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Per i sanminiatesi, Giuseppe Fiaschi è "la passione per il gioco del calcio".
Di quel gioco del calcio "vero", quello che si gioca nei campi di provincia.
Lui inizia a giocare tra le macerie di una San Miniato distrutta dalle bombe della seconda guerra mondiale, dove, per molti, il rincorrere un pallone appariva un lusso anche per un bambino.
A San Miniato ci sono stati ragazzi che magari hanno avuto una carriera da calciatore più importante e lunga della sua, come Nerio Ulivieri, Pietro Sabatini o Stefano Bianconi.
Ma Giuseppe, oltre ad essere stato il primo a girare il mondo dietro al pallone, arrivando a giocare in serie B con il Prato e la Lucchese, per chiudere la carriera professionista nell'Internapoli, ha riportato tutto il bagaglio di esperienze e conoscenze, a San Miniato.
Qui, negli anni, da dipendente comunale addetto al mantenimento dei campi sportivi, e da allenatore dei bambini, ne è divenuto memoria storica e punto di riferimento.
La preparazione della festa dello sport che, su spinta della consulta territoriale per lo sport e l'amministrazione comunale, si terrà a San Miniato dal 21 al 23 settembre prossimo, mi ha dato l'occasione di passare un'intera mattinata con lui, girando per i campi sportivi del comune.
Per la festa dello sport, il gruppo del BuccianoFotoDiarioFestival presenterà una mostra fotografica in cui verranno raccolte le immagini che in questi giorni Tania e Veronica stanno realizzando, ritraendo le strutture e le attività sportive che ad oggi sono presenti nel territorio comunale.
Giuseppe dopo quasi trent'anni di attività, conosce "vita e miracoli" dei più di 10 campi sportivi, tra principali e sussidiari, del comune. Fino a poco più di 10 anni fa, ne aveva la completa cura, poi l'amministrazione decise di affidarne costi ordinari e gestione alle associazioni sportive, e lui ha continuato però a seguirli, chi per semplici consigli o supervisioni, altri con la segnatura delle linee e le principali manutenzioni.
Di ciascuno ne conosce storia, pregi e difetti dei fondi. Sa di quanta acqua dispongono, che tipo d'erba hanno, come e quando farla crescere.
E' uno spettacolo starlo ad ascoltare, seguire il filo dei suoi ricordi, la sequela di vicende, la sua visione dello sport ma soprattutto del calcio.
E allora ecco riaffiorare i miei ricordi.
L'odore dell'olio canforato e gli spogliatoi con le borse da gioco aperte sulle panche e sul pavimento.
La lavagna appesa al muro e le docce lavate con l'acido.
La piccola tribuna in cemento del campo di Corazzano che, quando ci venivo a giocare da bimbetto, mi sembrava di essere in uno stadio da serie A, con le case della città che spuntavano da dietro gli spalti.
Incontriamo, in molti campi, persone appassionate come lui. Con cui si mettono a raccontare le proprie storie, di come funzionano le cose, dell'erba che sta crescendo e come l'annaffiano.O del campo in sintetico, di San Donato.
Nel frattempo incontriamo ragazzi e ragazze che si stanno allenando per la stagione alle porte.
Il viaggio con Giuseppe si chiude nel suo piccolo regno, la pista di atletica del Fontevivo. Qui, sui campetti montati sul prato all'interno della pista, di cui cura tutto, compreso l'allestimento e la manutenzione del trattorino rasaerba, fa giocare i bambini, tra i 6 gli 8 anni che fa crescere a pane e pallone.
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