Parliamo dei cosiddetti “ricongiungendi”, quei lavoratori, che hanno posizioni assicurative in gestioni previdenziali diverse, interessati a ricompattare la propria carriera contributiva nella speranza di avere un assegno pensionistico dignitoso.
grazie a lui , che mente...catto
I costi per chi porta i propri contributi da un’altra cassa all’Inps sono davvero esorbitanti. Secondo i calcoli dell’Istituto nazionale della previdenza sociale si tratta di una cifra totale di circa 2,5 miliardi di euro. Il problema delle spese eccessive per i ricongiungimenti nasce poco più di due anni fa.
Era il 30 luglio del 2010, infatti, quando nell’ambito della manovra estiva dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ( bella roba...) fu approvata la legge 122.
Nella nuova norma un articolo inserito all’ultimo momento, esattamente il numero 12, ha cambiato radicalmente i termini della questione. Fino ad allora la possibilità di ricompattare i propri contributi, introdotta per la prima volta addirittura nel lontano 1979, era stata a titolo gratuito per tutti. Poi due anni fa il governo Berlusconi ancora in carica stabilisce che i ricongiungimenti hanno un costo. E con effetto retroattivo al 1° luglio del 2010. Per l’importo del trasferimento si era deciso di adottare il calcolo utilizzato per il riscatto degli anni di laurea. L’esborso reale, però, era equivalente ad aver studiato per venti o trenta anni. Calcolatrice alla mano si superano in alcuni casi i 100mila euro e, nelle situazioni più estreme, si arriva addirittura a 300 o 400mila euro.
SOLO IN ITALIA POTEVA ACCADERE- LA PENSIONE A RANSOM