Se debbo essere sincero sono un po’ stanco di questa tifoseria, che si scatena ogni secondo momento in quest’epoca di “picciol umini”. Sia chiaro che non mi scalda il cuore né la Russia né gli Stati Uniti (non parliamo degli altri paesi, in particolare europei). Per me Obama e Putin – non come uomini perché dovrei allora conoscerli di persona, averli frequentati per un po’ di tempo, ecc. mentre così li posso giudicare solo in quanto portatori di determinate funzioni – sono “figli di p….” della stessa portata. Per di più sono uomini politici che nulla hanno a che vedere con personaggi quali Stalin e Mao, Churchill e De Gaulle e via cantando. Quanto alle versioni che degli eventi danno i vari contendenti, non credo per principio a nessuno; qualche volta ha ragione uno qualche volta l’altro. E il più delle volte si resterà, appunto, a fare la tifoseria stupida e insensata, credendo all’uno o all’altro per partito preso e a seconda di determinati orientamenti politici o, peggio, ideologici; senza prove certe di chi abbia ragione.
A me interessa soltanto che cresca il multipolarismo; non perché creda che ciò assicuri la pace, ma perché solo un forte conflitto tra élites dominanti (nei vari paesi/potenza) potrà dare origine a fratture tali attraverso le quali potrebbe anche passare – non certo in modo indolore, pacifico, come pensano gli illusi – una trasformazione reale del mondo; sia dal punto di vista degli equilibri tra Stati (cioè tra paesi vari) sia da quello di radicali rivolgimenti sociali. Anch’io sono tifoso: di effettivi squilibri degli assetti mondiali e di quelli interni ad una serie di paesi. Non m’illudo che ci siano i buoni e i cattivi, i giusti e gli ingiusti, gli oppressori e gli oppressi e tutta la solita fantasmagoria di pensamenti che spingono alcuni a battersi per le trasformazioni. Non credo che queste portino al meglio; ma nemmeno credo che il meglio sia restare nella tradizione, nella conservazione dell’esistente. Sono semplicemente convinto che la realtà sia in continuo sobbollimento oggettivo, largamente autonomo dalla nostra volontà e capacità d’azione. Le tensioni si accumulano, prima sordamente e poi infine diventando assai acute ed esigendo di trovare sfogo in qualche modo. Oggi come oggi, penso che si vada verso il multipolarismo e poi il vero policentrismo. E’ inutile continuare ad inveire contro il disordine crescente che ne è la logica conseguenza; e bisogna infine augurarsi l’affrettarsi della maturazione del “bubbone”, che va poi inciso e non trattato con i pannicelli caldi.
Tutto lì. Non mi interessa, in sé e per sé, che vinca la Russia e nemmeno considero Putin un grande e positivo personaggio. So solo che attualmente gli Usa sono ancora molto più potenti degli altri paesi. Affinché si abbiano trasformazioni – che urgono nelle viscere delle nostre società cosiddette “avanzate”, che si manifestano con eruzioni inconsulte sempre più frequentemente – è necessario che crescano gli avversari degli Usa. E, a mio avviso, il vero avversario è la Russia. Lo è oggettivamente; e penso che lo diventerà in senso finalmente decisivo, attraversando magari dei mutamenti di un certo rilievo delle sue élites attualmente al posto di comando. Quindi è per me un bene tutto ciò che può avvantaggiare la Russia. E le forze che in Europa considero con favore sono quelle che si pongono, di fatto pur quando non ne abbiano vera consapevolezza, nell’ottica di quanto ho appena espresso. Il resto non m’interessa per nulla.
Sia chiaro che non credo nel progresso né nella tradizione; due atteggiamenti contrapposti in modo antitetico-polare e che dunque si sostengono reciprocamente. La mia idea, magari sbagliata per carità, è che la trasformazione sia intrinseca al mondo (come al Cosmo) e che quindi vada alimentata e non frenata. Nei miei convincimenti, i progressisti sono nell’errore tanto quanto i conservatori poiché credono nell’affermarsi del Bene, del Giusto, del Meglio, ecc. Macché meglio, non c’è miglioramento in nessuna “rivoluzione”. Semplicemente si dà sfogo alla trasformazione che urge; e tale trasformazione segue i suoi percorsi e i poveri tifosi si trovano alla fine con il classico pugno di mosche in mano. Si battono per dati scopi e poi debbono assistere allo stabilirsi di nuovi equilibri mondiali e di nuovi assetti sociali, che nulla hanno a che vedere con quelli su cui concionavano e chiamavano alla lotta. Non importa. Si è dato sfogo alla trasformazione e questo cura per un po’ il più acuto malessere di buona parte della società, che poi infine si accorge dell’enorme distanza rispetto a quello per cui molti avevano lottato, dato la vita, ecc. Non l’hanno data invano; semplicemente non l’hanno data per quello in cui credevano, illudendosi. Non hanno comunque lottato e sacrificato per un nulla di fatto come dicono i delusi dopo essersi sborniati con le loro illusioni. Hanno lottato perché il mondo deve comunque cambiare; la realtà urge, preme, ribolle, mugghia, esige che la si serva, con consapevolezza o meno. Chi vuol fermare la trasformazione sarà sempre travolto; in modo diverso sarà travolto anche chi si è votato a questa trasformazione pensandone una diversa da quella effettivamente verificatasi.
Questa è soltanto la mia idea; e non sono così dogmatico da pretendere che sia io a vedere giusto. Posso certo sbagliarmi e anche gravemente. In ogni caso, così penso; e in base a questi convincimenti mi oriento nei diversi eventi di un mondo sempre più in disordine. Se sbaglio, so comunque di essere in buona e folta compagnia. Non mi sento solo, è già qualcosa.