Magazine Diario personale

Pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto

Da Iomemestessa

Ci ho messo settimane a farmi passare il giramento di coglioni. Una ventina di giorni fa, si è tenuto il consiglio d’intersezione della scuola dell’infanzia della nana. Come già detto altrove, anche quest’anno, obtorto collo (leggasi, per assenza di alternative) ho vinto alla lotteria la gradevole incombenza.

Che non mi disturberebbe più che tanto, non fosse per alcune forme di interazione umana che tirano fuori il peggio di me.

Stavolta, però, s’è rischiato il delirio. E non siamo arrivate alle mani, solo perchè, se meni una merda c’è il rischio che ti rimanga attaccata alle dita.

Premessa, la materna dov’è iscritta la nana è pubblica. E, in piccola città bastardo posto, esistono almeno due alternative private, una più costosa, l’altra meno, una gestita da religiose e l’altra assolutamente laica.

Per dire, c’è scelta.

Pertanto, se scegli l’opzione pubblica, cioè pagata coi quattrini di tutti, possibilmente ti conformi e non caghi il cazzo. E se pensi di cagarlo a me, oltretutto, hai messo la crocetta sull’opzione sbagliata.

Dopo aver discettato come sempre di mensa (e mangiano, e non mangiano, ed è bilanciata, ed è sbilanciata, e poi le cazzo di verdure, quelle che non le mangiano manco a casa sotto minaccia, ma se non le mangiano a scuola è colpa della ditta appaltatrice, delle maestre e pure di quella porella che tre giorni prima dava lo straccio al pavimento) ed aver assistito a due o tre uscite da far venire un embolo ad un nutrizionista, si arriva all’argomento clou, posto in essere dalla vincitrice del premio pedagogia 2014.

‘I bambini dovrebbero fare, almeno, un’ora di inglese a settimana’. Lodevole idea ed iniziativa, dico io. Chi gliela fa, qualche mamma? Dobbiamo preparare qualche incartamento per farci dare l’autorizzazione dalla preside, detta anche nostra signora della burocrazia?

Mi guarda come se fossi un’idiota. ‘Guarda che per insegnare a dei bambini così piccoli ci vogliono professionisti qualificati’.

‘Sì, anche se non sembra, lo sospettavo. E, a proposito di sospetti, immagino che questi professionisti abbiano un costo. L’onere chi se lo assume? Escluderei la scuola, visto che siamo stati sollecitati ad integrare con un contributo ‘volontario’ che di ‘volontario’ ha avuto poco.

‘Il costo sarà a carico delle famiglie’.

Ora, non so miss pedagogia 2014, ma io per far su il contributo ‘volontario’ ho cacato sangue. E alla fine, siccome mi venivano rotti i maroni dalla segreteria per 20 fottutissimi euro (‘allora ci dica i nomi mancanti’ ‘manco cadavere’), alla fine i 20 euri li ho messi io, e morta lì.

Però qui trattasi di 50 Euro/nano, tutti i mesi. Che contando anche marzo son 4 mesi, ed ergo 200 Euro. Andate avanti voi che a me vien da ridere…

Faccio presente con calma che tutta questa faccenda mi pare, con tutto il rispetto, un periodo ipotetico dell’irrealtà e propongo di chiuderla lì.

Fosse mai. Miss Pedagogia ha una soluzione a tutto (per il Boeing malese, citofonate a lei).

‘Beh, ma certo che non tutti parteciperanno. Vorrà dire che chi ha pagato frequenterà la lezione, e chi non ha pagato, resterà in classe.’

Di fronte a cotanta uscita, da quel momento è leggenda. Dopo un pippone sull’eguaglianza, il concetto di scuola pubblica, e soprattutto dopo aver fatto presente che tutti nella vita dobbiamo prendere atto delle differenze sociali, ma che quattro anni sono un po’ pochi per confrontarcisi, la faccenda è degenerata in rissa verbale.

Alla fine della quale, miss pedagogia s’è trovata in minoranza 4 a 1 (una delle altre secondo me si è accodata perche temeva che gli menassi) e la faccenda si è chiusa.

Sbollito il giramento di palle, resta un senso di schifo, e stanchezza.


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