La scrittrice Susanna Tamaro ha curato la prefazione al libro di Luciano Mazzocchi “Pensieri di vita. Ascoltando il creato”, edito dalle Paoline che, in questi giorni, è in libreria.
L’autore è un missionario saveriano vissuto a lungo in Giappone.
Le sue meditazioni, della durata di un intero anno solare, nascono appunto da un incontro molto felice tra le parole del Vangelo di Gesù e la filosofia Zen, terreno di coltura formativa della gente presso cui il sacerdote ha dimorato e dove si è inculturato per anni.
La scelta o il suggerimento di lettura scaturisce dalla necessità nostra, e di tante altre persone come noi, che avvertono, con maggiore o minore impellenza, il bisogno di recuperare quello spazio di contemplazione e stupore, che l’odierna società ha messo da molto tra parentesi, in quanto la fretta è divenuta, senza scampo, il denominatore comune delle nostre esistenze, specie se si vuole essere al passo coi tempi e, come si ripete spesso, provare a“realizzarsi”.
E questo perché, come dice l’adagio, il tempo è denaro. E fermarsi ad osservare un alba o un tramonto, un fiore che sboccia o scoprire la bellezza di un mare in tempesta così come la maestà di una vetta innevata è , per l’opinione corrente, solo “perditempo” per romantici.
Magari anche un po’ sfigati.
Invece non è proprio così.
Giunge, infatti, un momento della vita in cui l’esigenza di contemplazione diventa quell’ imperativo per eccellenza, cui avverti che è difficile sottrarsi.
E questo accade quando, un giorno qualunque, ci si rende conto che il mistero della natura e il mistero della creazione e quindi del suo “Creatore” sono in realtà la medesima “cosa”.
E’ un concetto questo che è espresso molto bene dalla Tamaro, nella prefazione, che merita anch’essa attenta lettura e riflessione per poi avvicinarsi ai testi di padre Mazzocchi e che richiama il lettore, sulla necessità d’ imparare a fermarsi. O meglio .. imparare a soffermarsi.
Con pazienza.
Avere- lei dice- la pazienza di fermarsi per apprendere a contemplare quell’Aldilà che costantemente s’intreccia con l’aldiqua.
Qualcun altro, anni fa, diceva : Impariamo a darci tempo”.
Solo così- precisa la scrittrice – germoglia in noi quella radice profonda, che procede verso il centro della Terra e della nostra vita. E che ci consentirà di non essere naufraghi in un mare di superficialità e dare senso a ogni nostra azione e a ogni nostro sentimento.
Che poi è quanto la “Parola” di Gesù ci suggerisce, senza mai stancarsi, da più di duemila anni a questa parte ma che noi, distratti da altro, non sempre siamo disposti ad ascoltare.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)