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Per fortuna a Roma c'è qualcuno che ancora si fa corrompere. E proviamo a spiegarvi il perché

Creato il 28 febbraio 2016 da Romafaschifo
Per fortuna a Roma c'è qualcuno che ancora si fa corrompere. E proviamo a spiegarvi il perchéPer fortuna qualcuno si è fatto corrompere e ha permesso, o per lo meno ci ha provato, alla città di andare avanti. Benemeriti: rischiano la gogna pubblica e la galera in cambio di poche decine di migliaia di euro, ma grazie a loro qualcosa si muove nella città dell'abbandono, della sciatteria, della fuga degli investimenti stranieri che sono, nell'immobiliare, un quarto di quelli non di Parigi, Berlino o Londra, ma di Dublino.

Ovviamente è un post provocatorio, giacché noi chi si fa corrompere vorremmo vederlo in galera perloppiù a vita. Ma proviamo a leggere la realtà un po' più dall'alto: nei giorni scorsi gli inquirenti hanno scoperto che gli uffici che a Roma rilasciavano permessi per costruire lavorano con personale letteralmente a libro paga dei costruttori. Uno schifo. Ma i permessi per costruire hanno riguardato speculazioni edilizie sull'Agro Romano o colate di cemento in zone vincolate? Assolutamente no, con l'attenzione mediatica che ormai c'è basta la foto di uno smartphone per fermare un cantiere in zona non appropriata e gli anni del sacco di Roma sono finiti da un pezzo tanto che la città ha oggi, come dicevamo, il più basso indice di investimenti sull'immobiliare in Europa: non si costruisce nulla, e questo sta massacrando l'economia essendo quella delle costruzioni la principale industria non solo dalle nostre parti, infestate di zozzi palazzinari, ma anche in città iperfinanziarie come Londra. Londra, insomma, non sarebbe e non sarebbe mai stata Londra se non passasse buona parte del proprio tempo ad autodemolirsi ed a ricostruirsi di continuo, generando grazie a questo un indotto economico formidabile. 

L'industria delle costruzioni non fa lavorare soltanto - e scusate se è poco - ingegneri, operai, geometri, minatori, cementifici, trasporti, gruisti. Ma anche impiantisti, imbianchini, pittori, notai, avvocati, arredatori, gallerie d'arte, fioristi, vetrai, antennisti, amministratori. Un comparto dell'economia decisivo. Un comparto che dalle nostre parti, per questioni ideologiche (demolire un palazzo mostruoso sulla Tuscolana per edificare al suo posto qualcosa di bello? Giammai, speculazione edilizia, colata di cemendo) e per una burocrazia inquietante viene tenuto fermo. 

E allora viva chi si fa corrompere in modo tale che almeno qualche minimo progetto vada avanti e non si areni definitivamente nelle pastoie di una burocrazia mozzafiato che fa fuggire i capitali anche dell'investitore più follemente innamorato della città. 

Prendete la ex Zecca di Piazza Verdi, un palazzo liberty di bellezza struggente. Qui si parla di progetti di riconversione da anni, da un decennio almeno. Doveva venire il Four Season, ma ovviamente dopo aver guardato a quale calvario burocratico sarebbero andati incontro sono scappati: rischio abbandono, anche qui come dovunque. Pare ora che ci siano i cinesi di Rosewood pronti ad investire grandi cifre, assumere centinaia di persone e dare una speranza di riqualificazione urbana a questo sempre più sciatto spicchio di città. Certo i movimenti avrebbero preferito occupare anche questo edificio e dare posti letto in cambio di fedeltà a derelitti ricattabili, ma "per fortuna" qualcuno si è fatto corrompere e ha passato sotto silenzio alcune pressoché assurde prescrizioni (la percentuale di hotel, la percentuale di negozi, la percentuale di uffici) consentendo agli investitori di aumentare le stanze d'albergo a scapito degli spazi per gli uffici. Danni per la città? Pressoché zero. Vantaggi per la città? Enormi dal punto di vista economico.

Ed ecco a cosa siamo arrivati, a cosa ci hanno ridotto. Ad augurarci - sempre stando dentro al paradosso - che qualcuno negli uffici imbalsamati, immobili e impenetrabili del Comune (ma della Regione anche) si faccia corrompere e di conseguenza si decida a mandare avanti almeno una o due delle mille pratiche incagliate che rappresentano plasticamente la morte economica della città, la fuga dei capitali, l'esodo dei talenti verso luoghi che danno maggiori chance. E ce ne sono davvero mille che vi invitiamo a immaginare. Chessò pensate al Forlanini, autentico gioiello in zona pregiata. Dovunque nel pianeta terra sarebbe oggetto di una operazione immobiliare capace di generare mezzo migliaio di posti di lavoro e centinaia di milioni di euro di investimenti privati, con l'obbiettivo di produrre ricchezza per anni e anni. E invece solo abbandono. Abbandono solo. 

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