Cos'è che fa andare avanti il capitalismo?
di Michael A. Lebowitz
Voglio porre una domanda molto semplice: Cos'è che fa andare avanti il capitalismo? o, detto nel linguaggio più tecnico dei marxisti, Come fa il capitalismo, in quanto sistema, a riprodurre se stesso?
Certo, il primo punto che dobbiamo stabilire attiene a che cosa intendiamo per capitalismo. Le persone, quando usano questo termine, si riferiscono a cose diverse fra loro. Possono avere in mente un'economia di mercato oppure un economia con lavoratori salariati - o anche soltanto un'economia in cui dominano le corporazioni. Naturalmente, sarà diverso anche quello che essi intendono per anti-capitalismo - può voler dire, anti-mercato, anti-lavoro salariato, e può anche significare semplicemente anti-grandi corporazioni.
La mia definizione è quella sviluppata da Marx: il capitalismo è una relazione nella quale la separazione fra le persone che lavorano ed i mezzi di produzione, e l'organizzazione dell'economia fatta da chi possiede quei mezzi di produzione, ha come risultato il fatto che, per sopravvivere, le persone devono impegnarsi in una transazione - devono vendere la loro capacità di lavorare a quei proprietari. Ma, la caratteristica del capitalismo non è semplicemente quella per cui la massa delle persone dev'essere costituita da lavoratori salariati. E' anche quella per cui coloro che acquistano la capacità di svolgere lavoro sono interessati ad una cosa, e solo ad una cosa - i profitti (e sempre più profitti); che è come dire che gli acquirenti di forza lavoro sono capitalisti, ed il loro scopo è quello di far crescere il loro capitale.
Ciò che il capitalista ottiene come risultato dell'acquisto della capacità dei lavoratori, è il diritto a dirigere i lavoratori nella produzione ed il diritto di controllare tutto quello che essi producono. Si tratta di una serie di rapporti di produzione molto diversi nel caso, per esempio, di una cooperativa, o un collettivo, dove i lavoratori dirigono essi stessi la produzione ed hanno il diritto di proprietà su quello che producono. All'interno delle relazioni capitalistiche, il capitalista ha guadagnato il diritto a sfruttare i lavoratori nella produzione. Lui li paga, in media, abbastanza per soddisfare i loro bisogni abituali, ma ha anche guadagnato il diritto a spingerli a produrre più di quanto gli costino per il loro utilizzo. Come risultato, il lavoratore produce un valore addizionale, più denaro, profitti, per il capitalista - il lavoratore produce più capitale per i capitalisti. E quel capitale. il risultato dello sfruttamento dei lavoratori, va a finire nell'accumulazione di più mezzi di produzione. Quello che vediamo quando osserviamo il capitale, è il risultato di tutto lo sfruttamento passato.
Era questo, il messaggio centrale che Marx tentava di trasmettere ai lavoratori. Che cos'è il capitale? E' il risultato dello sfruttamento. E' il prodotto dei lavoratori, prodotto che è stato rivolto contro di loro, sotto forma di strumenti, macchinari - di fatto, tutto il prodotto dell'attività umana (mentale e manuale).
Ma come viene rivolto contro di loro? Prima di parlare di come questo sistema vada avanti, come riproduce sé stesso, dobbiamo capire perché sia importante rispondere anche a questa domanda. Pensare all'impulso dei capitalisti ad espandere il loro capitale, l'impulso ad aumentare lo sfruttamento dei lavoratori. Come possono farlo? Un modo è quello di far lavorare di più, i lavoratori, per i capitalisti, ad esempio aumentando la giornata lavorativa o intensificandola (aumento dei ritmi). Un altro modo è abbassare i salari dei lavoratori. E, un altro ancora è quello di evitare che i lavoratori traggano beneficio dai progressi nelle conoscenze sociali e nella produttività sociale. Il capitale è continuamente alla ricerca di una maniera di espandere la giornata lavorativa, in lunghezza ed in intensità - cosa che è, ovviamente, in contrasto con il bisogno degli esseri umani ad avere più tempo per sé stessi per il riposo e per il proprio auto-sviluppo. Il capitale è anche continuamente alla ricerca di modi per abbassare e mantanere bassi i salari, cosa che ovviamente significa negare ai lavoratori la possibilità di soddisfare i loro bisogni esistenti e di condividere i frutti del lavoro sociale. Come fa il capitale ad ottenere tutto questo? Ci riesce, soprattutto, separando i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri.
