrambi partono dalla stessa contraddizione di base: è questa "il fulcro sia della teoria radicale della crisi che va al fondo delle cose, sia ugualmente delle critica e del superamento del feticcio del capitale che va anch'essa al fondo delle cose, ossia, alla distinzione e alla stretta opposizione fra materia e forma, fra prodotti concreti ed oggettualità astratta del valore" (Kurz, 2012). Ma Kurz torna qui, come vero punto di partenza, al capitale e non al feticcio della merce. Scrive: "Del vero contesto della mediazione complessa del 'processo globale' si parla soltanto nel terzo volume, sebbene si trovi già una relazione di tensione non risolta nel quadro dell'analisi della forma valore o della merce nel primo volume, ancora centrata sulla merce individuale ideal-tipica. Se è il capitale il vero presupposto della forma merce ne consegue anche che il capitale globale, o il 'processo globale' del capitale individuale, dev'essere il vero presupposto del capitale individuale e, con esso, anche della merce individuale. Da questa prospettiva, che fa sua una comprensione dialettica della totalità e non segue l'individualismo metodologico..., l'esposizione di Marx non può che riferirsi, alla fine, a tutto ciò che viene mediato in sé stesso dalla relazione feticistica del capitale. Le categorie reali del capitale che sono oggetto dell'esposizione teorica di Marx devono, perciò, essere intese fin dall'inizio e su tutti i piani dell'esposizione come mere categorie del tutto sociale, del capitale globale e del suo movimento globale, in quanto massa globale che non può essere compresa in forma empirica immediata perché, sia in termini qualitativi che quantitativi, è differente dal movimento empirico dei capitali individuali. Tuttavia, quest'ultimo è l'unico che si presenta agli attori nella pratica, mentre il vero movimento del capitale globale reale può essere registrato in forma empirica solo sulla base dei suoi effetti sociali (soprattutto in tempo di crisi)" (Kurz, 2012). Qui egli critica anche Marx: "Il problema dell'esposizione di Marx risulta essere dovuto al fatto del suo 'inizio' con la figura dell'analisi della forma valore che conduce, anche senza volere, alla trappola dell'individualismo metodologico - che si applica non solo alla logica trans-storica, presunta o integrata, della forma merce 'semplice', ma anche alla stessa analisi del capitale. Le determinazioni elementari della forma valore della merce in quanto momento del capitale, non possono neppure essere sviluppate sulla base della merce individuale... Le determinazioni analitiche della forma merce e del capitale possono essere derivate solamente dall'analisi concettuale della relazione globale." (Kurz, 2012)
Anche Postone parte dal principio per cui solo nel capitalismo si può parlare di categoria della merce, essa non è una categoria della storia reale che è sempre esistita. Tuttavia, al contrario di Kurz, Postone parte dalla merce come forma elementare di capitalismo - anche se non parte dalla merce concreta, ma dalla forma merce: "Partendo dalla categoria di merce come forma dualistica (valore d'uso e valore di scambio, lavoro concreto e lavoro astratto) unità non identica, Marx sviluppa la società capitalista come struttura complessiva della totalità, così come la logica intrinseca del suo sviluppo storico e gli elementi dell'esperienza sociale immediata, la quale nasconde la struttura fondamentale di questa società. Per la critica marxiana dell'economia politica, la merce è la categoria essenziale nel cuore del capitale; e viene usata per gettare luce sulla natura del capitale e sulla sua dinamica intrinseca." (Postone, 2003) Qui è perfettamente chiaro che Postone cadrebbe sotto il verdetto kurziano di individualismo metodologico. Anche Postone parte dal principio per cui i tre volumi del capitale deveno essere letti in quanto tali: "Il modo di esposizione di Marx nei primi capitoli de Il Capitale è stato spesso visto come storico, poiché comincia con la categoria della merce, in seguito considera il denaro e infine il capitale. Ma questa progressione non dev'essere interpretata come un'analisi di uno sviluppo storico immanentemente logico che conduce dall'apparizione iniziale delle merci fino ad un sistema capitalista completamente sviluppato... Dal momento che si presenta uno sviluppo storico logico destinato a portare al capitalismo - come nell'analisi della forma valore nel primo capitolo de Il Capitale - questa logica dev'essere intesa come retrospettivamente apparente, e non come immanentemente necessaria." (Postone. 2003) "Lo sviluppo dell'esposizione di Marx dal primo al terzo volume de Il Capitale dovrebbe, pertanto, essere intesa non come un movimento di approccio alla "realtà" del capitalismo, ma come approccio alle sue molteplici forme di apparenza superficiale." (Postone, 2003) D'altra parte, Kurz dice: "Il dualismo dei piani categoriale ed empirico è dovuto unicamente al 'problema di esposizione' analitico-teorico, che può esser visto nell'obbligo ad isolare mentalmente le categorie astratte per poter rendere possibile la conoscenza. In realtà, però, i due momenti, diversi nella riproduzione mentale, sono del tutto separati; la 'empiria" appartiene alle categorie, e le categorie appartengono alla empiria." (Kurz, 2012)
Per Postone, i concetti sviluppati di "merce, valore, capitale plusvalore rappresentano la struttura profonda della società capitalista" (Postone, 2003). Tuttavia, il fatto già citato che Postone, seguendo Marx, ponga al primo posto la merce, a partire dalla quale si sviluppano poi gli altri concetti, appare particolarmente chiaro quando scrive: "Marx tenta di ricostruire la totalità sociale della civiltà capitalista cominciando con un unico principio strutturante - la merce - e sviluppando a partire da essa le categorie del denaro e del capitale. Questo modo di presentare le cose, visto nei termini della sua nuova auto-comprensione, esprime la singolarità delle sociali che vengono investigate. Un tale metodo esprime, per esempio, che una caratteristica particolare del capitalismo è quella di esistere come una totalità omogenea che può rivelarsi a partire da un unico principio strutturante." (Postone, 2003)
