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Pensiero della domenica: ma Di Pietro, che pesce è?
Creato il 26 giugno 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
L’incipit per una stanca riflessione domenicale ce lo ha dato una persona che, pur non essendo Audrey Tatou, conosce molto bene il favoloso mondo di Tonino Di Pietro, l’aratore di Montenero di Bisaccia. “Fino a quando Berlusconi è stato politicamente in vita – ci ha detto – Di Pietro lo ha combattuto in tutti i modi. Quando si è accorto che stava tirando, sempre politicamente, le cuoia si è ricordato di non essere di sinistra né di esserlo mai stato”. In effetti, sarebbe bastato leggere fra le righe delle ultime dichiarazioni del leader dell’Idv per capire che Tonino stava presentando il conto ai suoi “alleati”. La prima: “Non possiamo più essere i rappresentanti in Parlamento della sinistra radicale”. La seconda: “È essenziale abbandonare la nostra vocazione ‘movimentista’ e porci come forza moderata alternativa di governo”. La terza: “Non politicizziamo il risultato dei referendum, li hanno votati gli elettori di destra, di centro, di sinistra e perfino della Lega. Sono stati referendum per sancire diritti e valori e non contro Berlusconi”. La quarta, dopo la chiacchierata pubblica con Silvio: “Caro Bersani smettila di ciurlare nel manico, riuniamoci e prepariamo un programma elettorale altrimenti ha ragione Berlusconi a dire che siamo un’armata Brancaleone”. La quinta: “Partecipo anche io alle primarie ma non con politici alla ‘Vendola’, prima il programma poi il leader che guiderà la coalizione”. Se non fosse un gioco di parole, potremmo dire che Di Pietro si è ricollocato esattamente da dove è partito quando ha deciso di darsi alla politica, sul fianco destro dello schieramento di sinistra. Reinventandosi moderato a tutto tondo, sta cercando di aggregare quelli che, stanchi del berlusconismo, sono alla ricerca di un’alternativa non rivoluzionaria e non qualunquista a un re che sta abdicando. Il pallino di “attrarre” i destrorsi storici, quelli che fanno della legalità non solo un punto programmatico ma anche un fatto d’onore, è sempre stato molto presente nella politica di Di Pietro, anche se i fatti e l’effettiva pochezza di un esecutivo di mezzeseghe, lo hanno “costretto” a rasentare posizioni massimaliste. Ora però Tonino è convinto che l’impero di Silvio sia alla fine, che ci sia molto spazio per una Idv formato “light”, e che il potere contrattuale che gli ha dato l’essere stato il padre degli ultimi referendum, lo accrediti a diventare qualcosa di più di un pezzo della prossima, futura vincente coalizione di centrosinistra. La riprova del nostro ragionamento è anche nel fatto che il leader dell’Idv continua a vedere come fumo negli occhi una eventuale alleanza con Pierfy Casini, convinto di riuscire a prenderne il posto nel cuore e nel voto dei moderati centristi italiani. Di Pietro, come ha sottolineato a ragione Nichi Vendola, non ha messo in atto nessun trasformismo, si è semplicemente ricollocato da dov’era partito, alla destra dello schieramento. Poi, su alcune delle critiche che Tonino ha mosso a Bersani, al Pd e allo stesso Vendola potremmo anche essere d’accordo, quello che ci delude profondamente però è stato il suo repentino cambiamento di fronte nel momento in cui ha iniziato ad assaporare l’ebbrezza della vittoria. Nessuna critica, per carità, solo la conferma che la fine della nostra fascinazione nei confronti dell’Idv e del Tonino guerriero-contadino è definitivamente morta e in avanzata fase di sepoltura.