La logica del capitale non ha niente a che fare con i bisogni degli esseri umani. In questo modo, pratiche quali l'utilizzo del razzismo e del patriarcato al fine di dividere i lavoratori, l'uso dello Stato per bandire o schiacciare i sindacati, la distruzione della vita delle persone smantellando le fabbriche e rilocandole in parti del mondo dove le persone sono povere, dove i sindacati sono vietati e dove non esistono leggi ambientali - tutto questo non è accidentale, ma è il prodotto di una società nella quale gli esseri umani sono semplicemente uno strumento per il capitale. Potremmo andare avanti a parlare delle caratteristiche del capitalismo, ma ritengo che il punto sia chiaro.
Perciò torniamo al tema - com'è che tutto questo continua? Cos'è che fa andare avanti il capitalismo? Come si riproduce un simile sistema? Lasciatemi suggerire alcune risposte.
Per prima cosa, lo sfruttamento dei lavoratori non è evidente. Non sembra che il lavoratore venda tutta la sua capacità di lavorare e che il capitalista poi proceda poi a trarre tutti benefici di quel suo lavoro. Sul contratto non c'è scritto - questa è la parte della tua giornata durante la quale stai lavorando per te stesso (riproducendo le tue esigenze), e questa è la parte durante la quale stai lavorando per il capitalista e stai facendo crescere il suo capitale. Piuttosto, appare che il lavoratore venda un certo ammontare del suo tempo (una giornata di lavoro) al capitalista e che ne tragga l'equivalente in denaro. Quindi, chiaramente, il lavoratore deve ottenere quello che merita - se il suo reddito è basso, allora questo può solo significare che quello che vende non deve poi valere molto, vende qualcosa che non è che contribuisca così tanto alla società (sicuramente, molto poco in confronto al capitalista); di fatto, dovrebbe essere contento di non guadagnare niente. Ad una rapida occhiata, non c'è nessun sfruttamento. Marx era molto chiari su questo punto - il modo in cui i salari vengono espressi, come salari per un dato numero di ore, estingue ogni traccia di sfruttamento - "tutto il lavoro appare come lavoro pagato". Questa sparizione, in superficie, dello sfruttamento, notava Marx, sottende "tutte le concezioni della giustizia possedute sia dal lavoratore che dal capitalista, tutte le mistificazioni del modo di produzione capitalista". Si noti che non è solo il capitalista che tende a pensare che non vi sia sfruttamento; tende a pensarlo anche il lavoratore. Nel caso, quando i lavoratori lottano, non stanno lottando contro lo sfruttamento, ma contro iniqui salari o ingiuste condizioni lavorative - stanno lottando per un salario migliore o per una giornata lavorativa più breve, per qualcosa che loro considerano giustizia: "un'equa giornata di lavoro per un'equa paga giornaliera". In breve, non vedono sé stessi impegnati a sfidare il sistema, ma solamente i suoi effetti iniqui.
In secondo luogo (e strettamente legato al primo), se non appare che c'è sfruttamento dei lavoratori, nel processo di produzione, allora il capitale non può apparire come il risultato dello sfruttamento - non può essere riconosciuto come il prodotto stesso dei lavoratori. Quindi, da dove proviene tutta questa ricchezza? Qual è la fonte dei macchinari, della scienza, di qualsiasi cosa che incrementa la produttività? Può essere dovuta soltanto al contributo del capitalista. Avendo venduto al capitalista la loro capacità di lavorare (e conseguentemente i diritti di proprietà su tutto quello che viene prodotto), la produttività sociale dei lavoratori prende necessariamente la forma della produttività sociale del capitale. Capitale fisso, macchinari, tecnologia, scienza - tutto appare necessariamente soltanto come capitale. Marx commentava, "L'accumulazione della conoscenza e dell'abilità, delle forze produttive generali del cervello sociale, viene conseguentemente assorbita nel capitale, come opposta al lavoro, e quindi appare come un attributo del capitale". Quello che sto descrivendo qui è la mistificazione del capitale. Più il sistema si sviluppa, più la produzione si basa sul capitale fisso, sui risultati del lavoro passato che prende la forma di capitale - più il capitale (ed il capitalista) appare essere necessario ai lavoratori. Insomma, non è per caso che i lavoratori vedono sé stessi dipendere dal capitale. Marx ha fatto un comento molto significativo:
"Il progresso della produzione capitalistica sviluppa una classe operaia che per educazione, tradizione ed abitudine guarda ai requisiti di questo modo di produzione come se fossero leggi naturali auto-evidenti. L'organizzazione del processo capitalistico di produzione, una volta che è pienamente sviluppato, abbatte ogni resistenza."
Data la natura nascosta dello sfruttamento, e la mistificazione del capitale, abbiamo ovviamente delle forti basi perché il capitalismo si possa riprodurre come sistema. Ma c'è di più.
Una terza ragione per cui capitalismo va avanti è quella per cui la società, non sembra soltanto dipendere dal capitale e dal capitalista per ogni progresso. In quanto individui dentro relazioni capitalistiche, i lavoratori sono realmente dipendenti dal capitale per soddisfare i loro bisogni. Fin ché sono separati dai mezzi di produzione e finché hanno bisogno di vendere la loro capacità di lavorare per poter avere il denaro per comprare le cose di cui necessitano, i lavoratori hanno bisogno del capitalista, il quale è il mediatore fra loro e la soddisfazione dei loro bisogni. Per il lavoratore salariato, la vera tragedia non è la vendita della sua forza lavoro; è l'incapacità di venderla. Cosa ci può essere di peggio per uno che vuol vendere una merce, se non il fatto di non trovare alcun acquirente? I lavoratori, a quanto pare, hanno interesse nella salute dei capitalisti, hanno interesse che si espanda la domanda dei capitalisti per la loro forza lavoro - per educazione, tradizione, ed abitudine, essi guardano ai bisogni del capitale come se fossero leggi naturali auto-evidenti, come se fossero senso comune. La riproduzione dei lavoratori come lavoratori salariati richiede la riproduzione del capitale.
Abbiamo bisogno di altre ragioni per la continuazione del capitalismo come sistema? Lasciatemene aggiungere una in più, prima di considerate alcune delle implicazioni. I lavoratori non sono semplicemente dipendenti dallo stato del capitale in generale a causa del loro lavoro, e conseguentemente della loro capacità di soddisfare i propri bisogni; essi sono dipendenti da particolari capitali! Proprio perché il capitale esiste sotto forma di molti capitali, e questi capitali competono l'uno contro ciascun altro, per espandersi, c'è una base per cui dei gruppi di lavoratori leghino la loro capacità di soddisfare i propri bisogni, al successo di quei particolari capitali che danno ad essi lavoro. In breve, anche senza parlare dello sforzo cosciente da parte del capitale di dividere, possiamo dire che esiste una base per la separazione dei lavoratori in aziende diverse - sia all'interno che fra paesi diversi. In altre parole, possiamo facilmente osservare come i lavoratori vedano gli altri lavoratori come nemici, e faranno concessioni ai loro datori di lavoro al fine di aiutarli a competere meglio.
Non è difficile allora capire perché Marx abbia potuto dire che il capitalismo produce lavoratori che vedono i suoi requisiti come "leggi naturali auto-evidenti". Quando consideriamo la dipendenza del lavoratore dal capitale, non è difficile afferrare il motivo per cui il capitalismo va avanti. Dopo tutto, Marx non solo ha suggerito che il capitalismo "spezza ogni resistenza", ma ha anche detto che il capitale può "contare sulla sua [del lavoratore] dipendenza dal capitale, che sgorga dalle condizioni stesse della produzione, e viene garantita perpetuamente da esse". Il capitalismo, in breve, tende a produrre i lavoratori di cui ha bisogno.
Beh, si potrebbe dire che sto presentando un quadro del capitalismo piuttosto distorto. Sto facendo sembra il capitalismo un sistema senza contraddizioni, un sistema economico stabile che fornisce beni. Che dire delle crisi economiche? Forse il capitalismo non produce inevitabilmente crisi, crisi inerenti la sua natura? Alcuni prevedono il collasso del sistema una volta la settimana. Non prendo troppo in considerazione gli argomenti che suggeriscono che la crisi permanente del capitalismo sia cominciata nell'ora della sua nascita. Ma, ma il sistema provoca crisi - periodi nei quali i profitti crollano, la produzione scende, le persone sono disoccupate. Non dimostrano forse queste crisi che è necessario un nuovo sistema?
Senza dubbio, una crisi economica porta in superficie la natura del sistema economico. Quando ci sono disoccupati, risorse, macchinari, e fabbriche - e allo stesso tempo persone che hanno bisogno di quelle cose che potrebbero essere prodotte - è abbastanza ovvio che la produzione nel capitalismo non si basa sui bisogni umani ma, piuttosto, soltanto su quello che può essere prodotto per un profitto. Questo è il momento in cui le persone possono essere mobilitate per mettere in discussione il sistema. Tuttavia, finché le persone continuano a pensare che il capitale sia necessario, la soluzione cui guardano non sarà quella che sfida la logica del capitale. (La stessa cosa varrà anche nel caso delle crisi ambientali che il capitalismo produce). Finché vedono il capitale come fonte di lavoro, fonte di ricchezza, fonte di ogni progresso, la loro risposta sarà che non vogliono uccidere la gallina dalle uova d'oro.
La stessa considerazione dev'esser fatta in relazione alle lotte dei lavoratori contro il capitale per ridurre la giornata lavorativa, migliorare le condizioni di lavoro e far crescere i salari - sia direttamente contro specifici datori di lavoro che nel tentativo di coinvolgere anche lo Stato ed usarlo per i propri interessi. Finché i lavoratori non vedono il capitale come un loro proprio prodotto e continuano, invece, a pensare di aver bisogno di capitalisti sani, non in crisi, come senso comune (e come se fosse nel loro interesse), continueranno ad astenersi da quelle azioni che metterebbero il capitale in crisi. Finché i lavoratori non la faranno finita con l'idea che il capitale sia necessario, uno Stato sotto il suo controllo continuerà ad agire per facilitare le condizioni di una riproduzione allargata del capitale. Qui, in poche parole, c'è tutta la triste storia della socialdemocrazia - la quale, nonostante il punto di vista soggettivo di alcuni dei suoi sostenitori, ha finito per rafforzare il dominio del capitale.
Quindi, torniamo alla nostra domanda - cos'è che fa andare avanti il capitalismo? Come si riproduce il capitalismo, in quanto sistema? Credo si possa vedere la risposta che sto dando: il capitale tende a produrre la classe operaia di cui ha bisogno. Produce lavoratori che lo vedono come necessario - un sistema che è iniquo, che richiede che tu lotti costantemente per soddisfare i tuoi bisogni, un sistema gestito da persone che ti rendono la vita difficile, un sistema dove la riproduzione del capitale è necessaria per la riproduzione dei lavoratori salariati. Che cosa fa andare avanti il capitalismo? I lavoratori salariati. La riproduzione dei lavatori come salariati è necessaria per la riproduzione del capitale.
Si noti che non ho detto niente sul patriarcato o sul razzismo. Alcune persone a sinistra sostengono che il patriarcato ed il razzismo siano condizioni necessarie di esistenza per il capitalismo. Io penso che bisogna distinguere fra cosa è necessario e cosa è utile per il mantenimento del capitalismo. Quando parliamo di necessità, stiamo dicendo che senza X, il capitalismo non potrebbe esistere. Non credo che questo sia vero per quanto riguarda il patriarcato o il razzismo. Il capitale usa certamente il razzismo, il patriarcato, il nazionalismo, e le differenze etniche per dividere la classe operaia, per indebolirla e per stornare le sue lotte lontano dal capitale. Ma può trovare molti modo per dividere ed indebolire i lavoratori. E può, se forzato, farlo senza razzismo o senza patriarcato, così come può, se forzato, vivere con salari più alti e con una giornata lavorativa più breve. (così com'è stato capace di fare senza apartheid e senza dominio bianco in Sud Africa). Quello con cui il capitale non può vivere, tuttavia, è una classe operaia che capisce che il capitale è il risultato dello sfruttamento (ad esempio, che la ricchezza presente è il prodotto dei lavoratori collettivi) e che è anche disposta a lottare per mettere fine a tale sfruttamento.
Ovviamente, una classe operaia con queste caratteristiche non cade dal cielo - non quando il capitale produce lavoratori che vedono le esigenze del capitale come leggi naturali auto-evidenti. Allora, la risposta quale sarrebbe, quella di un partito di avanguardia che apporta una coscienza socialista ai lavoratori ignoranti? Perché, i lavoratori che sono i prodotti del capitale, dovrebbero prestare attenzione a questi messaggi dall'esterno? Quest'immagine sembra mostrare uno scenario di inevitabile irrilevanza ed isolamento.
Voglio suggerire, comunque, che l'immagine non è necessariamente tetra come appare. I lavoratori non sono semplicemente il prodotto del capitale. Essi vengono formati ( e formano sé stessi ) attraverso le relazioni nelle quali esistono. E trasformano sé stessi attraverso le loro lotte - non solo quelle contro il capitale ma anche quelle contro altre relazioni come il patriarcato ed il razzismo. Anche se queste lotte possono pienamente avvenire dentro i confini delle relazioni capitaliste, impegnandosi in lotte collettive le persone sviluppano un nuovo senso di sé stesse. Sviluppano nuove capacità, nuove comprensioni dell'importanza della lotta collettiva. Persone che producono sé stesse in quanto soggetti rivoluzionari attraverso le loro lotte, entrano nella loro relazione con il capitale come persone differenti; in contrasto con quelli che non sono in movimento, sono aperti a sviluppare una comprensione della natura del capitale.
Ma, sono solo semplicemente aperti ad una tale comprensione. Tutte quelle azioni, dimostrazioni e lotte in sé non possono andare oltre il capitalismo. Dal momento che lo sfruttamento appare intrinsecamente solo come un'iniquità e che la natura del capitalismo è mistificata, queste lotte portano soltanto alla richiesta di equità, per una giustizia dentro le relazioni capitalistiche, ma non giustizia oltre il capitalismo. Generano al più un sindacato o una coscienza socialdemocratica - una prospettiva delimitata da un continuo senso di dipendenza dal capitale, cioè, delimitato dalle relazioni capitalistiche. Dato che la risposta spontanea delle persone in movimento non va, in sé, oltre il capitale, la comunicazione della natura essenziale del capitalismo a tal fine fondamentale.
Per quelli nelle grinfie del capitale, tuttavia, è più che necessario capire semplicemente la natura del capitale e le sue radici nello sfruttamento. Le persone hanno bisogno di credere possibile un mondo migliore. Hanno bisogno di sentire che c'è un'alternativa - per cui valga la pena lottare. A tal proposito, descrivere la natura di un'alternativa socialista - ed analizzare le inadeguatezze ed i fallimenti degli sforzi del XX secolo - è parte essenziale del processo per mezzo del quale le persone possono essere messe in movimento per porre fine al capitalismo.
Nella misura in cui non tentiamo attivamente di comunicare la natura del capitalismo, e non lavoriamo esplicitamente alla creazione di un'alternativa socialista, siamo parte della spiegazione per cui il capitalismo continua ad andare avanti.
- Michael A. Lebowitz - pubblicato su "Monthly Review", 2004, Volume 56, Issue 2 (Giugno)