A questo riguardo, per Kurz le prime 150 pagine de Il Capitale non sono in alcun modo chiuse, per esempio, si trova in esse il concetto di lavoro astratto che Marx torna ad utilizzare nel terzo volume (vedi sopra). Per Kurz, tuttavia, il piano del capitale globale e della relazione di feticcio, insieme, sono decisivi. In termini schematici, si può già dire: per Kurz, in primo luogo viene il capitale globale, situazione in cui la contraddizione in processo rappresenta in questo contesto il nucleo della forma del capitale; solo dopo, retrospettivamente e solo retrospettivamente, Marx "costruisce" la forma merce ed il "valore" nelle prime 150 pagine de Il Capitale, dove, secondo Kurz, come si è detto, il lavoro astratto viene menzionato ma non viene ancora realmente tenuto in conto. In un tale contesto di un "movimento in sé stesso" storico, Kurz parla poi anche della forma valore, tenendo conto dell'individuo e della dimensione micro. In tal modo obietta a Michael Heinrich: "Ma se la forma valore è una determinazione aprioristica, costitutivamente anteriore alla produzione ed al mercato, allora conferisce al prodotto individuale la 'oggettività del valore' in quanto carattere della merce, proprio perché già a priori è un componente di un tutto sociale comune." (Kurz, 2010). O, formulato al contrario: "Bisognerebbe far sì qui che le categorie conseguite da Marx all'inizio dell'esposizione non sparissero in seguito, ma che fossero mantenute nello sviluppo successivo e venissero evidenziate nel loro reale contesto di mediazione, in quanto categorie che non sono delle semplici merce, ma della relazione di capitale." (Kurz, 2007) Per Kurz, tuttavia, qui non si tratta di un miglioramento della teoria di Marx ma, al contrario, le categorie di Marx devono essere viste come categorie reali, anche se la teoria e l'empiria non possono semplicemente corrispondere.
Denaro - circolazione - forma capitale - plusvalore
Il diverso approccio a Il Capitale di Marx appare anche nel differente trattamento della relazione fra denaro. circolazione e capitale. Mentre Postone segue il percorso del pensiero di Marx ne Il Capitale, Kurz da parte sua pone qui la forma capitale come un prius. Scrive Postone: "Marx struttura la sua investigazione del denaro come uno sdoppiamento dialettico, derivando logicamente sia la forma sociale del denaro, che porta alla sua analisi del capitale, che le forme di apparenza che ricoprono tale forma sociale. Partendo dall'analisi della merce come dualità di valore e valore d'uso, Marx determina il denaro come un'espressione manifesta esteriorizzata della dimensione valore della merce... Egli argomenta che in una società dove la merce è la forma universale del prodotto, il denaro non rende le merci misurabili; invece, è un'espressione, una forma necessaria dell'apparenza della loro misurabilità, del fatto per cui il lavoro funziona come un'attività socialmente mediatrice. Tuttavia, questo non sembra essere il caso, come poi mostra Marx nel corso della sua elaborazione delle diverse funzioni del denaro (come misura del valore, mezzo di circolazione e denaro)."... "La natura del denaro nel capitalismo (rimane) velata - il denaro non può apparire come espressione esteriorizzata della forma di mediazione sociale che costituisce la società capitalista (il lavoro astratto oggettivato come valore)" (Postone, 2003) E continua: "Con l'espansione della circolazione, tutto diventa convertibile in denaro... Questo incarna una forma nuova ed oggettivata del potere sociale... A questo punto, Marx comincia il passaggio alla categoria di capitale." (Postone, 2003) per Postone la formula D-M-D' qui è centrale. "La formula D-M-D' non si riferisce ad un processo per cui la ricchezza in generale viene aumentata, ma ad un processo in cui il valore viene aumentato. Marx chiama questo la differenza quantitativa di plusvalore fra D e D'... Il valore diventa capitale, come risultato di un processo di valorizzazione del valore." (Postone, 2003) Qui, la fonte del plusvalore è la forza lavoro. "Marx con la sua esposizione non pretende di presentare uno sviluppo storico, ma uno sviluppo logico che procede dal nucleo essenziale del sistema." (Postone, 2003). Qui "si nota che, così come l'analisi di M-D-M, anche l'analisi di D-M-D, e necessariamente l'analisi di D-M-D', presuppone la merce in quanto forma generale dei prodotti." (Postone, 2003)
Ora, quali conseguenze derivano - per la relazione fra la forma merce, denaro e capitale - dal fatto che Kurz, al contrario di Postone, parte non dalla forma merce, ma dalla forma capitale? Denaro e circolazione sono il risultato della forma capitale. Secondo Kurz - come dimostra, ricorrendo a Le Goff contro la nuova ortodossia alla Haug - nelle epoche pre-capitalistiche "non esisteva ancora la circolazione, e nel capitalismo pienamente sviluppato non esiste più, in quanto il concetto è ormai obsoleto anche a causa del 'movimento in sé' del capitale già formato, e che continua a svilupparsi sulla base dei suoi propri fondamenti... Questa formula (M-D-M) non può essere applicata alle società pre-capitalistiche, dal momento che non conoscevano alcuna produzione universale; e non può applicarsi al capitalismo, visto che, in questo, la forma denaro non ha più una funzione di mediazione, ma costituisce il principio ed il fine del movimento del fine in sé, in quanto la merce stessa, viceversa, si trova solo nel "mezzo", cioè, costituisce un mero mezzo per un fine che le è esterno." (Kurz, 2012)
