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Pensione bassa ai giovani e ottantenni al lavoro

Creato il 02 dicembre 2015 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

Chi oggi ha trent'anni dovrà lavorare fino a 75 anni e avrà una pensione in media del 25% più bassa rispetto a chi ci va oggi. Lo ha detto il presidente dell'Inps Tito Boeri commentando la ricerca Ocse Pensions at a glance 2015 Italy. Ovviamente questo avverrà per i più fortunati, quello che hanno un lavoro. Perché gli altri, quelli che il lavoro non ce l'hanno o comunque da precari non avranno i mezzi per pagarsi i contributi, in pensione probabilmente non ci arriveranno mai. " Questo scenario - dice Boeri - aprirà anche una questione molto seria di povertà per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni".

Pensione: bisogna scegliere

Pensione bassa ai giovani e ottantenni al lavoro

Da quanto tempo ci stanno raccontando che la crisi sta passando? Che la riforma del lavoro firmata dal ministro Poletti aumenterà i i posti di lavoro? Balle. La verità è che stiamo vivendo nell'ingiustizia sociale e il sistema delle pensioni ne è l'emblema.

Boeri da tempo sta chiedendo il taglio delle pensioni più alte (ovviamente per coerenza dovrebbe essere il primo a dare la disponibilità a tagliare la sua pensione quando ne avrà diritto) e dei vitalizi dei politici. Ma la nostra classe politica, come al solito autoreferenziale, è totalmente sorda.

Ma come potrebbe essere altrimenti se in Parlamento la regola aurea è quella del cumulo delle pensioni? Se sei stato parlamentare e (come un comune mortale) hai anche dovuto esercitare una professione, al vitalizio maturato in base al periodo in cui hai avuto (scaldato?) la poltrona, quando avrai l'età giusta si sommerà la pensione di anzianità (o addirittura le pensioni). E magari se sei un libero professionista e hai ancora la mente lucida (la politica solitamente non affatica molto i neuroni) potrai continuare a lavorare tranquillamente, fregando opportunità ad un giovane che magari deve metter su famiglia e cerca di farsi largo nel tuo settore.

Ma perchè Boeri non si batte per far inserire una semplice regoletta nel nostro sistema previdenziale? Questa: chi decide (liberamente) di andare in pensione non deve più poter lavorare. Vietato. Se vuole continuare l'attività non vada in pensione e se vuole andare in pensione e rimanere in attività metta a disposizione dei giovani la sua esperienza. Eppoi basta con i cumuli di pensioni. Non si può sentire che affianco a persone che prendono una pensione irrisorie ce ne siano altre che percepiscono cifre immorali.

Ma non è una questione esclusivamente politica. Non creiamoci ancora degli alibi. Sino a quando pensionati che prendono centomila euro di pensione all'anno faranno mille storie per una decurtazione di due-trecento euro e magari pretenderanno di lavorare ancora rubando il posto ai giovani, l'ingiustizia sarà sempre più palese.

Non ci sono in nessun mestiere lavoratori indispensabili, soprattutto adesso. E chi proprio pensa di essere una ricchezza inestimabile per il Paese, abbia la generosità di mettere a disposizione di tutta la comunità la sua conoscenza. Senza scopo di lucro. Se no, è meglio che se ne stia a casa, a fare il nonno vigile o a guardare i nipotini.

Da difendere non ci sono soltanto i diritti acquisiti (da pochi) in un momento fortunato in cui c'era lavoro in abbondanza. Ci sono anche i diritti negati (a tanti) in questo momento di crisi dove non c'è lavoro e non c'è una classe dirigente valida che riesca a crearlo. La soluzione sta nella ragionevolezza e nella capacità di fare tutti un passo indietro. Anche i pensionati di lusso. Ma fino a quando si deciderà prendendo solo in considerazione solo gli interessi di pochi a discapito di quelli dei molti lo scenario dipinto da Boeri sarà sempre più attuale.

Pensione bassa ai giovani e ottantenni al lavoro

Alessandro Zorco è nato a Cagliari nel 1966. E' sposato e ha un figlio. Laureato in Giurisprudenza è giornalista professionista dal 2006. Ha lavorato con L'Unione Sarda e con Il Sardegna (Epolis) occupandosi prevalentemente di politica ed economia. E' stato responsabile dell'ufficio stampa dell'Italia dei Valori Sardegna e attualmente è addetto stampa regionale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa. Dall'aprile 2013 è vicepresidente regionale dell'Unione Cattolica Stampa Italiana e dal 2014 è nel direttivo del GUS Sardegna.


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