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Per cambiare bisogna ripartire dalla gente comune!

Creato il 05 settembre 2012 da Freeskipper
Per cambiare bisogna ripartire dalla gente comune!di Giovanni Acquati. Come previsto, senza porsi il minimo dubbio o cercare alternative nonostante l’evidente pessima situazione, ma col solo obiettivo di diminuire un debito che ormai sappiamo impagabile, impoverendo così ulteriormente le famiglie, i cittadini, le imprese, che sono invece quelle che bisognerebbe salvaguardare, siamo arrivati alla svendita dei beni dello Stato, a fare esattamente ciò che vuole la politica economica liberista: privatizzare lo Stato e dunque lasciare mano libera a speculatori, multinazionali, banchieri, industrie farmaceutiche, mafie, finanza d’assalto coi fondi cumulati nei paradisi fiscali. Anziché essere costoro a pagare perché hanno ridotto il mondo in questo stato, sono coloro che ancora ne beneficiano. Si continua dunque a gestire la crisi come se fosse ”solo” una questione matematica e finanziaria e non anche morale e sociale. Si pensa principalmente a ridurre il debito facendo credere che i problemi comincerebbero a risolversi, senza capire invece che ci vuole equilibrio e non si può pensare di risolvere in un anno una deriva cominciata almeno 30 anni fa! Si continua cioè a pensare e imporre soluzioni con la testa di banchieri, gli unici che alla fine ci guadagnano, anziché mettere davanti la vita concreta e quotidiana dei cittadini. Si continua a lasciare le risposte nelle mani di economisti, quando invece bisognerebbe ascoltare la gente sentire le loro vere esigenze, rispondere ai loro reali bisogni. E’ arrivato il momento anche di chiedere agli economisti di stare zitti. Davanti a un evidente fallimento globale delle teorie economiche attuali, bisognerebbe che facessero un bagno di umiltà mettendosi semplicemente al fianco della gente, ascoltando ciò che dicono e studiando quali strade innovative intraprendere che siano diverse da quelle che ancora si continuano a perseguire nonostante i drammatici risultati reali. Capisco che è comprensibilmente difficile mettere in discussioni anni di martellamento unidirezionale, soprattutto in campo economico, perpetrato da Università che non fanno altro che “inculcare” passivamente ed acriticamente nella mente degli studenti, teorie vendute per certezze, che poi si trasmettono a cittadini inermi e impotenti e senza strumenti per valutare: ma è più che mai necessario cominciare a farlo, perché tra poco ci troveremo un Italia svenduta a chi ha solo soldi e non idee e tanto meno senso sociale! A fronte dunque di un modello dominante che ci ha abituato a “subire” passivamente dei “dogmi economici” che sono invece solo opinioni o imposizioni di potere di chi vuole mantenere la sua posizione di dominio, servirebbe avviare una nuova “pedagogia educativa” che si ponga l’obiettivo di “liberare” la mente del cittadino “sottomesso”, facendogli capire che il vero potere è nelle sue mani. Vi sembrerà banale dire ciò perché viviamo in un realtà che viene definita “democratica” per il sostanziale motivo che tutti hanno il diritto di voto. Mi domando però se sono davvero “liberi” ovvero “coscienti” coloro che vanno a votare! Mi domando ancora come viene fatta la propaganda elettorale, a cosa si punta, come viene impostata e usata dai partiti e dai media. I cittadini: “partecipano”, sono coinvolti o semplicemente si cerca di “convincerli passivamente” con tutti i mezzi possibili, offrendo loro un “avere di più” anziché un “essere di più”? Certo voi direte che ciò che conta per la maggior parte della gente è “l’avere di più”, ma se ci rassegniamo a ciò, allora nessun cambiamento sarà mai possibile a questo modello di società che con sempre maggiore evidenza è in mano a un gruppo ristretto di persone che vogliono semplicemente avere a che fare con “sudditi” piuttosto che con cittadini “pensanti”! Io voglio continuare a credere nei cittadini e nel loro desiderio di “essere di più”. Per questo vedo la necessità di nuovi “educatori” ovvero persone che si mettono a disposizione con le loro conoscenze ma non le impongono, semplicemente si limitano ad “ascoltare” e sollecitare discussioni. Questi nuovi educatori devono aiutare nell’analisi critica e partecipata per una maggiore conoscenza della realtà economica e sociale attuale, mettendola così in discussione: la prima cosa necessaria infatti è aiutare tutti a “prendere coscienza” che il mondo intero è rileggibile e regolabile in altro modo. E’ certo infatti che se non si parte dai cittadini, dalla gente comune, nessuna novità o cambiamento sarà mai possibile. Dopo la presa di coscienza dunque, il passo successivo sarà una nuova prassi, ovvero l’azione quotidiana, un nuovo modo di agire in ogni ambito perché, una volta che si arriva a capire chiaramente qualcosa, viene spontaneo dire “bene ma ora che si fa?”. Così tutti coloro che da anni già attuano pratiche di economia sociale e innovativa, con grande difficoltà nel sistema attuale, troveranno nei nuovi cittadini più coscienti e liberi, ulteriore alimento per allargare le proprie iniziative. La sola cosa da non fare è rassegnarsi al pessimismo: convinciamoci invece che la nostra vita è un percorso quotidiano per la conquista della nostra vera libertà, individuale e collettiva insieme. E siamo solo noi cittadini semplici e umili a poterlo fare, organizzandoci e dimostrando senso di responsabilità.

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