Perciò, soltanto nella storia della costituzione del capitale si è formata temporaneamente, all'epoca del mercantilismo, una sfera della circolazione. "In quanto l'universalizzazione e l'autonomizzazione del denaro, nell'oggettualizzazione del valore o nella sua espressione universale, è possibile solo attraverso la trasformazione di questo in capitale, ossia, un mezzo per il fine in sé, tautologicamente riaccoppiato a sé stesso... La formula M-D-M come mera astrazione mentale analitica... dev'essere sostituita dalla formula capitalista D-M-D'... Quello che ora circola è unicamente il capitale." (Kurz, 2012) E ancora: "Le metamorfosi del capitale consistono nell'assumere successivamente le forme palesi del capitale monetario, del capitale produttivo (capitale materiale e forza lavoro), del capitale-merce e, infine, nuovamente del capitale monetario. Il carattere quasi tautologico di tali metamorfosi, ossia, il fatto per cui il capitale monetario torna a convertirsi in capitale monetario (D-M-D) si spiega, secondo Marx, unicamente sulla base della sua alterazione quantitativa. Nel processo produttivo, il valore sotto la forma di una quantità di capitale monetario si converte in plusvalore sotto la forma di una quantità maggiore di capitale monetario (D-M-D'), cosa che, tuttavia, viene realizzata solo attraverso la vendita del capitale-merce, il che significa che dev'essere riconvertito nella sua forma originale (accresciuta). E' proprio questo fine-in-sé feticista del plusvalore e la ripetizione interminabile di tale processo di valorizzazione che fa del capitale il 'soggetto automatico' della società". (Kurz, 2012) Così, anche per Kurz, l'essenza del denaro rimane nascosta. "Ora il denaro non è già più denaro, o denaro 'semplice', bensì capitale." (Kurz, 2012)
Che al contrario, per Postone, la forma merce costituisca il cuore - anche se insiste sul fatto che i tre volumi del Capitale vadano letti come un tutto, essendo per lui valore e lavoro il punto centrale, e dovendo, i primi capitoli de Il Capitale, essere interpretati a partire da questo - viene espresso molto chiaramente, ancora una volta, nell'introduzione al suo libro "Tempo, lavoro e dominio sociale": "Sulla base di questa analisi della forma merce, ora si delinea un approccio di Marx alla categoria Capitale. Il capitale, per lui, è una mediazione sociale semovente, che rende la società moderna intrinsecamente dinamica e modella la forma del processo di produzione. Egli sviluppa questa categoria ne Il Capitale sdoppiandola dialetticamente dalla merce, argomentando che le sue determinazioni di base sono implicite in questa ultima forma sociale. Nell'indicare la relazione intrinseca fra forma merce e capitale, Marx cerca di chiarire la natura di base del capitale e di rendere plausibile il suo punto di partenza - la sua analisi del carattere duplice della merce in quanto struttura nucleare del capitalismo. Secondo Marx, quello che caratterizza il capitalismo - a causa della natura peculiare delle sue relazioni strutturali - è il suo nucleo fondamentale il quale incorpora le sue caratteristiche di base." (Postone, 2003) In questo contesto, Postone comincia la sua discussione del "Denaro".
Sia in Kurz che in Postone, il valore è "il presupposto logico del denaro", ma secondo Kurz, "questo, in quanto capitale, è il presupposto reale". Kurz, come vediamo, quando evidenzia il carattere del denaro nel capitalismo, non parte dalla forma merce, ma dalla forma capitale. Dal punto di vista di Kurz, Postone, in fondo anche nella definizione del denaro, starebbe pensando in ultima analisi alla forma merce come base. Così scrive Postone: "Il modo in cui Marx sdoppia la categoria del capitale illumina retrospettivamente la sua determinazione iniziale del valore visto come una relazione sociale oggettivata, costituita dal lavoro, che è trasportato dalle merci in quanto oggetti, ma che esiste "dietro" di esse. Questo chiarisce l'obiettivo della sua analisi del duplice carattere delle merce e la sua esteriorizzazione come denaro e merci." (Postone, 2003) Il denaro e la circolazione non svolgono in generale un qualche ruolo di rilievo in Postone, cosa che del resto ha poi conseguenze tali per cui il credito, il capitale fittizio e simili. Pertanto, categorie che sarebbero rilevanti ai fini di una riflessione sulla teoria della crisi nel contesto della "svalorizzazione del valore", della desustanzializzazione del capitale e del rendersi obsoleto del lavoro astratto, non meritano alcuna attenzione da parte di Postone. Al contrario, per Kurz, "... la crisi può essere spiegata ed analizzata soltanto come forma specifica dello sviluppo della 'economia' del feticcio del capitale che si manifesta reificata nella forma denaro e, quindi, come sviluppo e movimento deficitario del 'soggetto automatico'." (Kurz, 2012) Se Heinrich, per esempio, ipostatizza il piano del denaro, dello scambio e della circolazione, lasciando così sparire il contesto globale del feticcio del capitale, in Postone rimangono del tutto fuori questi piani che sono tuttavia rilevanti per la teoria della crisi, piani che sono proprio il risultato che appare alla superficie della contraddizione fra sostanza materiale e sostanza del valore, e che devono essere analizzati anche come tali in connessione con questa ragione più profonda.
Il passaggio dal "paradigma della circolazione al paradigma del 'lavoro'" fatto nel corso della storia della costituzione del capitale dagli economisti contemporanei dimostra, secondo Kurz, come il pensiero si modifichi nella storia della costituzione, nel contesto dello sviluppo storico concreto, finché il capitale elabora le sue proprie basi. Kurz ricorre qui, detto di passaggio, agli studi di Foucault in "Le parole e le cose", e non alle supposizioni del vecchio marxismo, per esempio di Engels, il quale è responsabile di una teoria pre-monetaria del valore.
