Ho capito immediatamente. Lo sai, è come se potessi entrare nel tuo cervello oltre che nel tuo corpo.
Sei andata da Sara.
Quella volta invece non avevo capito subito. Tu sì. Sara mi ha fatto sfacciatamente la corte una sera intera senza che tu battessi ciglio. Poi la tua frase: “Se te la vuoi scopare lo facciamo insieme, piace anche a me.” Sara è minuta, un corpo esile ma nel contempo guizzante. Un seno piccolo, fianchi stretti, una bocca stupenda ed il cazzo più grande che abbia mai visto.
Ho parcheggiato all’indirizzo che qualche sera prima ci aveva lasciato. “Se vi va…” Ci aveva detto.
La porta si è aperta dopo un bel po’ di tempo, me ne stavo per andare. Ho seguito una donna, penso fosse la domestica, che mi ha indicato la porta di una stanza. L’ho aperta ed ho incrociato immediatamente il sorriso di Sara: “Mmmm che meraviglia, vieni, ci mancavi!”
Ho preferito sedermi su una strana seggiola di metallo e guardarvi.
Sara era diventata uno dei nostri pensieri. Abbiamo spesso immaginato quale sarebbe potuto essere il piacere tra noi tre. Ad un tratto ho ricordato una tua frase: “Vorrei sedermi su di te, che mi scopassi e mentre lo fai vorrei la lingua di Sara tra le mie gambe spalancate a leccare tutto quello che incontra. poi vorrei vedere come glielo succhi.”
Mi sono alzato e vi sono venuto incontro.