E’il fallimento della spending review, che non riesce a tagliare le pensioni d’oro degli alti funzionari statali. Invece, sui tagli alla sanità…
Qualche mese fa ci eravamo espressi in maniera poco lusinghiera nei confronti delle scelte del governo Monti. Non è una novità, si potrebbe dire. All’epoca il nostro dissenso era volto al piano di revisione della spesa denominato “spending review”, in ossequio a quella regola della comunicazione che vuole l’utilizzo di parole prese in prestito dall’inglese, per vestire con un velo di esotismo concetti privi di significato o dalla elementarità vergognosa.
Il governo esce con un notevole danno d’immagine, non è disposto a retrocedere sui diritti dei burocrati e delle sanguisughe di stato, perché tanto ci sono i poveri che sono costretti a pagare. La logica del “meglio tagliare 10 euro ad una pensione di 600 che 1000 ad una di 10000″ richiederebbe interventi da Rivoluzione Francese che la società italiana non sarà mai pronta ad attuare. Se i cugini transalpini avessero subito un decimo di quello che gli italiani hanno sofferto, solo da novembre ad oggi, l’Eliseo sarebbe già stato smantellato fino alle fondamenta.
Ma questo esecutivo di professori non riesce proprio a far qualcosa senza tirarsi addosso gli strali di chi è dotato di buon senso: pensate che invece di tagliare pensioni e rendite superiori ai 6000 euro (che cosa si può fare con 6000 euro che non si possa fare ragionevolmente con 5.000?) preferisce tagliare sulla sanità e sul pubblico impiego. Con quale obiettività si può ancora sostenere che questo sia un governo di persone competenti e in grado di risollevare le sorti del paese? Di quale parte del paese stiamo parlando?
Sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è. In pratica, è meglio fare in modo che non si possano talvolta garantire prestazioni essenziali (sanità su tutte, ad esempio, ma si pensi anche ad asili nido ed altri servizi pubblici) invece di ridimensionare il sistema pensionistico dei manager pubblici. Peccato che per i pensionati comuni non ci siano mai le stesse resistenze e difficoltà: se fosse così si potrebbe fare anche a meno dei sindacati, che invece sono sul piede di guerra e annunciano manifestazioni di piazza contro la demolizione dello stato sociale e i tagli al settore pubblico.
Già per martedì sono previste assemblee e mobilitazioni nei luoghi di lavoro degli impiegati statali, mentre l’incontro con i sindacati per discutere dei tagli alla spesa dovrebbe tenersi giorno 2 luglio. Intanto, per mercoledì, in occasione della votazione della riforma del lavoro (la boiata, per intenderci) ci saranno manifestazioni sindacali proprio fuori il palazzo della Camera.
Si preannuncia una lunga estate di passione. Il guaio è che ad essere crocifissi, saranno sempre i soliti noti.
Bravo Professor Monti: in un mondo normale non potrebbe insegnare neppure in un asilo nido, ma qui siamo in Italia, quindi può dormire sonni tranquilli…