Qui, Kurz e Postone condividono fondamentalmente il riferimento temporale alla contraddizione in processo e l'importanza del passaggio dal plusvalore assoluto al plusvalore relativo, in relazione alla dimensione del tempo concreto, del tempo processuale, come evidenziato da Postone (ma tornerò ancora a parlare brevemente della dimensione temporale e della mancanza di una teoria della crisi in Postone). Ma, una volta che Kurz deriva la forma merce dalla forma capitale, ne consegue una prospettiva diversa da quella di Postone, in riferimento all'importanza del plusvalore: "Il valore" nella forma merce non può più essere preso ora come punto di partenza per l'analisi del capitale; al contrario, il plusvalore torna ad essere evidenziato da Kurz, ma non nel senso del marxismo tradizionale, per il quale in fondo si trattava solamente di distribuzione, ma adesso nel contesto del "movimento in sé stesso" del capitale, avendo come sfondo una forma di capitale che ora viene messa al centro. Solo prendendo in considerazione un plus (D') si può chiarire la dinamica di crisi del "movimento in sé stesso" del capitale. Perciò, la questione non può essere quella di un plusvalore, come esige Postone tenendo conto del pensiero sul plusvalore del marxismo tradizionale, ma semmai, puramente e semplicemente il plusvalore (senza staccare le due parole) nel contesto del feticcio del capitale, nel contesto della connessione dell'insieme del capitale con il cuore della contraddizione in processo, al di là di un "individualismo metodologico" che assume la merce come primo piano dell'analisi. Tuttavia, credo che non solo Postone ma anche la critica fondamentale del valore abbiano cercato, se non evitato, almeno in qualche modo, di aggirare il plusvalore, in quanto responsabile della critica moralistica da parte del marxismo tradizionale. In questo contesto di un'ipotesi centrale di un feticcio del capitale nel senso di Kurz, si può andare più oltre, riprendendo in qualche modo il plusvalore come categoria "innocente", che non può più essere ancorato ad una forma merce riduzionista, nel senso di una forma valore semplice. Insomma: "La questione è che il valore, o la relazione di valore, come risultato del plusvalore, o della relazione di plusvalore (cioè, il capitale), in quanto espressione della valorizzazione del valore, costituisce il vero presupposto" (Kurz, 2007). Quindi, ci troveremmo davanti il problema della "sostanza materiale ed astratta" del capitale, del lavoro come dispendio di "cervello, muscoli e nervi".
Relazione fra lavoro astratto e lavoro concreto
Il diverso procedimento per quel che riguarda la struttura e l'azione, la micro e la macro-dimensione, la forma merce e la forma capitale, ed affini, appare anche per quanto riguarda la coppia di contrari lavoro astratto e lavoro concreto. Sia Postone che Kurz si volgono contro l'ontologia del lavoro del vecchio movimento operaio. Ma, se Kurz parte dalla costituzione del lavoro concreto mantenendo come sfondo il lavoro astratto, in Postone questa relazione viene determinata come segue: egli scrive, e per lui questo è decisivo per la forma sociale: "In quanto il lavoro individuale, come lavoro concreto, è particolare e parte da un insieme qualitativamente eterogeneo, come lavoro astratto esso è un momento individualizzato di una forma qualitativamente omogenea di mediazione sociale che costituisce una totalità sociale." (Postone, 2013) Questo sembra del tutto ovvio ai fini della dialettica. Tuttavia, per quanto riguarda il posizionamento che in questo modo assume il lavoro concreto in Postone, bisogna tener presente che il lavoro per lui, benché abbia un momento ontologico, dacché sarebbe utilizzato in tutte le società, in quanto processo di metabolismo con la natura. In questo contesto egli evidenzia il carattere dialettico del lavoro concreto ed astratto, situazione in cui quest'ultimo, al contrario del primo, ha il ruolo di mediatore sociale. Anche Kurz parte da una relazione dialettica fra lavoro concreto ed astratto, tuttavia mantenendo sullo sfondo il feticcio del capitale in quanto "tutto aprioristico" ed il corrispondente movimento di valorizzazione, mentre Postone determina questa connessione della valorizzazione nel contesto della forma valore che per lui costituisce il vero fondamento: "Sotto la condizione di questo tutto aprioristico, la produzione equivale già all'unità del lavoro 'concreto' ed 'astratto', essendo, in ultima analisi, l'unità fra il prodotto materiale e l'oggettualità del valore. Il che, in quest'ambito, è socialmente valido nel lavoro 'concreto', è soltanto il suo aspetto di lavoro 'astratto' in quanto dispendio di energia umana di lavoro o di vita (nervi, muscoli e cervello). In questo modo, il lavoro 'concreto' ed il lavoro 'astratto' non si ripartiscono in due sfere separate, ma sono innanzitutto due aspetti di una medesima logica trasversale a tutte le sfere, lasciando, tuttavia, il lato concreto 'valere' solo come forma di manifestazione del lato (realmente) astratto. Il prodotto è 'valido' solo socialmente, come oggetto di rappresentazione di questa sostanza astratta ed allo stesso tempo reale, come oggettualità del valore." (Kurz, 2012) Quindi, quanto meno Kurz ontologizza il lavoro concreto, tanto più egli insiste su una sostanza materiale ed astratta del lavoro sociale che Postone - e qui è contraddittorio - vede di fatto come "formatrice del valore", in seguito definendo tuttavia questo valore solo come relazione sociale, e solo in questa misura partendo da una dialettica del lavoro 'concreto' ed 'astratto'. Tuttavia, Kurz, al contrario di Postone, include qui nella sua analisi le attività femminili permanenti di cura, e cerca in qualche modo di porle in contatto con le categorie marxiane. Quest'omissione in Postone sorprende, tanto più quando per lui il lavoro concreto sarebbe esistito in tutte le società. Di conseguenza dovrebbe allora - ammesso che si condivida l'opinione di Postone - spiegare realmente la relazione di lavoro domestico come lavoro concreto nel capitalismo e metterla in relazione con il lavoro formatore del valore - giacché il lavoro femminile di cura viene normalmente considerato come "lavoro" "concreto" sensibile immediato, per eccellenza.
