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Per fortuna, il Re è morto.

Da Volobasso
Per fortuna, il Re è morto.
20 Maggio 1970.
In Italia viene varato lo Statuto dei lavoratori e Marco, ventenne che ha lasciato una ditata di grasso su un sogno, torna a casa dopo otto ore in fabbrica, pensa a lei e scrive una canzone.
Qualche giorno più tardi, in un locale intellettuale e pappone, da vero eroe pronuncia il suo nome al microfono e tutti sanno che quella musica è per lei, la ragazza emancipata che balla in prima fila.
La serata finisce, nelle lenzuola, nel suo corpo, tutta la notte e…cavolo, alle sei di nuovo in catena di montaggio.
Fine settembre 1986.
Con data ufficiale “ottobre 1986” le edicole italiane conoscono un bel giovanotto londinese. Passano i mesi e Craven Road 7 è la via del cuore, troppo difficile da raggiungere, almeno quanto quel ragazzo ad un metro da Marta, ragazza che vede una fase r.e.m. in novantotto tavole. Lui di calcio non capisce nulla ma coglie l’assist del fumetto e quel metro è alle spalle.
Il resto dicono che sia chimica, ma noi non abbiamo studiato e lo chiamiamo amore.
Febbraio 1996.
Pippo Baudo ruba la vittoria del Festival di San Remo agli Elio e le Storie Tese.
A Luca girano in sette ottavi, come lo stacco de La Terra dei Cachi.
Il giorno dopo si ritroverà al cinema con una ragazza con la quale ha parlato due volte, complici delle sòle di amici e amici di amici.
Il segreto è parlare, ascoltare.
E due sconosciuti possono regalarsi una bella serata, perché sentirsi stupidi ti fa star bene.
2008.
I Toto si sono sciolti, Richard Wright è morto e anche io non mi sento tanto bene.
Intanto Stefano e Anna, sedicenni d’assalto, hanno deciso che tre mesi di chat possano bastare e si incontrano davanti un bar, dopotutto, è come se si conoscessero da sempre.
Freud ha scritto: “…il toccare, il contatto corporeo rappresenta la meta immediata sia dell'investimento oggettuale aggressivo, sia di quello amoroso…ma l'isolamento è l'abolizione della possibilità del contatto…”
Loro questo non lo sanno e improvvisano una musica che non conoscono.
Un disastro.
Diceva Pino: i bambini vanno messi al sole, perché devono sapere dove fa freddo e dove c’è più calore. Ma a casa, il clima lo decidi tu.
Un signore seduto al bar, classe 1935, li osserva allontanarsi. Sono distanti, freddi.
Raccoglie un sette di denari facendo scopa e sorride, pensa che per fortuna il Re è morto.

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