Per i nazionalisti i russi scopano pure meglio (i cortili)

Creato il 03 agosto 2013 da Matteo
Pulito russo [1]
Le autorità di Kronštadt [2] per il giubileo della città hanno preso a sostituire i netturbini di nazionalità "non titolate" con "slavi". L'ardito esperimento può finire con un fallimento
02.08.2013 
Sensazionale! "I netturbini russi – come hanno riferito le autorità di Kronštadt – puliscono gli spazi cittadini in modo ben più efficace dei netturbini immigrati". Questo deve testimoniare un esperimento condotto in questo insediamento isolano. La dirigenza dei servizi pubblici di Kronštadt ha ridotto quasi di un terzo i netturbini immigrati - da 50 a 35. Al loro posto hanno trovato e messo (su base volontaria e senza costrizione) dei russi. E questi, come si riferisce, lavorano con ancor più zelo. "L'esperimento si è svolto con successo!" – mi ha assicurato il capo dell'amministrazione del distretto di Kronštadt Terentij Meščerjakov
A salutare la rinascita del popolo lavoratore mi sono recato direttamente a Kronštadt
Tra l'altro non è riuscito subito far conoscenza con questi nuovi russi. Dai caparbi mezzi di comunicazione di massa proteggevano premurosamente i netturbini le autorità locali. E solo dopo aver spiegato l'essenza dell'esperimento i funzionari ci hanno presentato queste rare persone (infatti avremmo potuto spaventarli e allora sarebbe stata la fine della rivoluzione del lavoro). Per esempio, Inga di Tomsk [3], Ol'ga della zona di Vologda [4], l'ex musicista Nikolaj di Pskov [5]. Che dire? Erano veramente dei russi insoliti. Nessuno beveva fino all'ora di pranzo. E quello che succedeva dopo pranzo era già in orario non lavorativo. Ma di questo più tardi.
Il capo dell'agenzia per i servizi pubblici della città Nikolaj Platonov, uomo sui 35 anni di dimensioni tondeggianti, ha chiesto di non cercare un sottotesto nazionalista nell'esperimento.
– I netturbini, come i criminali, non hanno nazionalità. Non si possono nazionalizzare le professioni! – non era d'accordo il sig. Platonov. – Tuttavia possiamo dire che i cittadini russi se la cavano meglio con il lavoro perché guardano più responsabilmente ai luoghi nativi.
– Cioè i netturbini russi, ne deriva, sono migliori?
– Non ho detto questo. Anche i tagiki possono essere buoni – ha dichiarato Platonov. – La cosa importante è che abbiano il passaporto di cittadini della Federazione Russa. Siamo obbligati a garantire il lavoro prima di tutto ai nostri cittadini. Se volete, la chiamerò perfino preferenza per i russi.
Bisogna dire che, a parte la preferenza per la popolazione indigena, le autorità sostituiscono i netturbini specialmente per il giubileo di Kronštadt. L'anno prossimo questa città (di grande gloria militare) festeggerà i 310 anni. "I netturbini hanno una colossale responsabilità!" Platonov invita a girare per le strade sull'automobile di servizio. La business class nera va senza fretta per la città vecchia.
– Guardate che pulizia intorno, che comfort. Hanno pulito tutto i nostri – dice Platonov. – Non avremmo molta voglia che in una città con una storia così ricca prevalessero gli immigrati, soprattutto quelli illegali. Perché la nostra città è molto colta, con prevalenza dei militari, là c'è la cittadella, la disciplina. Avremmo voglia di conservare il volto di Kronštadt. E per i 310 anni dobbiamo essere in generale perfetti. In città verranno i turisti, le delegazioni e non ci sono indifferenti le loro impressioni su Kronštadt. Il volto della città è il volto del netturbino!
Noterò subito che prima del pranzo, mentre andavamo, il volto di Kronštadt era un po' cupo, triste, appesantito dal daffare del giorno. Ho dialogato con la netturbina Inga, questa "fa 14 mila rubli [6] al mese", "è soddisfatta del lavoro", "ama cucinare". Inga ha spazzato mozziconi e incarti di dolciumi presso l'ingresso. Il tetro Nikolaj non lontano innaffiava i fiori in silenzio. Ma ecco che dopo pranzo i volti della città si sono trasfigurati e rallegrati. Come se qualcosa avesse riempito questi volti di vita. Il volto del netturbino Nikolaj per la felicità era tutto maturato come una prugna, ma Nikolaj lavorava ancora nell'aiola. Alle quattro del pomeriggio, quando è finito il turno, si è messo con dignità sotto un albero, lontano dalle rotte dei pedoni. Ho chiesto come si trova a lavorare con i netturbini immigrati. In risposta Nikolaj ha cantato con voce da baritono: "Dobbiamo essere tutti in pace. Ci ha generati tutti Gesù!".
