Per chi suona la campana_3 parte

Creato il 16 settembre 2012 da Cobain86

Marco (io)

L’estate finisce, i ragazzi non passano più in impennata e con la marmitta allentata (per far più casino) nel centro di Rovereto, la scuola ricomincia e l’anno trascorre abbastanza tranquillamente, la classe rimane più o meno invariata, se non fosse per il fatto che di lì a pochi mesi scoppierà un casino tremendo. Buona lettura!

Alcune mie compagne di classe si erano persuase della necessità di cacciare la nostra insegnante di economia aziendale (praticamente la materia sui vive ragioneria) e il mio migliore amico, Marco, che non aveva mai voluto fare il rappresentante ma quell’anno ci si ritrovò in mezzo, fu costretto a combattere tra due bei fuochi.

Dopo una bella lotta accesa con forti contrasti anche in classe (con evidente e aspettata scissione della classe in due fazioni), ironia del fato, chi aveva scatenato tutto questo bordello si ritirò (cioè proprio non venne più fino alla fine dell’anno), la prof si calmò e divenne una persona molto più rilassata, e tutti gli umori guerriglieri vennero sedati.

La gita di quarta è rimasta e rimarrà negli annali: super sbronza collettiva in un infimo agriturismo vicino a Pavia, con tanto di quel bere che avremmo fatto prendere la balla ad un esercito (1 bottiglia di ciascuno dei seguenti: vodka alla menta, Baileys, vino brachetto torinese, mezzo litro di coca e rhum).

Eravamo in 4 a bere, ma la scorta che ci sarebbe dovuta durare per 3 notti non ci durò nemmeno 2 ore!

E così ci lasciammo andare alle bischerate più efferate (baffi di dentifricio ad un mio amico addormentato, doccia aperta con un mio amico vestito sotto, discorsi totalmente privi di logica e sbeffeggiamenti reciprochi).

I giorni scorrono e i mesi, seppur con molte sofferenze fisiche e psicologiche date dalla mole di studio disumana, passano e arriviamo verso inizi di giugno, mese in cui mi fidanzo con Federica, amica conosciuta tramite il mitico Lupo Alberto, lasciando definitivamente la ragazza della grande metropoli.

Dopo mesi di sms, io e Fede decidiamo di provare questa “storia a distanza”; nel frattempo Betty mi dà il numero cellulare di una sua corrispondente cartacea, che si chiama Angela.

Iniziamo a scriverci e organizzo un incontro tra amici a Bologna alla fine della quarta, anche se l’incontro non ha il riscontro sperato (volevamo stare un po’ da soli per un eventuale bacio ma poi salta tutto).

Della serie “la vita è una sorpresa continua” scopro, tramite una catena di Sant’ Antonio che non vi sto a raccontare, che Betty si è fidanzata da almeno 3 mesi buoni con un tipo dell’ex gruppo e io ne ero totalmente all’oscuro, non me ne aveva minimamente accennato, nonostante ci si vedesse quelle 2/3 volte a settimana.

Insomma, morale della favola faccio la figura dell’unico bischero che non sapeva niente e giustamente mi incazzo come una iena, chiedendole spiegazioni per una scorrettezza di tale portata.

L’evento in sè è una cosa banalissima, me ne rendo perfettamente conto, ma la cosa che veramente mi fece andare in bestia è che era stato ben stabilito a priori (questo successe dopo la delusione presa dalla sua ex cotta, n.d.r.) che il nostro rapporto d’amicizia era basato sulla sincerità.

Dal momento che Betty mi nasconde il fatto che si vede ufficialmente (quindi come coppia alla luce del sole) con una persona da 3 mesi e non me ne accenna minimamente, se permettete, qualche dubbio sulla fiducia mi sorge spontaneo.

Un sacco di mie amiche sono fidanzate ma io non mai detto niente a proposito: dal momento che una persona di te si fida e ti confida che il suo cuore è già stracolmo d’amore per una persona, tu ti regoli di conseguenza e stop.

Mai avuto nessun problema, patti chiari e amicizia lunga, dice il motto. Ma se mi ritrovo davanti una persona di cui non so nemmeno se posso fidarmi o no, come può continuare un’amicizia? A botta fresca, cioè appena lo scoprii, riuscii a passare una scusa che ancora adesso mi lascia perplesso. Mi disse che aveva paura di ferirmi (perché scoprendolo da una miriade di altre persone che ti conoscono a malapena pensi che sia stato meglio??!!), che non aveva trovato il modo giusto per dirmelo…

Per fortuna la vita continua e, in attesa di spiegazioni convincenti, tra un bacio mancato e una fidanzatina dolce come il miele zuccherato, mi piglio un debito in informatica mentre invece, ancora una volta, mi salvo miracolosamente in matematica.  Nell’estate di quell’anno ebbi una vita sociale intensissima e movimentata.