Tempo astratto, tempo storico concreto, tempo biografico, tempo del mondo giorno per giorno e tempo concreto del collasso del capitalismo
Anche relativamente alla dimensione temporale, si apre un abisso fra Kurz e Postone (nonostante tutti i punti in comune) per quel che riguarda il tempo concreto ed astratto, il tempo biografico, il tempo del mondo giorno per giorno e il tempo concreto del capitalismo al collasso. Il tempo svolge un ruolo importante per entrambi, ma per Kurz lo svolge in rapporto alla "sostanza astratta e reale". La determinazione quantitativa di questa "sostanza astratta e reale", del dispendio di energia umana dissociato dal suo contenuto, ovvero, in termini generali di 'nervi, muscoli e cervello', è il tempo - ossia, il "tempo di lavoro" in sé, sebbene la sua validità non possa essere rappresentata in forma immediata, ma soltanto nella forma oggettivata del denaro attraverso il movimento di mediazione della concorrenza e della 'realizzazione' sul mercato... “Il fatto per cui la quantità di sostanza può essere compresa solamente nella sua unità temporale ha fatto sì che questo 'tempo speso' venisse confuso con la sostanza in quanto tale, o che il concetto di questa venisse ridotto a quella. Tuttavia, questo sembra avere così poco senso come se considerassimo il peso in chilogrammi di per sé, indipendentemente dalla determinata materia che rappresenta un tale peso, o volessimo equipararlo all'oggettualità pesata. La differenza consiste, tuttavia, nel fatto che il peso è una proprietà che riguarda materiali naturali del tutto distinti, nel mentre che il 'tempo di lavoro' si applica solo al dispendio di energia umana dissociato dal suo contenuto materiale concreto. In un caso, si tratta di un oggetto reale e materiale, nell'altro, di un oggetto astratto e reale che dispone di un contesto materiale (energetico). Eppure, in entrambi i casi, l'oggettualità da misurare non è identica all'unità per mezzo della quale viene misurata. Così come il peso può essere sempre solo il peso di 'qualcosa', anche il tempo può essere sempre solo il tempo di 'qualcosa', non potendo il tempo stesso essere rappresentato come oggettualità." (Kurz, 2012)
Postone distingue diverse forme di tempo. Nelle società pre-capitalistiche l'idea del tempo era guidata dai cicli della natura, un tempo che dipendeva dagli avvenimenti e si orientava per mezzo dei compiti da svolgere, ecc.. In opposizione a questo, nel capitalismo abbiamo il tempo newtoniano astratto ed il tempo storico concreto, in qualche modo il tempo del processo. Pur nel contesto di una veemente obiezione riguardo alla relazione fra tempo ed energia lavorativa, Kurz, tuttavia, loda i meriti di Postone per quanto attiene alla dimensione del tempo e ne fa uso nelle sue riflessioni svolte nel saggio "La sostanza del capitale", anche se lì, dal punto di vista attuale, egli stesso operi ancora sotto vari aspetti sul piano del capital individuale. Nella "tensione fra l'indifferenza per quanto riguarda i contenuti e l'astrazione del 'lavoro' e del valore, da un lato, e lo 'sviluppo' dei contenuti materiali promosso dallo stesso processo di valorizzazione, dall'altro, si fonda la dialettica delle due forme di tempo. Lo spazio-tempo astratto dell'economia imprenditoriale non conosce alcun 'sviluppo'. Qui, un'ora è sempre un'ora di tempo indipendente, senza contenuto, senza qualità, omogeneo. Tale tempo corrisponde alla dimensione del valore di riproduzione, al tempo astratto e, con esso, all'oggettualità del valore della materia, quindi al valore d'uso del feticcio sociale della produzione e della realizzazione del plusvalore. Ma il contenuto materialmente indifferente in esso trasportato si trasforma, è sempre nuovamente determinato, e in realtà non è una semplice mutazione aleatoria, ma una crescente scientifizzazione e produttività, in un processo storico concreto. In questo riferimento al contenuto, indifferente al fine in sé della valorizzazione del valore, ma che si valida nella pratica, un'ora non è sempre la medesima ora, ma piuttosto viene gradualmente riempita di nuovo, si trasforma nel tempo di qualcosa di differente, in tempo di 'sviluppo'." (Kurz, 2004) Per Postone, però, questo processo può proseguire indefinitivamente. Nonostante la sua analisi del tempo, in Postone, così come in altri interpreti di Marx, risulta - secondo Kurz - che "la storia interna sembra essere soltanto una sequenza di avvenimenti fortuiti o, nella migliore delle ipotesi, un'eterna oscillazione di congiunture e rotture strutturali basate su qualcosa che è sempre uguale a sé stesso, ma che non ha alla base nessuna logica ascendente, in qualche modo teleologica, di sviluppo e contraddizione... La 'teleologia' va qui intesa unicamente ed esclusivamente nel senso della storia interna del capitalismo - più concretamente, come imposizione di uno sviluppo permanente (sempre seguendo il vettore temporale) con ripercussioni ugualmente progressive nei confronti del fine in sé del processo di valorizzazione... Quello che è in questione, pertanto, è il fatto che lo sviluppo empirico, insieme alle crisi empiriche che di esso fanno parte, costituisce, allo stesso tempo, uno sviluppo ed un movimento delle categorie reali attraverso il tempo." (Kurz, 2012) E aggiunge ancora: "Più concretamente, ci troviamo, da una parte, davanti ad una logica che è trasversale al processo storico globale del capitale, un'autocontraddizione interna fra lo sviluppo delle forze produttive ed il fine in sé della 'ricchezza astratta', che fin dall'inizio ha costituito la base, ma solo nel corso della storia si è messa in evidenza, e che si rivela ad un grado sempre maggiore di purezza e procede verso un punto culminante. Quest'autocontraddizione interna che determina la dinamica costituisce, in un certo qual modo, il meccanismo segreto della crisi in sé che, tuttavia, solo alla fine di un lungo periodo di incubazione si manifesta in quanto tale direttamente alla superficie dei fenomeni." (Kurz, 2012) Qui è decisivo, ancora una volta, il "movimento in sé stesso", come dire il feticcio del capitale. Anche in Kurz non si considera che nel terzo volume de Il Capitale si presenti soltanto la superficie della forma merce sviluppata, così come in Postone, al contrario, l'essenza della "contraddizione in processo" si rivela, in questo terzo volume, nella sua propria realtà. Questo vuol dire anche che il tempo storico concreto, il tempo del processo, è decisivo per il culminare della crisi nel mezzo del forma capitale, mentre in Postone, al contrario, il capitalismo ristagna e si ricostruisce in maniera ripetitiva attraverso le crisi, in un processo perpetuo. Per Postone, non c'è limite interno se lasciamo da parte la problematica ecologica.