E solo Inga non era abbandonata dalle preoccupazioni.
– Non sono d'accordo. Ci tolgono il lavoro!
– Ma tua madre...! – ha detto con voce roca Ol'ga. – Ti piace il tuo lavoro?
– Il lavoro è una merda – ha sospirato Inga. – A Piter [7] per un netturbino è più facile che qui. Qui se hai tralasciato una cartaccia, non l'hai raccolta, da tutto l'ingresso sentirai parole dolci.
– Bene per gli uzbeki, non capiscono nulla – era d'accordo Ol'ga.
– Ma alcuni sono bravi ragazzi, questi uzbeki – ha sorriso Inga. – Sono dei tali sfacciati.
– Sono già vecchia per queste cose – si è messa a ridere Ol'ga.
E Nikolaj già dormiva vicino all'albero.
I nostri eroi lavorano per la Srl "Žilkomservis Kronštadtskogo rajona" [8]. Questa grandissima compagnia di gestione appartiene al 90% a San Pietroburgo (Kronštadt è una formazione municipale al suo interno), nel suo organico di sono 60 netturbini russi. Oltre a questi 50 netturbini fino a non molto tempo fa erano pure forniti alla città (secondo un accordo di outsourcing) dalla compagnia edile Bona di Piter. E quasi tutti erano immigrati. I netturbini russi e i netturbini immigrati spazzavano insieme la città. E come canta Nikolaj, "tutti erano in pace", finché non è giunta una nuova scopa.
Tutto è cambiato con l'arrivo del nuovo capo di Kronštadt Terentij Meščerjakov. Dopo aver ricevuto la nomina a maggio, la nuova amministrazione ha annunciato la rinascita dell'"aspetto storico e culturale della città" prima dei festeggiamenti per i 310 anni. Hanno iniziato dalle cose semplici. Sulle case sono comparse targhette con i nomi pre-rivoluzionari delle vie. Il capo Meščerjakov ha riferito dello strapotere dei lavoratori immigrati provenienti dalla CSI, che non si trovavano storicamente nella città e ha iniziato l'esperimento con i netturbini. Bisogna dire che la società di Pietroburgo non ha capito Meščerjakov, lo hanno chiamato perfino nazionalista. Tra l'altro Terentij Vladimirovič aveva fama di funzionario di idee molto avanzate. Ancora ad aprile i netturbini del quartiere Frunzenskij del continente (il loro capo allora era Meščerjakov) furono obbligati a portare dei badge perché gli abitanti li conoscessero per nome. Da lui nel quartiere Frunzenskij Meščerjakov intendeva erigere un monumento a Steve Jobs. In possesso del grado di MBA, Meščerjakov fece uno stage all'università di Berkeley (che adesso per un funzionario è un passo del tutto rischioso). E all'improvviso – "cacciare gli immigrati!".
– Ma fa azioni di pubbliche relazioni – si è lamentato con me il capo della Srl Bona Vladimir Didyk, i cui netturbini adesso Kronštadt rifiuta. – Anche se all'inizio abbiamo pensato che volesse attaccare, rimuovere la nostra compagnia e portare la sua gente. Altrimenti come si poteva capire – dappertutto a Piter spazzano gli immigrati e questo che ha pensato?
– Ad assumere buoni netturbini russi, dice.
– Ma dove ne prende così tanti buoni! In cosa sono peggiori gli immigrati? – non era d'accordo Didyk. – Puliscono bene, non bevono, non chiedono molto, di cosa c'è ancora bisogno? E' una faccenda chiara, è necessario garantire il lavoro alla propria gente, ma questa stessa non vuole. Da dove ha preso questi russi Meščerjakov
Nell'ufficio del capo di Kronštadt Terentij Meščerjakov c'è un enorme ritratto di Pietro il Grande. Invece di un lungo tavolo a T per le riunioni ce n'è uno massiccio rotondo. Il sorridente capo della città sui quarant'anni incontra la gente all'europea, andando in anticamera.
– Storicamente come netturbini lavorava la gente del posto. E solo nell'ultimo decennio hanno lavorato gli immigrati. Vogliamo dare di nuovo lavoro alla gente del posto – dice Meščerjakov. – Non dico che succederà rapidamente di trovare buoni lavoratori, ma bisogna iniziare da qualche parte. Kronštadt è pronta a garantire un alloggio, per esempio.