L’inizio di scuola guida, con la conoscenza di persone che ancora adesso vedo e frequento, quali Omar, l’elettricista simpaticissimo, grandissimo bischero pure lui, amico e compagno di mille e mille ancora barzellette, scherzi e battute durante le interminabili ore di corso teorico e nel salone dei quiz; Valentina, ragazza con un gran cuore, dolcissima, con un sorriso sul volto e un’allegria che davanti a lei, ancora oggi, dimentico tutti i miei problemi e mi mette di buon umore.

Con mio zio Franco, venditore di camini antichi autentici, il lavoro non manca: gli realizzo il sito, mi curo personalmente dello stesso, stampo e creo biglietti da visita e ogni tanto si va insieme a bazzicare in qualche discoteca tipo Mascara o altre vicino alla città dove lui aveva la mostra di camini.

Il mio rapporto con Fede era intensissimo, una passione mai provata, una ragazza dolce e sensibile di 16 anni che sembrava capirmi, comprendermi e starmi molto più vicino nei momenti di sbattimento di quanto non facesse Betty o altre persone.

Mi sembrava incredibile aver trovato una persona che comprendesse così bene come mi sentivo, che riusciva a farmi sentire così amato e che riuscisse a darmi così tanta dolcezza.  Mentre il rapporto con Betty stava andando tranquillamente a rotoli, l’unica cosa salda rimaneva il mio amico d’avventure Marco, rimasto sempre nella stessa classe, pronto a testa alta ad affrontare le nuove difficoltà che l’anno successivo avrebbe comportato.

L’estate intanto stava finendo e, tra un quiz della patente e qualche messaggino con Angela, purtroppo, una sera dei primi di settembre, feci l’errore fatale che poi mi costò molto caro, cioè provai a difenderla da una sorella (che a mio parere aveva metodi dispotici e dittatoriali) alquanto irritabile.

Gira di qui gira di là Fede è riuscita a condirla in un modo che ora il despota ero io; la cosa veramente ironica e buffa (adesso che lo scrivo lo è, ma quando l’ho vissuto non si potrebbe proprio definire in questi termini) è che, da quel momento, iniziò un vortice auto-distruttivo che iniziò a far piazza pulita intorno a me e mi portò via stima e amore.

La scuola riapre i battenti e io inizio ad avere qualche problema con la suddetta, scuola guida infierisce pure lei e sono in crisi con Fede; un bel casino, altro che depressione… In questo punto iniziò il periodo più buio della mia vita: un spirale auto-distruttiva che continuava, giorno dopo giorno, a portarmi via stima e amore, imperterrita, fino a lasciarmi soltanto inerme, senza più forze per combattere.

Un boato era esploso dentro di me e mi aveva atterrato, togliendomi pian piano tutte le mie certezze e lasciandomi a terra, con un colpo allo stomaco durissimo che non accennava a spegnersi o a smorzarsi.

Poi è iniziato lo stage di due settimane alla Confcommercio (divertente ma allo stesso tempo incredibilmente noioso e alienante, in quanto mi facevano fare lavori di bassa manovalanza approfittandosene della mia precarietà) e, proprio durante una di quelle mattine, apro la mia casella di posta elettronica e ci trovo un’e-mail e trovo il numero di cellulare di Vale.

Vale era una ragazza che veniva dal sud e studiava qui al nord, mi aveva conosciuto sempre tramite Lupo Alberto (come anche Fede).
Lei aveva evidenti delusioni amorose alle spalle e brutte esperienze ma in me aveva trovato qualcosa di speciale…

Inizio questa specie di rapporto con Vale (la chiamerò così per distinguerla da Valentina, amica dell’autoscuola), ci scriviamo, ad un certo punto le chiedo di scambiarci le foto ma lei insiste (è fortemente contraria in quanto dopo si scoprirà che, mentre suo padre è un patito fotografo, lei le odia) e oppone resistenza, allora si decide di comune accordo un appuntamento al buio.  Ci si vede in un punto d’incontro comune, stazione del paese subito dopo la cittadina dove andavo a scuola.

Dopo il solito canonico quarto d’ora perso a trovarsi a vicenda, lei mi dice che non sono il tipo che si aspettava e che quindi del pomeriggio insieme non si fa niente. Io ritorno con il cuore letteralmente sbriciolato nella cittadina, e mentre aspetto il passaggio per arrivare a casa nella mia mente tutti i pensieri si affollavano: evidentemente l’unica ancora di salvezza per uscire da questa spirale era caduta in mare un’altra volta.

