pensieri di un Sardo in Abruzzo

Creato il 12 settembre 2011 da Pesa
In Abruzzo non si capisce che razza di accento abbia la gente. È un misto tra romanaccio e napoletano, con una spruzzatina di toscano e in alcuni casi è reperibile anche un pizzico di pugliese.
Non so nelle grandi città, che non ho ancora avuto modo di visitare, ma nei piccoli centri l'età media degli abitanti non è inferiore agli ottant'anni. Non ci sono giovani in giro.
Atterrare a Pescare e sentire, non una volta bensì tre, gli applausi dei passeggeri dell'aereo ha suscitato in me una serie di emozioni totalmente negative: primo applauso, vergogna; secondo applauso, omicidio; terzo applauso, atto terroristico.
Ci son da più di ventiquattro ore e, nonostante sia un posto meraviglioso, mi manca la Sardegna.

Ogni 50 metri c'è una fontanella d'acqua potabile, eppure sulla scrivania ho la bellezza di tre bottiglie da 0,5L e due da 1,5L vuote che mi riprometto di riempire ogni dieci minuti. Penso continueranno a star lì per giorni e giorni. 
«In Abruzzo fa freddo, portati roba pesante». Voglio uccidere chi ha pronunciato questa frase.

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