Sapete cosa mi sorprende di più?
Tutti questi genitori che si riempiono la bocca del loro ruolo sociale. Di come secondo loro la natura li ha dotati degli strumenti perfetti, e soprattutto migliori, per crescere sano ed equilibrato il loro pargolo. Generato normalmente, cresciuto in un nucleo familiare standard.
Ne ha già scritto brillantemente Nina, non voglio aggiungere nulla a quanto letto da lei.
Mi stavo solo leggendo un po' di commenti e volevo fermare queste parole che mi erano salite in gola.
Da quando sono diventata genitore ho compreso in maniera chiara e forte che non ho in mano nessuna verità.
Che ciò che posso dare a mio figlio non me lo forniscono ne il parto ne la genetica.
E' la persona che sono che tirarà su Di. Lo stesso vale per il mio compagno.
Nessun raggio divino ci ha investiti.
L'unica certezza che ho è che non ne ho alcuna.
Ciò che ho imparato dalla mia esperienza come genitore è che non posso giudicare.
E se prima lo sapevo e ne facevo la mia bandiera forse anche in modo un po' superficiale, ora lo SENTO con ogni fibra del corpo.
Oh noi siamo una famiglia normale. Solo non siamo sposati e Di non è battezzato, ma a questo la pubblica opinione può passarci sopra. Almeno non siamo dello stesso sesso.
Eggià.
Quando sono diventata madre ho scoperchiato un vaso di pandora. Ho visto l'altra parte di me, quella che terrei volentieri chiusa in una cantina.
Chi di voi allora può dire se sono un genitore migliore o peggiore di una persona gay? Chi può dire se la nostra coppia in quei giorni bui funzionasse meglio di un'altra diversamente assortita? Io no, vi assicuro.
Quante volte tra le altre cose mi sono cosparsa il capo di cenere. "Tu proprio tu che volevi un figlio a tutti i costi, guarda che egoista del cazzo sei, con la tua depressione."
Quello che ora, a quest'ora di notte mi viene da dire è che per crescere un figlio bisogna mettersi in gioco.
Totalmente, tutti i giorni, senza sconti. E per far questo non occorre approvazione sociale.