Per il bene delle Patrie Lettere,
invoco una bella guerra nucleare
di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Roberto Saviano, recensendo “Manituana” del collettivo Wu Ming, sulle colonnine de L’Espresso: “La sensazione è che il nuovo romanzo dei Wu Ming sembri in qualche misura un dialogo sibillino con la ‘Dialettica dell’illuminismo’ di Adorno e Horkheimer.”
Per la miseria, ma Saviano le spara davvero grosse, ma così tanto grosse che uno praticamente è costretto a cagarsi nelle mutande.
E Giuseppe Genna, recensendo “Sappiano le mie parole di sangue” di Babsi Jones, sulle colonne di Vanity Fair: “Virginia Woolf si è reincarnata. Vive in Italia, a Milano, e utilizza un nomme de plume non italiano: si chiama Babsi Jones. […] un capolavoro che scuote la letteratura italiana, i cuori e le menti dei lettori e delle lettrici. C’è un cromosoma di Jack Kerouac in questa incarnazione della Woolf. […]”
Ma porco diavolo, lo spirito critico è una supposta di glicerina, a questo è stato ridotto?
Ci si è ridotti a parlare sempre dei soliti, dei soliti quattro in odor di lenismo.
Che du’ par di palle!
Per il bene delle Patrie Lettere, io invoco una bella guerra nucleare che faccia fuori un po’ di teste di paglia.
Ladies and Gentlemen, divertitevi e macellatevi da soli, possibilmente con mazze da baseball in mano e pesanti clave, e dateci pure dentro, picchiate sodo, sulle teste soprattutto, in stile 300 – gran porcata di graphic-novel di Frank Miller, nonché gran filmaccio diretto da Zack Snyder.
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