Relativamente alle diverse forme di tempo, Kurz introduce ancora una forma di tempo nella micro-dimensione, della quale Postone non riesce nemmeno ad avvertire, dal momento che per lui non esiste una prospettiva di decadenza e di collasso: il tempo biografico, del mondo della vita e del quotidiano, che può causare cecità. Infatti, come si è visto, Postone si sforza abbastanza per includere il quotidiano, le emozioni, ecc. nei suoi quadri marxiani, ma solamente nel contesto di una totalità in processo che non conosce alcuna crisi fondamentale. Al contrario, Kurz scrive: "La comprensione volgare suggerisce che il 'collasso' deve avvenire in maniera istantanea, simile a come un individuo cade immediatamente moro a causa di un grave infarto al miocardio. Se, in questo senso, il capitalismo non si è polverizzato dopo la bolla di Internet dell'inizio della primo decennio del XXI secolo, né, alla fine di quello stesso decennio, dopo il grande crack finanziario del 2008/2009, questo viene rapidamente assunto come 'invalidazione empirica' della teoria radicale della crisi, dal momento che la supposta 'profezia', alla fine, ancora una volta non avrebbe ricevuto conferma. Cioè, in forma donchisciottesca, la metafora viene intesa alla lettera, nella misura in cui l'orizzonte temporale della spiegazione teorica viene ridotto ad una sorta di attualità quotidiana. La differenza fra il tempo attuale, o il tempo del mondo della vita, ed il tempo storico, viene cancellata." Eppure: "Un sistema sociale globale che si è formato e sviluppato nel corso di diverse centinaia di anni subirà certamente un collasso diverso da quello di un individuo; è diverso il lasso di tempo che ci vuole prima che il soggetto globale della valorizzazione schianti, per così dire, a terra. Così come il capitalismo ha percorso, nei primordi della modernità, un'epoca di costituzione ricca di rotture e di convulsioni, ora percorre un'epoca di dissoluzione interna che, tuttavia, a causa della sua dinamica progressiva sul piano endo-storico, ha un orizzonte temporale molto più ridotto... All'ascesa lenta e dolorosa corrisponde, perciò, un crollo relativamente rapido. Ma questa rapidità non si presenta necessariamente come tale alla percezione propria del mondo della vita... Dalla prospettiva della realtà della vita contemporanea, invece, può sembrare che si tratti di un processo temporalmente indefinito, o perfino limitato, che potrebbe anche essere interpretato in maniera completamente differente... In questo senso, il tempo storico del capitalismo si è esaurito. La sinistra rivendica, a causa della sua equivoca venerazione per la supposta capacità di ringiovanimento della valorizzazione, la prospettiva del tempo storico; per poter rifiutare la teoria di un limite interno, però, si ritrae nella sensibilità temporale del senso comune e si rende incompetente." Ecco che "anche lo svolgimento della discussione viene determinato da 'viscerali sentimenti' pre-teorici." (Kurz, 2012) In sintesi: visto così, il concetto di collasso dev'essere fondamentalmente ridefinito e slegato dal mero riferirsi al mondo del quotidiano e della vita.
Completamente trascurata da Postone - e qui al contrario di Kurz - è la "logica del risparmiare tempo" (Frigga Haug) delle attività rivolte alle cure dissociate, in un certo qual modo il tempo della dissociazione (sebbene Kurz non usi un tale termine), che nel suo integrarsi al tempo astratto rappresenta un momento centrale della crisi attuale, nella decadenza del patriarcato capitalista (parola chiave: crisi della cura), situazione in cui bisogna anche evidenziare il ruolo che svolge il tempo della dissociazione, in combinazione col tempo del processo del capitalismo, relativamente ai limiti della riproduzione della società oggi in collasso. Qui bisogna in primo luogo sapere se il "tempo della dissociazione" in generale possa ancora essere designato e concepito come "tempo" secondo le recenti idee marxiste riguardo al tempo alla Postone.
Soggetto rivoluzionario e socializzazione della classe media
Con l'includere la soggettività, la direzione/azione ed il quotidiano, Postone ritiene necessaria, non da ultimo, "una teoria critica del capitalismo e della possibilità del suo superamento" che (deve) anche essere "una teoria della costituzione sociale di tali necessità e forme di coscienza - una teoria capace ci confrontarsi con le trasformazioni storiche qualitative della soggettività e di intendere in tali termini i movimenti sociali del presente. Questo potrebbe gettare nuova luce sul concetto di Marx di auto-abolizione del proletariato, e servire all'analisi dei nuovi movimenti sociali degli ultimi decenni." (Postone, 2003) Discretamente, qui occorre un dislocamento del proletariato (qualunque cosa con esso si intenda) come soggetto rivoluzionario verso le classi medie, o nuove classi medie, ed una valutazione delle necessità e forme di coscienza di queste classi. Poiché questi "nuovi movimenti sociali" consistono, in breve, di un pubblico di classe media. Così, per esempio, Bündnis 90/Die Grünen, in quanto punta di lancia politico-partitica di questi movimenti, costituiscono il partito di quelli che guadagnano di più. Il 'foco' di Postone si colloca fondamentalmente nello scandalo dell'alienazione e del feticismo della merce. E' anche per questa ragione che la questione ecologica assume per lui un'importanza centrale, una questione che svolge oggi un ruolo centrale in generale in questo contesto (la paura di un collasso ecologico reale svolge qui un ruolo più secondario, a mio avviso). Così, l'interpretazione di Marx fatta da Postone dovrebbe conoscere bene queste classi medie ben piazzate. A tal riguardo, in esse la "azione politica" è centrale, nel senso di una noiosa intesa politica abbastanza banale; la sfera politica non viene considerata come indotta dal valore, e che bisognerebbe di conseguenza abolire, ma come piattaforma per un cambiamento trasformatore. Emerge qui un dogma di "azione" che per Kurz, nella sua critica dello "individualismo metodologico", è particolarmente insopportabile: l'idea comune alla sinistra per cui la modifica trasformatrice del capitalismo. fino alla sua abolizione, dipenderebbe dall'intenzione e dall'azione (politica). Di fatto così si intende generalmente l'individualismo metodologico in maniera completamente e puramente politicista, cosa che probabilmente sta alla base di altre idee di azione a partire dalle "sensazioni", che negli ultimi decenni ha fatto strame della sinistra postmoderna, e non solo.
