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Pensierini sparsi su Twickenham oh cara

Creato il 11 marzo 2013 da Rightrugby
Pensierini sparsi su Twickenham oh cara
 "Non ho mai commentato l'arbitraggio, e non sarà certo la prova odierna di quel buffone a farmi cambiare le abitudini di una vita".
Questa frase di una celebrity inglese tifoso di  calcio, sia l'epitaffio appropriato per la prova di Clancy in Inghilterra - Italia del Sei Nazioni 2013.
I due o tre lettori assidui di questo blog sanno da tempo chi sia l'irlandese: la sua idiosincrasia per la mischia ordinata, il suo corricchiare svagato per il campo, le sue decisioni a papocchio. Fa e farà carriera, purtroppo.
Beninteso, nessuno accusa né ha mai accusato Clancy & colleghi di aperta malafede o di calcoli "geopolitici", che si danno per scontati come per ogni lavoratore dipendente;  è piuttosto una forma mentis la sua, simile a tanti colleghi celtici persin peggiori di lui (un nome su tutti: enemy McMenemy), quell'esser refrattari al concetto di consistenza (stile Welsh), preferendo farsi guidare dal pregiudizio, il grande difetto esiziale connaturato di molti anglosassoni.
Clancy ci ha rubato la prima vittoria sugli inglesi? No, ce l'ha solo allontanata di qualche centimetro. Quel che basta, dirà qualcuno. Piuttosto, potevamo ricacciargli in gola i pregiudizi marcando quella maledetta meta nel finale, anche se non fischiava falli o evitava di cacciare qualche flanker in maglia bianca per ripetuti falli professionali. Era lì quella maledetta meta, alla nostra portata per lunghi minuti e per almeno un paio di occasioni; è stata la nostra ancora non ottimale composture - che pure è molto migliorata - a impedirci di smacchiar lui e tanti altri. Invece che perder tempo a lagnarci e a sognare improbabili "mosse politiche" della Fir (ha ha ha), che poi sarebbe come dire, ci piacerebbe tanto far schifo come loro, meglio piuttosto darci da fare sul fronte tecnico.
Tolto il dente arbitrale, l'Italia ha giocato la miglior partita di sempre a Twickenham e uno dei migliori secondi tempi mai giocati in assoluto (per di più in trasferta e che trasferta). La sconfitta è solo qualcosa che impedisce a questa gara di finire nelle statistiche ma non negli annali e soprattutto di lasciare tracce positive nella mentalità dei nostri. Come Benetton che batte Munster col bonus.
L'Inghilterra la batteremo, più prima che poi: oggi ci portiamo a casa una certezza che non avevamo. Da oggi la loro superiorità tecnica  si è dimostrata erosa fin oltre il livello di guardia e quando scenderanno in casa nostra, altro che banale rispetto per una "very phisical side", faran festa quando vinceranno. Gaudeamus igitur: con questa partita legittimiamo l'aspettativa di battere finalmente gli inglesi per la prima volta, ovviamente in casa nostra l'anno prossimo. Sempre se  condividete con me che è meglio vincere sulla scorta di un processo pianificato, rispetto al farlo per un evento fortunoso (altrimenti detto colpo di c....). In caso contrario, mi spiace ma siete calciofili.

Iniziamo subito a muoverci controcorrente; la "vittoria morale" a Twickenham - o se preferite, la vittoria alla Bersani degli inglesi -  l'abbiamo costruita dal primo tempo. Lascia pure il possesso agli avversari: quando questi non fanno altro che schiantarsi contro la tua difesa e san solo capitalizzare i regali dell'arbitro o poco altro (credete che in campo non se ne rendano conto?), a poco a poco si scompongono.
Certo, l'Italia ha cominciato malino: Clancy o meno, fa 5 falli in 15 minuti e una difesa un po' ferma, attendista. Ma ci stava nell'ottica del risparmio energetico.
