Magazine Informazione regionale

Per il bene di Roma Marino deve dimettersi. Siete d'accordo con l'editoriale de L'Espresso di oggi?

Creato il 12 giugno 2015 da Romafaschifo
Per il bene di Roma Marino deve dimettersi. Siete d'accordo con l'editoriale de L'Espresso di oggi?

Per il bene di Roma Marino deve dimettersi

Il sindaco è del tutto estraneo al malaffare. 
Ma ormai solo uno choc come il commissariamento può salvare la città. Una decisione non più rinviabile.

qui l'articolo originaleMeglio dimettersi. Meglio il commissariamento. Meglio una soluzione choc rispetto al progressivo deteriorarsi di quel che resta di un’istituzione democratica. Roma va salvata, è nell’interesse nazionale. Urgente.


Non c’è tattica elettorale che tenga di fronte allo sfascio della capitale. Non c’è calcolo politico accettabile per rimandare una decisione tanto traumatica quanto necessaria. La soluzione peggiore è lasciar marcire nel discredito diffuso anche chi non ha responsabilità, né penali né amministrative. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è persona perbene; estraneo al malaffare ereditato con la vittoria nelle elezioni del 2013. L’inchiesta giudiziaria, nei suoi vari filoni, ci racconta un Marino solo contro i cattivi. Lui li chiama proprio così, cattivi, con un’espressione fanciullesca in contrasto con la spregiudicatezza e il cinismo degli attori di Mafia Capitale.
Mentre l’ostilità e l’impopolarità registrate nel suo stesso partito, il Pd, si possono meglio comprendere ora, in quanto è stato considerato un fastidioso ostacolo dal comitato d’affari trasversale insediatosi in Campidoglio. Le mani sulla città eterna non lasciano le impronte digitali del sindaco in carica. Questa verità va sempre ripetuta.
Salviamo Roma, dunque. Il titolo di copertina del numero di questa settimana segnala la patologia e prova a indicare terapie praticabili. È il seguito di altre copertine e di altri servizi giornalistici con cui “l’Espresso”, sin dal dicembre 2012, per primo ha svelato il perverso intreccio politico-mafioso. Salviamola, finché siamo ancora in tempo, dai barbari che l’hanno invasa e spolpata pezzo a pezzo.
In questo numero Lirio AbbateMarco DamilanoBruno Manfellotto documentano gli snodi di questa storia destinata a protrarsi nel tempo. Nonostante la solidarietà manifestatagli dagli esponenti del governo nazionale, fino a quando può durare in un contesto totalmente fuori dall’ordinario l’ordinaria amministrazione dell’onesto Marino? Un mese ancora? Fin dopo l’estate? Quanti altri avvisi di garanzia, quanti altri arresti, quante altre rivelazioni bisognerà aspettare per prendere atto che l’assemblea capitolina - così si chiama per legge il consiglio comunale di Roma - è ingovernabile.
L'interesse collettivo vien prima dell’orgoglio personale. Dimettendosi dalla carica il sindaco confermerebbe la sua totale estraneità rispetto agli affari criminali di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, la coppia rosso-nera che ha asservito amministratori locali senza qualità, funzionari disponibili, imprenditori di scarsa fortuna. Inoltre anticipando le proprie dimissioni, in piena autonomia, Marino può metter fine al logoramento cui sta andando incontro. Inevitabile la contestazione subita martedì 9 giugno dai militanti del movimento 5 Stelle nell’aula Giulio Cesare (su cui pure gli ultimi cinque arrestati pare abbiano fatto la cresta), quando i quattro consiglieri comunali arrestati per mafia sono stati sostituiti dai primi quattro non eletti; ma i cittadini non meritano neppure un sindaco in quotidiana difficoltà costretto a replicare agli sberleffi mandando baci ironici e facendo con le mani il segno della vittoria. Ad uscirne sconfitto è il buon senso.
Roma appare una città fuori controllo. In tutti i sensi. Non c’è capitale in Europa così sporca, sciatta, prigioniera dell’incuria. Metropoli cosmopolita e arretrata. La cui Grande Bellezza - potenza evocativa di un Oscar - è assediata da una corona di spine di quartieri periferici, lontani dai palazzi del potere, dove cova un profondo malessere popolare. I barbari di mafia capitale hanno lucrato, come si è visto, sulla raccolta differenziata dell’immondizia come sull’assistenza agli immigrati e ai rom. E il degrado si estende colpevole.
