Non è che io sia contrario al viaggio su tutta la linea. Viaggiare in fondo è un accidente che può capitare a tutti....
Ne dice di cose intriganti Antonio Pascale, nel suo Non è per cattiveria, piccolo libro uscito per la collana Contromano di Laterza che è insieme una non-guida del Molise e lo sfogo di un viaggiatore pigro.
Per esempio mi fa riflettere la sua allergia per le guide:
La sola idea di dover vivere un'emozione da altri già rigidamente codificata mi getta nello socnforto. Quando qualcuno viaggia traccia una strada personale. Direi molto personale, quasi pudica.... Per quale motivo dovrei, a priori, segnare il mio percorso con paletti piantati da altri?
E sulla frenesia di arrivare in tutti i modi:
Se posso usare una metafora ardita, il viaggio per me è il contrario del monumento. Il monumento è il traguardo da raggiungere, la cima da conquistare. Io non entro mai per principio in un monumento
E che dire del viaggio come sottrazione di movimento?
Il viaggio, per me, significa muoversi il meno possibile, proprio per permettere agli umnori, nelle pause accidiose, di manifestarsi senza ulteriore pena
A pelle simpatizzo per i viaggiatori pigri. Ci voglio pensare su.