Se Lukacs parlava ancora della "coscienza di appartenere ad una classe", in relazione alla "classe operaia", Postone disloca adesso implicitamente queste idee verso la classe media, anche se comunque tale classe parta dal capitale come soggetto-oggetto della storia. Essì, sembra che sia questo che lo sviluppo sociale quasi suggerisca attualmente sulla base di questa teoria: sarebbe ora il tempo "dei nuovi movimenti sociali", ossia, delle nuove classi medie, conformemente alle loro necessità (quotidiane), concrete e coscienti - questo il sotto-testo di Postone in "Tempo, Lavoro e Dominio sociale". E' noto che la critica della "accelerazione" di Hartmund Rosa, che in un certo qual modo argomenta in maniera simile a quella di Postone, riceva oggi molti applausi. Anche per Rosa si tratta semplicemente di approfittare della questione delle disparità sociali.
Queste classi medie si sono costituite con l'espandersi dello Stato sociale dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel contesto del "meccanismo endo-storico di compensazione" della "espansione del capitale" con il predominio del "plusvalore relativo", contesto questo che ora arriva alla sua "logica fine", per usare le parole di Kurz. In vista di questa minaccia di caduta e della loro crescente precarizzazione, ora queste classi medie diventano ancora più arrabbiate; difesa dei diritti acquisiti e discriminazione mettono così il vecchio casato di quelli del '68 in rotta di collisione con i supposti "altri", cosa che, però, sa anche Postone; anche lui non è più tanto ottimista com'era prima. Kurz, al contrario, è da molto tempo consapevole della caduta delle (nuove) classi medie e del loro potenziale reazionario, così come risulta da molti suoi testi. Al di là di questo, sembra anche che la critica della forma merce, in quanto evidente principio di socializzazione, è oggi essa stessa degradata per mezzo di un'abbreviazione apparentemente facile da capire. La forma merce viene oggi assunta in maniera positivista come fatto, come fattualità positiva, senza vederne il complesso processo di contraddizione in processo nella dimensione sociale, come "movimento in sé stesso". Questo non può essere così tanto facilmente ridotto alla formula "Il mondo non è una merce", che il superficiale movimento Occupy ha realmente al proprio centro, sebbene tale movimento, d'altra parte, non vuole sapere delle sue proprie tendenze (strutturalmente) antisemite.
Postone si muove nell'ambito delle possibilità di azione e delle questioni legate alle (nuove) classi medie, viste come nuovo soggetto rivoluzionario/trasformatore di soppiantazione sistemica che effettua la sua trasformazione riformatrice ancora all'interno del sistema capitalista, un'impertinenza che ricorre all'illusione borghese della volontà e della politica; anche in recenti lavori non abbandona questo punto di vista, anche se tuttavia prende le distanze dai "nuovi movimenti sociali" che prima apprezzava.
Dissociazione-valore, totalità frammentata e disparità sociali: qualche osservazione necessariamente incompleta sul contesto della dissociazione-valore in quanto contesto sociale di base
Il dislocamento di Kurz dalla forma merce alla forma capitale rappresenta, per così dire, un cambiamento di paradigma anche all'interno della critica fondamentale del valore. Sia Kurz, in "Denaro senza valore" (e qui mi riferisco soprattutto a questo libro), che Postone, sono interessati ad un'interpretazione alternativa dell'opera di Marx, ossia, un'interpretazione all'interno del sistema di categorie marxiane, che vorrebbero trasporre alla situazione attuale. Già solo questo metterebbe in discussione la precedente critica fondamentale del valore. Poiché non è possibile comprendere la totalità sociale soltanto per mezzo di Marx. Quello che manca è il piano superiore della dissociazione-valore, come contesto basilare. Anche per questo, quel che è decisivo è la forma capitale, e non la forma merce, cosa che tuttavia non è ancora stata evidenziata a sufficienza nei miei scritti degli ultimi anni (così come anche in Kurz, fino a "Denaro senza valore"). Questa prospettiva deriva non soltanto da una critica immanente a Postone ed alla vecchia critica fondamentale del valore - che a mio avviso Kurz, in "Denaro senza vaolore", sviluppa implicitamente senza caratterizzarla - ma anche alla stessa realtà modificata della crisi, modifica occorsa dopo la pubblicazione del libro di Postone e dopo la nascita della critica fondamentale del valore (cioè, attraverso la dinamica di crisi prevista dalla critica stessa). Qui, il valore, o la forma del valore, dev'essere messo in discussione come vero punto di partenza, nel corso di una discussione che avvenga intorno ai suoi fondamenti stessi. Questo si verifica, fra l'altro, nel fatto per cui la critica del feticismo contro il feticismo della merce, ricorrendo alle prime 150 pagine de Il Capitale, attualmente è diventata inflazionata, se non addirittura una moda, dal momento che la stessa apparenza della forma merce viene percepita come essenza, perdendosi così di vista il tutto del capitalismo in quanto "movimento in sé". Qui la logica del capitale, che Kurz, in "Denaro senza valore", considera in un certo qual modo essere la logica fondamentale, deve continuare ad essere sviluppata nel contesto della dissociazione-valore (plusvalore), a titolo di meta.logica. Bisogna assolutamente partire da una dialettica del lavoro (astrattamente materiale!) e del tempo, ma includendo il dispendio di tempo del "tempo della dissociazione" e delle corrispondenti attività che non creano plusvalore, e che eppure determinano il tempo del processo. In tal senso bisogna tener conto di un "movimento in sé" della socializzazione patriarcale capitalista che Il Capitale di Marx non conosce in quanto tale. La cosiddetta "crisi della cura" può essere qui menzionata come la più evidente espressione dell'attuale contesto della dissociazione-valore. Con il proseguire della dinamica della contraddizione in processo e della svalorizzazione del valore, ci troviamo oggi davanti ad una crisi non solo economica ed ecologica, ma anche delle attività di cura, e della forma di dissociazione-valore come processo storico. Come già detto, questa dimensione non è presente in Postone, mentre, al contrario, in Kurz viene tenuta in conto, ma unendola alla dimensione della forma valore/forma capitale (più o meno "alla pari"), nella sua contraddittorietà, invece di comprenderla in tutta la sua portata, su un meta-piano. Su questo meta-piano, la critica della dissociazione-valore modifica la teoria androcentrica del feticcio del valore/del capitale e la disloca, con una diversa qualità, nel contesto della dissociazione-valore, in sé frammentato e contraddittorio, che tuttavia è diversamente, e molto più, frammentato della forma del capitale, avendo come nucleo la contraddizione in processo.
