Pensavo fosse amore, invece era un calesse. Non esistono guerre giuste, neanche questa.

Creato il 20 marzo 2011 da Malpaese @IlMalpaese

Premesso che non esistono guerre giuste, non esistono consessi internazionali che vigilino sullo stato delle democrazie con l’intento di diffonderle e proteggerle.

Esistono solo interessi economici e finanziari degli stati e delle grandi multinazionali, interessi confliggenti tra loro e che devono essere coordinati e sistemati. Talvolta per far questo servono crack finanziari, altre volte accordi commerciali col benestare del FMI , veri genocidi intrinsecamente diabolico ( alcuni accordi commerciali internazionali hanno fatto milioni di vittime in alcune parti del mondo)

Dobbiamo sempre rammentarlo altrimenti il virus mediatico del finto romanticismo ipocrita del pensiero liberale ci prende alla gola e ci soffoca anche il cervello.

Non è che Bush con la guerra umanitaria unilaterale abbia esaurito i mezzi ipocriti con cui l’occidente fa affari da secoli ammantandosi di umanitarismo più o meno compassionevole.

Nè puo’ pensarsi che la presenza del primo afroamericano al potere negli USA abbia di per sè modificato l’assetto degli interessi e le procedure previste per garantirsi la migliore sistemazione degli stessi.

Certo ora si è più attenti a preparare certe tavole apparecchiate con il consenso preventivo di tutti e ciò puo’ essere un bene, ma lo Yemen o l’Arabia Saudita attuali ed il Ruanda di qualche anno fà  rimangono cibo che nessuno si vuol mangiare, domande  senza risposta, dittature senza censura.

Premesso ciò occorre ammettere che questa libica sembrava il continuo della guerra di liberazione intrapresa dalle masse del Maghreb.

Ma non è cosi’, solo ragionandoci un po’.

La fame e la libertà.

Sarà la maggiore potenza della cricca intorno a Gheddafi , sarà il livello economico  estremamente superiore del cittadino libico medio rispetto ai suoi fratelli del ,Maghreb, sarà la divisione estremamente tribale della società, ma c’è qualcosa di diverso in questa crisi, sia totto il profilo della fame che della libertà.

Difatti anch’io, dopo una iniziale simpatia più che altro mediatica e contestuale ( è facile pensare che fenomeni politici continui  geograficamente e temporalmente lo siano anche nella sostanza), comincio a farmi delle domande.

E se fosse questa libica una rivolta eterodiretta da qualcuno, per scalzare infine l’arcinemico Gheddafi approfittando dell’epidemia rivoluzionaria che colpisce il nordafrica?

E se invece fosse vero che trattasi di una rivolta spontanea, ma che si configurasse  comunque come un’occasione da non perdere per riprendersi il Paese e soprattutto i suoi ricchi giacimenti, e il solito qualcuno stia frettolosamente pianificando il dopo-Gheddafi?

Leggete in alto  il grafico coi flussi e capirete subito chi ha interesse ad approfittare della crisi per modificare quel quadro e chi invece preferiva maggiore prudenza.

In passato quasi tutti di recente han fatto affari con Gheddafi. Da noi in particolare. Di qui la sicumera con cui tutte le istituzioni e le grandi aziende del Paese – dall’Eni alla Fiat passando per Unicredit – si sono concesse negli scorsi anni e specialmente mesi al leader libico, dandosi di gomito e autocomplimentandosi per la furbizia e la spregiudicatezza nel fare affari con Gheddafi, contando sul fatto che tanto lui e i suoi figli sarebbero rimasti al potere per sempre, e accettando di umiliarsi nelle sue buffonate pur di guadagnarci.

Le recenti pantomime vergognose di Berlusconi sono ancora fresche e sotto gli occhi di tutti.

Ebbene quel mondo di italiani furbetti è stato punito e noi con loro ( per gli effetti successivi) : se la rivoluzione libica si compierà, probabilmente le nostre aziende saranno cacciate dalla Libia a calci nel sedere, se non peggio; se non si compierà, probabilmente scatterà un embargo internazionale verso la Libia che distruggerà i loro affari.

E in più, a noi italiani resta in mano un’ultima domanda: ma se abbiamo fatto affari con Gheddafi considerando i libici un mucchio di fessi inermi che non l’avrebbero mai cacciato, come possiamo lamentarci di quando all’estero ci considerano tutti un mucchio di fessi inermi che continuano a tenersi Berlusconi?

Non è una rivoluzione di popolo .  A differenza dell’Egitto, la Libia non ha masse di disperati urbani, in parte perché il regime ha adottato un sistema paternalistico/assistenziale che evita gravi forme di miseria, ed in parte perché mancano proprio le masse, dato che si sta parlando di un Paese spopolato, pieno di immigrati da altri paesi.

Tutto ciò perchè la Libia non è un Paese povero e privo di risorse, ed anzi contribuisce a tenerci al caldo, a fornirci energia elettrica e a far camminare le nostre automobili. Se dovesse restare in una condizione di tumulto permanente potremmo averne pesanti conseguenze. Se invece Gheddafi dovesse cadere, chiunque lo sostituirà come prima cosa metterà le mani sui giacimenti e rivedrà tutti gli accordi in essere.

Posto che si tratterà di un esponente anti-Gheddafi, sia se espressione della volontà popolare rivoluzionaria che in alternativa come espressione dell’occidente( più probabile), il risultato è che saranno cavoli amarissimi: il nostro governo è pappa e ciccia con Gheddafi da sempre, non saremo certo i primi della lista a godere delle nuove concessioni. C’è una fila lunga chilometri che attende da anni, e che noi abbiamo spernacchiato per troppo tempo.

Per molti non resterà che confidare nella diplomazia ENI che dovrà fare i salti mortali.

In realtà, per tutto ciò che riguarda l’energia, è l’ENI, e soltanto l’ENI, il detentore esclusivo e storico di ogni iniziativa della politica estera italiana. Anche i colossi UniCredit, Impregilo e Finmeccanica, per i loro affari in Libia, si sono agganciati alla cordata dell’ENI.

L’effettiva capacità di Berlusconi di sostenere il suo presunto asse preferenziale con Gheddafi si è potuta verificare a Bruxelles, quando il non-ministro degli Esteri Frattini si è accodato supinamente ad una posizione di condanna verso il regime libico, ispirata per di più da un Paese in palese situazione di conflitto di interessi come la Gran Bretagna, che nella vicenda ha sposato ovviamente le tesi della sua multinazionale del petrolio, cioè la ex British Petroleum, oggi Beyond PetroleumLe recenti dimostrazioni di appettito francese ed inglese

Poi sono venuti ieri i raid dei francesi che non vedono l’ora di acquistare nuove aree di interesse militare e petrolifero dopo i problemi avuti nelle loro storiche zone di influenza prorpio recentemente con le rivolte liberali, certamente piu’ autentiche , degli ultimi mesi.

Insomma, noi abbiamo perso comunque, la faccia ieri ed oggi, gli affari domani. Che almeno non si aggiunga a tutto ciò qualche incidente di mira con annesso crimine di guerra sui civili.

Rosellina970

originale qui



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