Appena a casa le scrivo un’e-mail dove specifico chiaro e tondo le mie idee. Quasi come se la mano del destino avesse agito, dopo 1 settimana è lei a mandarmi un messaggio e a scusarsi profondamente, ripetutamente (anche a voce). Iniziamo una specie di “ricostruzione” e fissiamo un appuntamento per i primi di dicembre, periodo coincidente con il mio nuovo esame pratico della patente. Agitazione e palpitazioni non si contano, lei viene nella cittadina dove studio e andiamo a girare insieme: obbligo di prendere la patente assoluto!

Per fortuna sembra che il vortice auto-lesionistico abbia cambiato rotta, finalmente ritrovo il fiato e l’energia per reagire e riesco a prender la patente ; dopo 2 giorni si va a fare un giretto nella cittadina, mano nella mano, con un amore e una dolcezza che pensavo ormai non trovar più.

Una dolcezza unita alla poesia del momento, con lo sfondo di una piccola cittadina che si prepara al Natale, pienamente addobbata di luminarie e negozi stracolmi di gente che si affolla per acquistare gli ultimi regali. Mancava la neve (per fortuna, avevo la patente da 2 giorni appena!) ma in compenso tutto il resto c’era: amore, dolcezza e tanta voglia di ricostruire quel mancato primo appuntamento che, per una serie di stupidi equivoci, era andato a monte. Purtroppo è stata la prima ed unica volta, in quanto lei ha avuto problemi con la madre e con gli studi… Dopo pochi mesi ci siamo lasciati, così, senza rimpianti. È stata un flash, una piccola fiamma che però ha riacceso in me la speranza di poter ripartire e cambiare le cose che mi si ritorcevano contro.

Angela, intanto, viene ospite da Betty per le vacanze pasquali del 2005 e, sempre con la comitiva d’amici, andiamo all’Amnesia dove, tra il narghilé (un aggeggio che usano gli indiani per fumare aromatizzando il tabacco) e un capiroska, decido che è il mio grande momento e dò un bacio a fior di labbra ad Angela.

È stato un momento molto intenso, vissuto tra luci soffuse e musiche a sfondo egiziano, dove ormai conta solo che provi con i tuoi sensi ed ignori tutto il resto. Un posto dove puoi, finalmente, avere una visione chiara della vita e di quello pensi, immerso in un totale relax e in un’atmosfera paradisiaca.

E dopo aver incredibilmente (me ne stupisco anch’io, a volte) passato l’esame di maturità con 71 (sorprendendo tutti nella prova di informatica con un 14/15) me ne sono andato in vacanza con i miei –e mi son tirato dietro anche Marco- in montagna, a recuperare le energie perdute durante le afose studiate estive.

Caso vuole che un giorno (uno dei tanti) scrivo un sms ad Aurora (un’amica di Angela); al sms non risponde lei, ma un’amica, Cristina, con cui poi diventerò amico in una maniera veramente speciale.

Cristina è l’amica di cui ognuno di noi (forse, è solo una mia impressione) avrebbe bisogno: gentile, carina, simpatica, pronta allo scherzo, seria e dolce quando sei nei casini, affettuosa quando ti sente un po’ giù. L’amica che potresti chiamare anche di notte se hai davvero deciso di chiuderla con tutto e tutti; quel tipo di amica talmente furba che sa valorizzare le tue qualità e aiutarti a correggere i tuoi difetti, in modo da evitarti figure pessime. Quell’amica che quando non c’è ti manca e quando c’è non vorresti mai che andasse via, una ragazza estremamente ironica ed intelligente che mi ha dato molto in allegria e come persona lei stessa.

In questo periodo (da Angela in poi) ho avuto un’ ”apertura musicale”, cioè sono passato dall’house, hip-hop, rap e chill out, attraversando la poesia di Vasco, per poi tornare alle radici del pop. Ho scoperto che voglio ascoltare quanta più musica possibile; pur mantenendo i miei artisti preferiti (i Nirvana, se non lo si era ancora capito ) voglio aprire la mia mente a tutte le esperienze musicali possibili, in modo da avere davanti ai miei occhi un quadro completo del panorama musicale che mi circonda.

Oltre al settore musicale ho deciso di ampliare anche quello cinematografico.

Ho, di recente, scovato una passione per la comicità (in tutte le sue forme, da quella mimica di Rowan Atkinson –Mr. Bean- a quella puramente verbale, tipicamente italiana ed americana), fomentata sicuramente dal mio animo profondamente bischero.  Ho anche subito un’esposizione teatrale di tutto rispetto: musical e spettacoli comici regalano in teatro un clima e un’atmosfera che è impossibile rintracciare altrove.

To be continued…

Marco


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