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Pensiero meccanico

Creato il 18 marzo 2016 da Philomela997 @Philomela997

Frugando nella cartella ‘racconti/da finire’ all’interno della cartella delle robe di scrittura ho trovato questa cosa qui, di cui non ricordavo assolutamente l’esistenza. L’ho riletto e mi è piaciuto, ma sinceramente non penso di poterlo attribuire a me stessa, la metafora del nocchiero e della nave non è mai stata mia, quindi è possibile che appartenga in realtà alla mia amica R. con la quale ho condiviso tante idee e tanti progetti. Nemmeno lei, però, lo riconosce come suo. Potrebbe essere di D., a causa dei riferimenti all’ontologia e all’anima, ma chissà… può anche darsi che sia stato scritto a quattro o più mani in una serata di ubriachezza al capannone… comunque, eccolo qui!

Pensiero meccanico

La materia cerebrale rallenta il mio pensiero. Le necessità del mio corpo inibiscono il mio raziocinio. Vorrei essere nel mio corpo come il nocchiere nella nave. Se ne cura, la ama profondamente e affonda con essa, ma non vi è legato da un rapporto di identificazione.

Io non sono il mio corpo e non sono la mia mente. Sono un principio formale e ho la necessità di liberare il mio pensiero dai vincoli di spazio, tempo, dolore.

Ho fatto rimuovere dal mio cervello i centri emotivi e ora posso osservarmi più lucidamente.

Gli innesti motori impiantati negli arti mi garantiscono un maggiore controllo sui muscoli, quelli cerebrali mi consentono di elaborare più informazioni più rapidamente, ma non basta.

Devo completare una trasformazione che probabilmente comprometterà in modo radicale il mio statuto ontologico di essere umano.

La mia anima si staccherà dal corpo se non riuscirà più a riconoscerlo? Si ribellerà al cambiamento? Mi abbandonerà giudicandomi morta?

Se solo io e lei potessimo comunicare riuscirei a rassicurarla.

E se mi sbagliassi? Se fosse più corretto identificare il mio Io proprio con quell’anima che rischio di perdere?

Troppi principi fondanti coesistono all’interno di questa sostanza.

Image: Machines: serverby ChrisCold


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