Per Roma insomma va cercata una soluzione straordinaria. Se la politica ne avesse l’autorità, il sindaco in carica dovrebbe essere investito di poteri straordinari e affiancato da un comitato di salute pubblica - composto dalle migliori intelligenze e competenze romane e nazionali - in grado di gestire questa difficile transizione. Ma non accadrà e la normativa attuale non lo consente. Se Marino si dimette, invece, apre la strada al commissariamento della città. La persona giusta per ricoprire quel ruolo c’è già. È un funzionario dello Stato schivo e determinato, Franco Gabrielli, da due mesi prefetto dopo aver guidato con successo la Protezione Civile con il recupero della nave Concordia. È il plenipotenziario del premier Renzi a Roma ("Chi è il nuovo Prefetto Franco Gabrielli"). A lui il compito di riportare ordine e regole nell’amministrazione capitolina. L’Italia guarda sgomenta.
Twitter @VicinanzaL
***Noi abbiamo un giudizio negativo di questi due anni di Giunta Marino. La città è stata amministrata male. Allo stesso modo consideriamo però di grande valore i segnali di discontinuità che il sindaco ha saputo dare: la rotazione dei dipendenti, un certo atteggiamento risoluto sulla pedonalità, nomine di qualità nelle municipalizzate, un capo dei Vigili Urbani finalmente non proveniente dalla fanghiglia del corpo dei Vigili Urbani, la fine della manovra d'aula, il bilancio in regola dopo oltre vent'anni, forse la fine della camorra dei cartelloni e, soprattutto, la lotta costante al PD, autentico grumo di mafia della città. Il sindaco spiega molto bene questa cosa nell'intervista di oggi a Il Messaggero (eccola). L'editoriale del direttore de L'Espresso Vicinanza è difficilmente attaccabile, ma non riusciamo a risponderci ad una domanda: come mai Franco Gabrielli dovrebbe fare meglio di Marino? In quale modo dovrebbe riuscire a impattare? Farà lavorare la Polizia Municipale? Diminuirà le finte malattie che dilaniano Atac? Aumenterà la scandalosa produttività di Ama? Come? Con quali poteri?Certo il commissario avrebbe dalla sua la possibilità di poter gestire la città senza doversi rivolgere al Consiglio Comunale. E non è poco. Basti vedere cosa è successo oggi: convocazione del consiglio, niente numero legale (i consiglieri del PD non si sono presentati) e rinvio a lunedì. E' stato così per tutta la consiliatura. Il commissario non avrebbe questo problema, ma non potrebbe certo contare su tante altre facilitazioni ammenoché il Parlamento non decida di approvare qualche legge speciale specificatamente dedicata a Roma. A fronte di questo piccolo vantaggio, la città avrebbe a nostro avviso un grande svantaggio: dover rinunziare all'apporto ed al lavoro di quegli assessori che da due anni stanno lavorando per dare una svolta concreta e strutturale alla città. Con misure e norme che potranno, se portate a dama, condurre Roma a standard più europei. Parliamo di Marta Leonori, di Giovanni Caudo, per certi versi di Guido Improta, di Silvia Scozzese e di Alfonso Sabella. Perché la città dovrebbe rinunciare a loro? E un eventuale commissariamento potrebbe in qualche modo coinvolgerli ugualmente? E poi un commissariamento non dovrebbe limitarsi a gestire l'ordinaria amministrazione rinunziando a progettare il futuro della città, le sue aspettative, le sue visioni, le sue aspirazioni? Rinunciando a qualsiasi tipo di riforma reale degli appalti, del commercio, dell'urbanistica, dei lavori pubblici come invece sta provando a fare l'attuale amministrazione. Altro dubbio: commissari a Roma ce ne sono già stati in passato. Non sarebbe la prima volta. O non hanno fatto nulla o quel poco che hanno fatto è stato immediatamente sconfessato - perché - impopolare dalla amministrazione che veniva subito dopo. E allora che diavolo di senso ha? Un esempio. Il prefetto Morcone, che fu in carica a lungo tra Veltroni e Alemanno, decise (tra le altre cose) di estendere la disciplina della ZTL anche alle orripilanti e pericolose macchinette, vetturette immatricolate come ciclomotori ma inquinanti come portaerei che vengono utilizzate o da bambini che non sono in età per la patente B, o da filibustieri che hanno avuto ritirata la patente e che invece questa auto la possono usare anche senza o, infine, da signore annoiate che così possono entrare in ZTL pur non essendovi residenti. Appena eletto, Alemanno, annullò questa normativa perché alcune concessionarie che vendevano macchinette glielo chiesero. Vanificando una delle poche cose buone e ragionevoli fatte durante il commissariamento. Allora, ribadiamo, che senso ha?-RFS

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :