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Pensioni: paese che vai infamia che trovi

Creato il 07 novembre 2015 da Albertocapece

poli525cIl primo nucleo di stato sociale propriamente detto  è nato con l’istituzione delle misure pensionistiche e risale al 1889 quando Bismarck varò la prima legge sulla previdenze per la vecchiaia. Così non stupisce anzi è simbolico  che il liberismo punti proprio sull’abolizione di fatto del trattamento pensionistico come coronamento della lunga lotta contro il lavoro e i suoi diritti. Diciamo pure contro la civiltà. Disgraziatamente per noi il capitalismo è astuto e se da una parte predica e costruisce l’atono internazionalismo dei ricchi agisce diversamente nelle singole realtà, trova le linee di minor resistenza nelle varie situazioni, s’innesta sulle retoriche locali.

Perciò da noi la rapina nei confronti dei pensionati, ad opera dell’ennesimo automa liberista fabbricato dalla Bocconi, università che fornisce al Paese consigliori da bocciatura e striptiseuses da 110 e lode, si tinge dei colori dell’equità. E’ giusto che le persone di oltre 55 anni e già espulsi dal lavoro abbiano almeno un minimo vitale, vale a dire 500 euro al mese? Chi mai potrebbe dire di no a provvedimento che rimedia ai danni prodotti dai precedenti bocconiani? Peccato che la regalia giunta dopo anni di discussioni infami e patetiche assieme non sia carico della fiscalità generale, ma solo degli altri pensionati, persino quelli che combattono contro la linea della povertà relativa, i quali si vedranno ridurre i propri assegni. Mica si può fare altrimenti visto che bisogna remunerare con cifre notevolmente superiori al minimo di Boeri, gli imprenditori per le assunzioni che farebbero comunque e che peraltro sono al palo.

Ci sarebbero milioni di considerazioni su un Inps che dovrebbe essere un ente di previdenza sociale, i cui contributi vengono però costantemente rapinati da compiti di assistenza che non gli sono propri, ma la cosa chiara in tutto questo è che la pensione non è più vista come un diritto per il quale si pagano bei soldoni durante la vita lavorativa, ma diventa una regalia che può essere ridotta a seconda delle necessità e del capriccio. Insomma non si tratta di un diritto, ma di una semplice e sempre più revocabile concessione.

Questa stessa realtà è espressa in altro modo negli Usa dove già la pensione è vista come un pericoloso indizio di socialismo. Del resto non hanno la Bocconi, ma Harvard che possibilmente è anche peggio come fabbrica di prestigiosi titoli ideologici da vendere ai rampolli delle classi dirigenti. Qui salvo che per alcune categorie tutelate e vista la frammentazione della vita lavorativa o l’impossibilità per un terzo degli americani di accedere a pensioni integrative private, la pensione della Social Security alle volte non basta nemmeno alla sopravvivenza arrivando a un massimo del 40% (dopo i 66 anni) rispetto al reddito medio degli anni lavorativi, il che per molti non è nemmeno sufficiente a pagare l’assicurazione sanitaria. Così si è sviluppato, dopo la crisi il fenomeno del lavoro e dello sfruttamento senile: tanto per fare un’esempio ad ottobre si sono creati 378 mila posti di lavoro per chi ha più di 55 anni mentre sono diminuiti di circa 35 mila per la fascia 25 . 54 anni. Il fenomeno è semplice da spiegare: si tratta di persone che cercano di raggiungere un livello di pensione che dia loro almeno il minimo vitale, che sono disposti per questo a prendere salari da fame, a rinunciare alle tutele e che non trovano eccessive difficoltà di adattamento visto che i job disponibili sono zero nel settore manifatturiero e molti invece nei servizi di basso o bassissimo livello. Per la grande maggioranza di espulsi con la crisi dal lavoro buono si tratta di arrivare almeno al 40% dopo i 66 anni. Per questo dal 2007 in poi si sono creati 7,5  milioni di posti, anzi posticini,  per ultra cinquantacinquenni e solo 4,6 milioni per le persone più giovani.

C’è da dire però che i sussidi necessari a una enorme fetta di pensionati che non ce la fanno non sono a carico della social security, ma di un istituto di assistenza diversa l’Ssi che si basa sulla fiscalità generale, proprio per evitare che siano solo i pensionati a supportare i pensionati. Se non altro lo sfruttamento non arriva all’inganno palese e si serve di altri armamenti retorici per il medesimo scopo.


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