33 e sto. Un anno in più e qualche bilancio da fare: non ho ancora un bebè da sfamare, ma in compenso ho un biglietto aereo per Teheran. Bilancio finito. In attesa delle gioie da carrozzino continuo a godermi le gioie da valigia sul letto, adieu.
Quindi sì, tra esattamente 3 giorni sarò in Iran.
Avrei voluto stupire me stessa con un itinerario, una sorta di piano, uno straccio di programma. Avrei anche voluto stupire i lettori più assidui con un post pre-partenza dal titolo "10 cose da sapere prima di un viaggio in Iran" o "Come richiedere il visto per l'Iran". Ma niente, niente di niente. La disorganizzazione regna e sempre regnerà sovrana. A nulla è servito avere il biglietto tra le mani con 8 mesi d'anticipo, a tanto è servito scegliere di partire con Kinzica, il mio alter ego pisano, giovane donna nata sotto il segno dei pesci, votata alla serendipità e propensa all'organizzazione quanto la sottoscritta.
Per rendere il senso del tutto e la tranquillità che aleggia attorno a questa partenza cito testualmente l'uomo che conosce il mio 'io viaggiatore' meglio di chiunque altro, Ezio: "Sii prudente e non fare cagate delle tue. Pensa Ezio cosa farebbe: Ezio non andrebbe nei vicoli, non andrebbe con sconosciuti, in hotel assurdi, non si fiderebbe del prossimo se non proprio sicuro." Parole che arrivano anche quando il viaggio è a 50 km da casa. Credici Ezio, come sempre.
Insomma, le solite certezze pre-partenza ci sono tutte: zaino, Lonely Planet a malapena sfogliata, Converse e quella sacrosanta voglia di flaneurizzarmi in Medio Oriente.
Rispondo qui, per praticità, al tormentone degli ultimi 10 giorni. Perché l'Iran? "Se vi piacciono le persone, vi piacerà l'Iran": pagina 2 della Lonely Planet. La mia attenta lettura qui è iniziata e qui si è fermata. Questo è il perché.
Interamente, totalmente, completamente dedicata. Con la promessa di tornare ad odiarla tra qualche settimana.
Sono alla disperata ricerca di una copia usata, vissuta, ingiallita di Notturno. D'Annunzio, fermo immobile nel suo letto e temporaneamente cieco a causa di un grave incidente aereo, la scrisse utilizzando circa diecimila strisce di carta su ciascuna delle quali vi era una sola riga di testo. Uno degli scritti più belli di sempre, raccolti su un'infinità di micropezzettini di carta a mo di pensieri ad cazzum buttati qua e là, mi fa pensare che senza una copia di Notturno la mia vita sarà incompleta.
"Siamo infiniti, solo che non lo sappiamo." Mi è tornata in mente questa frase a distanza di mesi, forse proprio nel giorno in cui ne ho compreso totalmente il senso. Una saggezza, grazie Francesca.
Febbraio: il mese della macadamia.
Marzo: il mese del mate. E questo mi sembra già abbastanza profetico.
Palestina, 26 giugno 2015. "L'ora del bagnetto, Gaza 2015″. Una vasca da bagno, unico pezzo illeso dell'abitazione di Salem. Con questa foto Emad Nassar ha vinto lo Sharjah Award in Medio Oriente.
In principio era la rosa, rigorosamente bianca, per onorare Candy Candy e gli stronzissimi Iriza e Neal Legan. Anni di mazzi all'insegna "dell'amore puro e sincero, cresciuto senza segreti e compromessi" secondo gli esperti del linguaggio dei fiori. Così puro e sincero, cresciuto senza segreti e compromessi, che alla soglia dei 33 ho deciso di passare al tulipano bianco simbolo di "ricchezza e di potere". Vabbè, in realtà anche "dell'amore perfetto e dell'amante ideale", quindi amen. Fatto sta che la sua origine è persiana, quindi al momento mi sembra assolutamente perfetto.
Sono una donna da vino rosso, non da champagne. Sono una donna da piatti dai 100 gr. di pasta in su, non da assaggini da nouvelle cuisine. Sono una donna da pane, non da grissini. Sono la donna che tutti dovrebbero invitare a cena, questa la mia personalissima conclusione.
Mi è stato chiesto per un'intervista, ma val la pena riportare anche qui alcune delle risposte alla domanda "Vita online e vita offline, parliamo della seconda. In un'unica e sola parola, come ti descrivono i tuoi amici?" Io avrei tagliato la testa al toro rispondendo per tutti così: scassacazzo. Ma scassacazzo mi sembrava troppo sintetico e poco elegante, quindi ho scelto accuratamente 10 sfortunati che ho la fortuna di sentire tutti, ma proprio tutti i giorni, e ho girato la domanda. Ecco la visione reale, non filtrata e fin troppo onesta della sottoscritta: scassapalle (seguito da un cuore ruffiano), solare, ironica, onesta, frizzante, sensibile, folle (seguito da "di quella follia a metà tra genialità e psichiatria"), del segno dei pesci, confusa, contorta. C'è solo una parola che per ovvi motivi di censura e l'inesistenza di un sinonimo comprensibile da nord a sud, ho dovuto omettere: trimona. Grazie Valentina. Ah, grazie anche per gli auguri alle 00:00 (!). Come si evince, la dolcezza pare sia la mia migliore e più riconosciuta qualità...
Arrivò Snapchat e il benedetto filtro "boni sempre e per sempre". Dubito di riuscire ad utilizzarlo in modo intelligente e dubito anche di allietarvi con il karaoke in macchina stile Ezio Totorizzo; per le prossime 24 ore, ad esempio, sfiderò Luciano Onder con il mio sapere più grande: medicinali in viaggio, dall'Imodium a Cistiflux. Parole in libertà, ma qualcuno le apprezza (grazie Manu). Per chi voglia godere di questi sprazzi di vita reale basta cercare @robertalongo11, il primo nick che mi libera dalle catene di infotublablablabla.
Il capo incontrastato della mia playlist di febbraio-marzo è tale Noah Guthrie, un cicciottello da sogno votato alle canzoni strazzamutande. Beccarlo con una chitarra in mano, gli occhiali e una camicia a jeans intento a cantare White Blank Page dei Mumford & Sons è stata una manna dal cielo; beccarlo in mezzo alla campagna con i capelli da Spumone, la camicia a quadri e una mandria di mucche al seguito intento a cantare Little Lion Man è stato il vero regalo di febbraio. Quindi amatelo, consci del fatto che i cicciottelli portano allegria, felicità e a volte riescono anche a restituire dignità alle canzoni di Taylor Swift.