Pensioni e riforme, un bel parlare. Ecco però cosa “bolle in pentola”.
- Contributivo per tutti. E‘ quel pezzo di riforma che giace sospeso dal 1995, quella parte del decreto Dini che nessuno ha mai attuato. Dal contributivo,nel 1995, quale restarono esclusi coloro che avevano, a quella data, più di 18 anni di servizio e che mantennero il vantaggioso metodo di calcolo retributivo (2% dello stipendio per ogni anno di servizio, quindi pensione dell’80% dopo 40 anni). Dal 1 Gennaio 2011 versamenti saranno calcolati ai fini della pensione col meno vantaggioso metodo contributivo (l’assegno tiene conto di quanto effettivamente versato e della speranza di vita media al momento del pensionamento). Seppure si spacci come un provvedimento per far diventare eque le pensioni di tutti ci si trova dinnanzi alla solita “bugia” anche perchè è già noto che simile azione sarà esclusivamente imposta agli statali.
- Contributivo Pro rata, cioè per i versamenti futuri, è chiaro che riguarderà una minoranza dei lavoratori anziani, visto che la maggioranza di coloro che aveva più di 18 anni di contributi nel ’95 è già andata in pensione. I lavoratori in servizio ci rimetteranno poco, è infatti chiaro che un lavoratore che dovesse andare in pensione tra uno o due anni con 40 anni di versamenti (38-39 dei quali calcolati col retributivo) non noterebbe in pratica alcuna differenza.
- Le perdite dovrebbero essere molto basse e forse ci saranno anche dei guadagni. Sul Corriere della Sera troviamo “ Un lavoratore che oggi ha 35 anni di servizio e una retribuzione di 30 mila euro l’anno e volesse arrivare fino a 40 anni di contributi, prenderebbe alla fine 1.794 euro al mese anziché 1.846 euro (calcolo retributivo), cioè 52 euro in meno al mese. Che si ridurrebbero a 32 euro in meno se questo stesso lavoratore avesse oggi 37 anni di servizio, perché in questo caso il contributivo agirebbe solo sugli ultimi tre anni di versamenti, e a 11 euro in meno se avesse 39 anni di servizio.”