Il 2015 non sarà sicuramente un anno da ricordare per i 23 milioni di pensionati italiani. La Legge di Stabilità ha confermato che il bonus Irpef di 80 euro non verrà esteso ai pensionati ma rimarrà uno sgravio fiscale riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti con reddito annuo inferiore ai 26.000 euro. Non è da escludere un intervento nel corso del 2015 che tuttavia, allo stato attuale delle cose, appare difficile. Le pensioni nel 2015 aumenteranno in maniera modesta, a causa del basso tasso di inflazione che caratterizza l'attuale economia italiana (figlio della politica di austerity e della crisi economica) e quindi dell'indice di rivalutazione delle pensioni, e ci saranno sorprese (in negativo) nell'assegno di gennaio, che presenterà conguagli negativi (seppur abbastanza contenuti).
La Legge di Stabilità 2015 ha confermato la reintroduzione della perequazione automatica delle pensioni, continuando a smentire, sotto questo punto di vista, l'impostazione della riforma Fornero, varata dal governo Monti nel 2011.
Le pensioni nel 2015 verranno adeguate al costo della vita, con modalità differenti a seconda del reddito percepito. Le pensioni non superiori a 3 volte il trattamento minimo Inps (pari per il 2014 a 500,88 euro lordi) verranno adeguate al 100% all'indice Istat FOI (Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati) programmato, l'indice che sintetizza il costo della vita nelle famiglie in cui i punti di riferimento reddituali sono lavoratori dipendenti e pensionati. Le pensioni superiori a 3 volte il trattamento minimo ma inferiori alle 4 volte verranno adeguate al 95%, percentuale che diminuisce al 75% per quelle superiori alle 4 e inferiori alle 5, al 50% per quelle superiori alle 5 e inferiori alle 6, e al 45% per quelle superiori alle 6 volte.
Per le pensioni 2015 l'indice di rivalutazione è stato stimato pari allo 0,3%, un valore estremamente basso che renderà irrisori gli aumenti e sintomatico dello stato di malessere dell'economia, che ha mostrato addirittura deflazione in alcuni periodi del 2014 (agosto e settembre) e mesi in cui l'aumento è stato modesto (+0,1% ad agosto ed ottobre). La presenza di deflazione o di inflazione estremamente bassa può essere spiegato con un livello di domanda basso che rende i prezzi poco elevati ed è sintomatico di un livello di consumi poco elevato.
Come già sottolineato, le pensioni nel 2015 aumenteranno in maniera irrisoria, quasi impercettibile. Ecco alcuni esempi. Chi percepisce una pensione lorda inferiore ai 1.502,64 euro mensili percepirà una pensione lorda maggiorata dello 0,3% e un aumento massimo di 4,50 euro al mese (si intendono importi lordi, in quanto gli aumenti rientrano nella base imponibile Irpef e devono essere tassati, a meno che il pensionato non rientri nella No Tax Area).
Chi percepisce una pensione lorda inferiore ai 2.003,52 euro percepirà una pensione lorda maggiorata dello 0,285% (il 95% dell'indice) e un aumento massimo di 5,71 euro al mese. Chi percepisce una pensione lorda inferiore ai 2.504,40 euro percepirà una pensione lorda maggiorata dello 0,225% (il 75% dell'indice) e un aumento massimo di 5,63 euro al mese. Chi percepisce una pensione lorda inferiore ai 3.005,28 euro percepirà una pensione lorda maggiorata dello 0,15% (il 50% dell'indice) e un aumento massimo di 4,50 euro al mese.
Chi percepisce una pensione lorda superiore ai 3.005,28 euro percepirà una pensione lorda maggiorata dello 0,14% (il 45% dell'indice).
Gennaio è sempre stato un mese di conguagli per i pensionati, abituati a ricevere un piccolo aumento una tantum, causato dalle differenze tra l'indice FOI stimato l'anno precedente e quello effettivo calcolato a fine anno, anche se negli ultimi anni, a causa della crisi economica, l'indice effettivo è stato spesso inferiore rispetto a quello stimato preventivamente in maniera ottimistica (un indice basso riflette il malessere dell'economia).
Nel 2015 la situazione si è capovolta e gli assegni di gennaio verranno decurtati, seppur in maniera non elevata, poichè il tasso effettivo è stato pari all'1,1%, a fronte dell'1,2% stimato un anno fa.
Negli anni precedenti i vari governi avevano deciso, in casi come questi, di non effettuare il conguaglio, inserendo una norma specifica nella Legge di Stabilità, per evitare di ridurre gli assegni, ma nella finanziaria 2015 non è stata inserita alcuna norma specifica. L'assegno di gennaio, quindi, conterrà la decurtazione (relativa all'intero anno) che può essere stimata, a titolo di esempio, in circa 5 euro per chi percepisce una pensione minima e 16 euro per un assegno di 1.500 euro.
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