– Così il problema non sono gli immigrati?
– Questi non sono un problema, se sono legali. Kronštadt è molto tollerante, come pure in complesso San Pietroburgo. E' una città di mare, qui per definizione non possono esserci conflitti sulla base della xenofobia.
– Al contempo Pietroburgo è chiamata la capitale del nazionalismo russo. Da voi a Pietroburgo hanno iniziato per primi a sfornare leggi xenofobe. Sui valori tradizionali, sulle minoranze sessuali…
– Questa è un'altra cosa, da noi non abbiamo questi problemi – ha risposto rapidamente Meščerjakov. – Qui da noi c'è il mare, il mare sottintende l'incontro con persone diverse.
– Ma non con i lavoratori immigrati?
– Ma come si immagina i lavoratori immigrati dell'Asia Centrale e il mare?
Dello stato d'animo patriottico del potere per qualche motivo non sono soddisfatti tutti gli abitanti di Kronštadt. In alcuni cortili, per esempio, chiedono proprio di far tornare i netturbini immigrati. E chi se ne frega, se non si armonizzano con il mare.
– Sappiamo come spazzano questi russi. Non spazzano un cavolo, in particolare dopo le quattro di pomeriggio – mi ha detto Lilija Genrichovna, responsabile del condominio al n°8 di via Lenin. – Perciò chiediamo che ci rendano il nostro uzbeko!
Con la richiesta che gli siano resi "i nostri uzbeki" o "i nostri tagiki" è intervenuto qualche altro condominio. Gli abitanti si sono lamentati che hanno cessato del tutto di spazzare i cortili. All'amministrazione di Kronštadt in risposta hanno comunicato che a causa della sostituzione della compagnia appaltatrice si è verificato un intoppo nel programma di pulizie, perciò "a singoli distretti si è smesso temporaneamente di fare attenzione". Ma i cittadini non si sono tranquillizzati e li hanno punti sul vivo. Nei forum locali accusano i netturbini russi di alcolismo e inseriscono perfino delle foto.
L'avvocato e attivista per i diritti umani di Kronštadt Igor' Rjabčikov ritiene che la campagna per l'assunzione di "netturbini russi" difficilmente continuerà a lungo. Per gli addetti ai servizi pubblici non è conveniente avere a che fare con lavoratori legali – è più semplice lavorare con "immigrati semi-legali". "Perfino se una persona ha tutti i documenti per l'immigrazione in ordine, i servizi pubblici la prendono a lavorare senza formalizzare un contratto di lavoro. Questi si possono pagare due-tre volte meno di quanto promesso e costringere a fare straordinari. E' una pratica usuale prendere i passaporti ai lavoratori immigrati come se la ditta si facesse carico della formalizzazione delle certificazioni, dei permessi, delle registrazioni e quant'altro. In realtà non si fa niente – dice Rjabčikov. – Per gli addetti ai servizi pubblici è conveniente assumere immigrati illegali: sono in stato di dipendenza e vulnerabili".
La leader del sindacato pietroburghese dei netturbini Sevara Manonova ha una camera in affitto alla periferia della città. Il marito Murad e i due figli sono al lavoro, Sevara raccoglie il letto dal pavimento e mette al centro un tavolo bassino. "Berremo un tè. Visto che mi hanno licenziata dal lavoro, bevo tè". Ovunque nella camera ci sono ritagli di giornale, raccolte di leggi. Sevara prende delle noci, del pane e racconta come si è resa il nome Sevara. Sevara era nel nativo Tagikistan e perfino sull'aereo Dushanbe-Pulkovo [9] era ancora Sevara. Ma a Sevara è bastato atterrare in Russia (nel 2008) che è diventata Sveta. "Così mi disse una guardia di confine. Sarai Sveta, probabilmente. E si mise a ridere. Ma io non ci credetti". Chiamarono Sevara Sveta al primo lavoro alla DEZ [10]. Poi quando lavoro in un negozio come addetta alle pulizia, poi in un cantiere e in seguito quando lavò i pavimenti alla polizia. E suo marito Miša (Murad) prese a chiamarla Sveta. E poi questa si dimenticò di chiamarsi Sevara. Spazzò le strade del quartiere Nevskij, invece dei 20 mila rubli [11] promessi la pagavano 8 mila [12]. E lo scorso autunno cessarono di pagarla del tutto. "I tagiki hanno paura di lamentarsi, ma io non avevo più pazienza, solo rabbia! Decisi di combattere". Sveta andò alla sede di Memorial [13] di Piter. Per mezzo degli attivisti per i diritti umani arrivò dai giovani andò dai giovani comunisti pietroburghesi dell'associazione "Nuovi Sindacati" (non del KPRF) [14]. Questi le proposero di capeggiare il sindacato dei netturbini.