Ciò detto, la dissociazione-valore, in quanto vera meta-logica, non può tornare a porsi come assoluto, come avviene con la forma valore/forma capitale (in Kurz ed in Postone). Proprio perché in quanto meta-logica , come contropartita, essa è a sua volta obbligata ad attenersi al particolare, al non-identico, a quello che non accondiscende alla "grande" forma. Poiché proprio il non-identico, il contingente, del mondo della vita, quello che non accondiscende al concetto di classificazione, è quello che non viene assorbito in tale concetto/forma. Ciò è dovuto alla dissociazione del femminile, che è responsabile non solo del modo borghese di intendere la scienza, ma anche di una critica del valore che si oppone a questo modo di intenderla, compresi Postone e la Nuova Lettura di Marx.
Qui non esistono alternative apparentemente ignorate, né dev'essere assunto come criterio l'affermazione astratta del contingente differente del mondo della vita, al contrario queste alternative devono essere messe in relazione alla vera critica della dissociazione-valore in quanto contesto di base, che può riuscire ad affermarsi solo in quanto capace di smentirsi come tale. Bisogna far valere, da un lato, la relazione dialettica fondamentale della relazione di dissociazione-valore, ma, dall'altro lato, anche la complessità della totalità concreta, come differenziazione non gerarchica dei piani di astrazione e di concrezione, come esige l'elaborazione teorica. In questo senso. dev'essere tenuta in molta considerazione la costituzione delle oggettività e delle soggettività sociale, nella loro mediatezza. Questo significa anche co-includere, fra le altre cose, il piano culturale-simbolico - che in un certo qual modo non è sempre incluso in Marx, come ha considerato Postone - così come il piano psicoanalitico. Questi piani devo essere sempre intesi come mediati, ma in una loro propria logica, avendo come sfondo il contesto della dissociazione-valore. Si tratta di "sintetizzare senza sistematizzare unidimensionalmente" (Regina Becker-Schmidt), senza equiparare le premesse dei diversi approcci teorici.
Qui, il non-identico non è quello che sta fuori, come in Adorno e Postone, ma esso corrisponde più propriamente al livello delle forze produttive nel fordismo, in una configurazione storica determinata, che diventa l'ideologia centrale nella postmodernità tardiva. Ovviamente, i limiti della teoria appaiono quando si tratta di soppiantare le relazioni patriarcali-capitaliste.
Una teoria della dissociazione-valore così determinata, che è obbligata all'auto-smentita per poter affermarsi, nella stessa misure deve anche pensare contro sé stessa quando analizza non soltanto il sessismo, ma anche il razzismo, l'antisemitismo, l'anti-zingarismo, l'omofobia ed affini, in quanto dimensioni proprie della discriminazione sociale "con uguali diritti". Quel che è decisivo è la cosa, il contenuto, l'oggetto concreto nei confronti di cui viene presa la decisione concreta, pur avendo sempre come sfondo la critica della dissociazione-valore nella sua assolutezza, in un senso frammentato. Postone formula tali disparità sotto l'epigrafe "Universalità e Particolarità", dove assume in ultima analisi il duplice carattere della merce - valore e valore d'uso – con lo sfondo di questa relazione di tensione (è in questo contesto che egli analizza anche l'antisemitismo, nel suo eccezionale saggio "Antisemitismo e nazionalsocialismo").
Così, davanti all'affermazione assoluta della dissociazione-valore insieme alla sua simultanea revisione, qui dev'essere anche (ri)formulata e denunciata proprio la dimensione materiale della società (mondiale) postmoderna, che la prospettiva di classe media, piagnucolando, al massimo affronta dal punto di vista di un interesse particolare, auto-ignorante e sfoggiato come interesse generale. Con la critica della dissociazione-valore bisogna andare oltre questo. In questo modo frammentario e contraddittorio - come va detto in sintesi - la critica della dissociazione-valore/plusvalore deve porsi come assoluta per poter arrivare all'analisi teorica del sistema globale patriarcale-capitalista resosi indipendente che sempre più cade realmente a pezzi.
Una critica della dissociazione-valore così intesa è assai lontana dalla critica fondamentale del valore dei suoi primordi e di Postone.
Tuttavia, l'interpretazione di Marx fatta da Postone rimane una fonte essenziale della critica della dissociazione-valore, un classico, per non parlare dei lavori di Kurz, che a maggior ragione rappresentano una tappa verso questa critica e, soprattutto, l'hanno resa teoricamente possibile. Ma tutto questo deve continuare ad essere radicalmente trasformato e portato più avanti in questa direzione, oltre una dicotomia/dialettica della struttura e dell'azione patriarcale convenzionale.
- Roswitha Scholz - Pubblicato su EXIT! Krise und Kritik der Warengesellschaft, nº 12 (11/2014) -
fonte: EXIT!