Poi emergevano Parisse, il primo a lanciarsi quasi "spia" addosso ai portatori di palla e Masi, il centro col nr.15, miglior italiano in campo del primo tempo (non della partita, sorry). Davano l'esempio, gli inglesi non passavano mai. E la terza linea Zanni-Barbieri-Parisse, che lezione ha impartito a quella inglese Haskell-Robshaw-Wood! Anche Geldenhuys e Furno, molto positivi in difesa. Con loro sono seguiti a ruota la coppia d'altri tempo Garcia-Canale, sempre in anticipo sui pericoli pubblici Tuilagi- Barritt (ci piace sottolinearlo, noi che eravamo preoccupati al proposito). Anche alle ali presidiate da Venditti e McLean, nè Brown né tantomeno Ashton han trovato buchi. In rimessa laterale l'Italia prosegue la sua affidabilità qualunque siano i protagonisti, a maggior ragione col ritorno di Parisse che se non finisce nella squadra della settimana di PlanetRugby assieme ad almeno altri tre, quattro Azzurri (Zanni, McLean, Masi come minimo), mi taglio i baffi che porto solo nel Movember.
Sarebbe già stato un mezzo trionfo così, non ci fossero state due aree critiche, disciplina a parte (14 punizioni concesse contro 5: va ben Clancy ma sono tantine lo stesso): mediana e mischia ordinata. Brutto far nomi, non lo facciamo per criticare (il mood è felice e festoso) ma nell'ottica del miglioramento continuo.
- Ugo Gori: la partita sbagliata capita a tutti, ma oramai abbiamo superato a mio avviso tutte le prove d'appello, mi pare chiaro che il ragazzo non c'è. Pasticci, sprecisione, confusione; ricorda Tebaldi più che il Semenzato di due anni fa. Credo sia arrivata l'ora di lasciargli il tempo per ripartire dal club. Forse dovrebbero prestarlo alle Zebre per farlo giocare di più. Detto col massimo rispetto per il potenziale.
- Castrogiovanni: forse non stava bene (ma allora dillo); preferiamo pensare che abbia capito che con Vunipola non ce n'era e si sia responsabilmente chiamato fuori appena in tempo.
E' un discorso che vale anche per LoCicero: altrove i meriti sportivi pregressi si celebrano con le Hall of Fame, le statue all'ingresso dello stadio, il ritiro del numero, con un posto da commentatore Sky o quant'altro; non capisco perché da noi si debbano celebrare con l'indiscutibilità del posto da titolare, quando ci sono rimpiazzi più validi - Cittadini - e chi è attento lo sa non certo da oggi.  Solo da noi, un paese per vecchi e per "cauti", si dà così tanto peso alla esperienza e si teme così tanto di "bruciare" i cosiddetti giovani; ci si dimentica che questa è una gara di combattimento, non uno scopone scientifico. Sia allora gloria sempiterna e massimo rispetto ai veterani, a maggior ragione se un ruolo lo possono ancora legittimamente avere -da impact player oltre che uomini-spogliatoio. Ma è arrivato il momento del "largo ai più giovani e forti".
Nel secondo tempo la superiorità dei nostri e la mancanza di idee avversarie si fa palese (a forza di schiantarsi addosso alla difesa, persino Tuilagi ha iniziato a pensarci sopra);  il controllo delle fasi statiche è ottimale, quindi giochiamo avanzanti; in quel momento Orquera può salire dalla posizione di estremo (non più di ala come le altre volte) che occupa in fase difensiva. La nostra "apertura tascabile" ha giocato anche prima in modo impeccabile al piede, è stato sontuoso il suo passaggio a McLean per la meta (se lo faceva Sexton o Carter, sarebbero tutti  ancora con la bocca aperta). Certo, ha sbagliato due piazzati su quattro tentativi, cinque importanti punti persi.  50% è oggettivamente poco e il vento c'era anche per Flood che invece incassa un sei su sei; vero è che per portarlo a un più decente 75%, sarebbe bastato un "aiutino" da McLean, se avesse marcato meta spostandosi più verso il centro dei pali, dato che davanti aveva solo Alex Goode (ma vorrei vedere chi, italiano a Twickenham, metta a rischio una meta fatta per pensare alla trasformazione).
Già, Luke McLean; sontuoso estremo col nr.11 sulle spalle, surclassa il grande Alex Goode dall'alto della meta e di 99 metri fatti portando palla. E' il vero Man of The Match, riconoscimento che i commentatori inglesi danno a Masi che gioca nei Wasps (sorry Luke), rompendo la tradizione non scritta del MoM ai vincitori, per far deliberato dispetto all'abulia dei loro beniamini; ma è anche un gradito omaggio ai perdenti, quasi un "onore delle armi" che non appartiene alla loro cultura.