– Stamparono un biglietto da visita. Mi chiesero come mi chiamavo. Dissi "Sveta". Dissero: "Sciocca! Non sei più una schiava", – rammenta orgogliosamente Sevara.
A Sevara assegnarono un giurista, una stanza in un ufficio, un telefono e dettero uno stipendio di 25 mila rubli [15] al mese. Nei primi giorni Sevara stessa telefonava ai netturbini tagiki di sua conoscenza e "perfino a quelli uzbeki" e raccontava come si potevano ottenere i soldi spettanti dagli addetti ai servizi pubblici. E dopo qualche giorno il telefono di Sveta si rompeva per le chiamate in entrata.
– All'inizio le persone avevano paura perché erano senza documenti, erano illegali. Come chiedere, se non sei nessuno? Dicevano che ero pazza. Ma poi comunque arrivavano… Scioperarono contro la schiavitù. Contro l'umiliazione. E perché gli pagassero gli stipendi.
In inverno Sevara insieme ai "Nuovi Sindacati" portò tre volte le persone alle iniziative. Gettate le pale, tagiki e uzbeki occuparono gli uffici della compagnia di gestione. I netturbini scioperarono nei quartieri Nevskij e Frunzenskij (li serve la Žilkomservis n°2). Dopo il primo sciopero gli immigrati fattisi coraggiosi furono fermati dalla polizia. Dopo il secondo Sevara fu chiamata in procura per un colloquio. Venuti a sapere del terzo, gli addetti ai servizi pubblici si arresero. I netturbini vinsero. Ma pare che spaventarono sul serio i funzionari di Piter. Sevara, di umore rivoluzionario, prima fu licenziata dalla ditta di pulizie che l'aveva mandata a lavare i pavimenti negli uffici. Subito la cacciarono dalla kommunalka[16] senza permetterle di prendere le sue cose. E in seguito si guastarono i rapporti con i "Nuovi Sindacati", dove per Sevara non ci sono più stanza, telefono e stipendio.
– Se torneremo a casa, ci saranno fame e guerra. Se resteremo qui, i russi ci mangeranno – dice Sevara. Sedendo al tavolino sul pavimento, fa a pezzi una grossa focaccia. – Bisogna imparare la vostra cultura e le vostre leggi, allora non ci toccheranno.
– E con il sindacato? Lei continuerà?
– Lo voglio tanto. Ma bisogna farsi un giurista e un telefono – sospira Sevara. – Cerco i soldi.
Forse un giorno daranno il nome di Sevara a vie e aiole. E appenderanno perfino targhette: "Qui spazzò Sevara". E nel nativo Tagikistan comporranno versi. Ma per ora la Giovanna d'Arco tagika cerca nei giornali posti da addetta alle pulizie per pagare un giurista e un telefono. Alle addette alle pulizie tagike sono pronti a pagare 6 mila rubli .
Al momento di salutarci Sevara mi allunga cautamente il suo biglietto da visita un po' scolorito da leader sindacale. Il nome "Manonova Sevara Bozorboevna" è cancellato, al suo posto è scritto "Sveta".
Pavel Kanygin, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/59337.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Impossibile rendere il gioco di parole dell'originale: čisto po-russki significa "in russo pulito", ma si può intendere anche come "pulito alla russa". [2] Città sull'isola di Kotlin nel golfo di Finlandia. [3] Città della Siberia meridionale. [4] Città della Russia settentrionale. [5] Città della Russia nord-occidentale. [6] 14 mila rubli sono circa 320 euro. [7] Nome colloquiale di San Pietroburgo. [8] "Servizi pubblici del distretto di Kronštadt". [9] Dushanbe è la capitale del Tagikistan, Pulkovo è un aeroporto di San Pietroburgo. [10] Direkcija Edinogo Zakazčika (Direzione del Committente Unico), direzione dei servizi pubblici. [11] Circa 460 euro. [12] Circa 180 euro. [13] "Memoriale", associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e attiva su tutti i fronti per la difesa dei diritti umani. [14] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa). [15] Circa 570 euro. [16] Appartamento in cui vivono più famiglie. [17] Circa 140 euro.

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