“La verità è che siamo in guerra”. Così il segretario alla Difesa Usa, Ash Carter, riferendo sulla strategia anti-Isis in Congresso. Carter ha sollecitato la Russia a stare “dalla parte giusta” della lotta contro lo Stato islamico. E ha chiesto piu’ impegno contro il califfato agli alleati del Golfo.
(limesonline.com)
Pentagono: “Siamo in guerra contro l’Isis”. Putin: “Spero non serva il nucleare”. “Anch’io spero che soprattutto le nazioni arabe sunnite del Golfo facciano di più”, ha affermato davanti alla Commissione Difesa. Intanto la Russia scesa in campo militarmente a fianco del regime di Damasco mostra i muscoli. Per la prima volta ha confermato di aver usato un sottomarino schierato nel Mediterraneo per colpire obiettivi a Raqqa, la capitale del sedicente “califfato” dell’Isis. Poco dopo, il presidente Vladimir Putin, ordinando l’analisi dei risultati dei raid, si è augurato che tali missili non debbano mai essere armati con testate nucleari. Una minaccia smentita dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov: “Non c’è alcuna necessitò di usare le armi nucleari contro l’Isis: ce la possiamo cavare con quelle convenzionali, cosa che corrisponde pienamente alla nostra dottrina militare”.
L’operazione suona come una nuova dimostrazione di forza di Mosca, che da settimane sta rafforzando il suo dispositivo militare nella regione. Proprio oggi a Riad si apriva la “due giorni” in cui la sfilacciata opposizione interna siriana (i rappresentanti delle fazioni politiche, ma anche dei gruppi armati) tentano di unificare le fila in vista di eventuali negoziati con il regime: è il tentativo più ambizioso mai messo in campo per unificare intorno a una piattaforma politica comune i nemici di Bashar al-Assad. Uno dei gruppi ribelli presenti, gli islamisti di Ahrar al-Sham, con legami con al-Qaeda e tra i più importanti della Siria, ha già chiesto di mettere fine all’”occupazione russo-iraniana” e preservare l’integrità territoriale e l’identità islamica del Paese.
Putin ha ricordato che i missili Calibre lanciati contro Raqqa sono armi “di precisione nuova, moderna e altamente efficiente” e che possono essere equipaggiati tanto “con testate convenzionali che con testate speciali, comprese quelle nucleari”. “Decisamente niente di tutto ciò è necessario per combattere i terroristi. E speriamo che non sia mai necessario”, ha aggiunto. Il Rostov sul Don è un sottomarino della classe Varshavyanka a bassissima emissione di rumore con tecnologia “stealth” avanzata. Già a novembre si era parlato di un bombardamento russo su Raqqa partito da un sottomarino ma la notizia non era stata confermata.
Considerato un sottomarino di ultima generazione, molto discreto, il Rostov sul Don ha distrutto, secondo il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, un importante deposito di munizioni, una fabbrica di mine e infrastrutture petrolifere”. Non si placa intanto lo scontro tra Mosca e Ankara per il jet russo abbattuto. Secondo il premier turco Ahmet Davutoglu, la Russia sta cercando di compiere “una pulizia etnica” nella provincia settentrionale di Latakia, dove vuole “espellere” i turcomanni e la popolazione sunnita, che “non hanno buoni rapporti col regime. Vogliono pulire etnicamente questa area per proteggere il regime e le basi russe”. (AGI)