Non solo Luke, con lui la squadra Azzurra tutta: nel secondo tempo il parziale è 6-8, ma il fatto che potesse andar meglio è indicato da tutte le statistiche. Il possesso, nel primo tempo al 65% inglese, viene riportato al 50% totale, così come il territorio; il numero di passaggi, 120 a 129 per gli italiani e quello dei placcaggi, che indica chi ha dovuto difendere di più, alla fine vede gli italiani dietro (quindi vincenti) per 105 a 134, con numero di errori simile (contenuto attorno al 10%).
E arriviamo alla fine, a quei tre minuti e dieci secondi di ininterrotta pressione sulla linea dei cinque metri avversari: subito una lode a tutti i subentrati, da Favaro a Minto etc.etc: abnegazione, bella quantità di fasi, enorme quantità di falli subiti   - e qui Saint Clancy ci mette una pezza - sugli occhi.  Fantastico al proposito il sarcasmo di Brunel che a fine gara commenta: "certo che disciplina gli inglesi! Tre minuti sulla linea dei 5 metri senza manco un fallo!".
Ma non illudiamoci nè arrabbiamoci troppo per i mancati fischi di Clancy, avrebbero provocato al massimo un giallo a quattro minuti dalla fine e solo tre punti potenziali molto angolati.  Anche avessimo marcato meta poi, per pareggiare serviva trasformare ...
Aldilà dei falli, ci limita una certa qual frenesia, mancanza di pazienza, anche se tre minuti di fasi continue senza fischi arbitrali sono 'na vita.
Altro punto su cui lavorare: quando Botes apre a Orquera, c'è solo Masi al centro: il nostro estremo di numero ma non di fatto resiste in piedi per un po' ma non ha nessun trequarti largo cui passar palla. I nostri eran tutti sul lato chiuso, dietro al pack: evidentemente sono ancora come i reparti nelle guerre napoleoniche, vanno dove sentono rombare il cannone e non dove dovrebbero essere.
Nella rimessa laterale finale i nostri si consultano per un po', avrei giurato che Parisse avrebbe provato la furba che nel primo tempo non ci ha portato in meta per un pelo (nell'occhio di Clancy). Mal che andasse, eravamo lì. Invece optano per la maul; scelta ovvia, "marcata" dagli inglesi; per di più Clancy aveva dimostrato qualche minuto prima che "non se la sentiva più" di fischiar falli per maul affossate. Brunel ha ben chiaro, e lo dice alla fine, che la prossima area di miglioramento dev'essere la capacità di gestire non tanto gli ultimi minuti, quanto gli ultimi metri.
Speriamo inoltre sparisca quella sindrome d'appagamento che coglie gli Azzurri dopo ogni prova decisamente positiva, il rischio è infilarci nuovamente nella "trappola scozzese": noi facciamo la partita perché siam bravi e belli davanti al nostro pubblico delle grandi occasioni, e come col Galles ci incartiamo da soli, sprechiamo energie, perdiamo ovali e ci facciamo punire. Purtroppo siamo in pochi a considerare che questo magnifico secondo tempo di Twickenham tutto possesso e iniziative Azzurro, nasce dal lavoro difensivo del primo tempo che ha portato il moscerino inglese a schiantarsi sul parabrezza azzurro. Per fortuna che ci sarà la propositiva Irlanda di Kidney davanti. Occhio particolare al gioco tattico quindi.
Prima di terminare queste note (non del tutto) disordinate, il pensiero corre compassionate al titolare del blog totalflanker, autore di un "know your enemy" su nostra commissione, in cui stabiliva che l'ambiente dei Britons sarebbe stato "very disappointed with anything other than a good win" contro l'Italia. Lo immaginiamo mentre s'innaffia col brandy le scar tinte d'Azzurro e prova a consolarsi pensando al Six Nations comunque in saccoccia, salvo disastri da doppio bogey (14 punti di differenza) al Millennium.
Quanto al disappointment che deve regnare nel management inglese, basti come indicatore la immediata sostituzione punitiva di Danny Care dopo la sbananata che porta alla meta italiana, per capire come il comandante della caserma abbia deciso di stracciare tutte le licenze premio alla truppa. Sfortunato il Danny, tra parentesi: non è la prima volta che si scotta di brutto, appena gli danno una chance in nazionale.

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