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Pensieri sparsi

Creato il 27 ottobre 2011 da Danielecavagna @danielecavagna
Bukowski

Charles Bukowski

Leggo qualche pagina di un libro, bevo un bicchiere di vino cercando di assaporarlo, cercando di capirne gusto, retrogusto profumo e compagnia bella. Ogni tanto mi sembra di capirci qualcosa, ogni tanto no. Mentre leggo non penso, perché le parole del libro pensano per me. Il vino, invece, stuzzica il pensiero. Quella leggera allegria che mi porta il primo calice, vorrei durasse per sempre. In questa condizione sembra tutto un pò più facile e più bello, sembra quasi di tornare bambino e di vedere il mondo con la semplicità di un respiro. Andare oltre con la bottiglia smorza tutto questo benessere e rende il mondo un macigno pesante e scomodo, ecco perché non capisco fino in fondo l’ubriaco. Non è una questione morale, ma puramente egoistica. Io preferisco star bene, sentirmi allegro e brillante, non vado oltre per la paura di perdere la posizione acquisita di benessere.

Musica jazz esce dalle casse che ho di fronte e ci vorrebbe proprio quella condizione, ora, perché tutto fosse perfetto. Ma la vita non è perfetta e le carte giuste non arrivano mai tutte insieme. E’ quella vecchia storia del pane e dei denti. A volte sembra di avere il diritto di lamentarsi, ma quando mi sembra che qualcosa vada male mi vengono in mente i racconti di Bukowski, quelle storie di uomini e di donne falliti, di scommesse, di risse e bevute. Mi piace Bukowski perché scrive del brutto della vita come si scriverebbe del bello, senza nascondere nulla. Bukowski non mi ha mai dato tristezza, le sue parole mi danno la consapevolezza che potrebbe andare peggio, oppure che non conta proprio niente come va, tanto è uguale, di pugni sul naso se ne prendono e più se ne prendono e meglio si impara a portarli a casa. Vivere è anche questo.


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