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PER IL MOMENTO HO CHIESTO (ma forse intervengo)

Da Mammapiky @mammapiky
PER IL MOMENTO HO CHIESTO (ma forse intervengo)Alla fine ho seguito il vostro consiglio, tra l'altro il mio istinto mi diceva di fare lo stesso, e così ho parlato con le maestre. Ho chiesto, spiegato i fatti, palesato le perplessità e ora ne so quanto prima perché, a parte che il bambino è sì un po' irascibile, nient’altro da loro è stato notato.Non ci sono episodi di rilievo e le sue "minacce" sembrano essere solo parole che tra l'altro in loro presenza, pare non dire, per lo meno non l'hanno mai sentito. Allarme rientrato quindi. Sembra non ci sia niente di che preoccuparsi. Normale routine da asilo; sennonché rimango perplessa perché se l'inizio di conversazione ha viaggiato su questi toni, la fine si è rivelata tutta altra cosa e tra le due maestre pare esserci pure disaccordo.Dunque, mi è stato detto, spiegato, che il bambino non è di origini italiane (e questo di grazia l'avevo visto da sola). "Ma che c'entra?" dico io "C'entra perché in quelle realtà i bambini crescono prima". Allibita. Quali realtà? Teneri certi comportamenti sono sinonimo di crescere? Probabilmente mi hanno visto perplessa o inca@@ata non so e aggiungono:
"Nel nostro asilo ci sono delle varietà culturali di cui tenere conto e molti considerano questo posto un parcheggio, la collaborazione che cerchiamo con i genitori non sempre è accolta, facciamo presente un disagio e molti ci sorridono su. Se noi puniamo un bambino per un comportamento che non va, e il genitore poi reclama ed è del parere opposto, la scuola può fare poco. I nuclei familiari dei bambini stranieri per di più sono molto allargati, non si tratta solo di mamma e papà ma ci sono i parenti e gli amici, vivono in una realtà di strada, dove lo scontro è più frequente e a volte gli è pure insegnato.  Da li nasce il problema".   Ah ecco quindi c'è un problema. "Questo bambino capisce solo il linguaggio forte e la punizione ma è tutta la classe a essere particolare. Non si preoccupi però, perché loro due non hanno legato molto, ognuno ha il suo gruppo e quindi le occasioni di scontro sono minime". Parola più, parola meno, queste sono state le spiegazioni, che non mi convincono e forse m’impensieriscono di più perché denotano una situazione problematica che andrebbe affrontata e risolta, e che invece vive in stasi per l'impotenza e rassegnazione. Se mio figlio o qualsiasi altro bambino avesse bisogno di "aiuto" per fronteggiare una situazione simile, lì dentro non lo troverebbe. La scuola ha perso da tempo il suo potere educativo e la cultura della prepotenza è quella più in voga tra le famiglie. Io genitore insegno a mio figlio a difendersi, peggio a picchiare, perché nel mondo la fuori (scuola compresa) nessuno sarà il grado di proteggerlo. Io scuola non ho gli strumenti per difenderlo (vedi autorità o autorevolezza che dir si voglia) perché tu famiglia, per prima, gli insegni "la violenza" ed il mio parere che dice il contrario, poco conta in confronto al tuo.Abbiamo creato un cane che si morde la coda. Nel frattempo ho preso l'abitudine di soffermarmi qualche attimo sia all'entrata sia all'uscita e a osservare da lontano. Le cose che non mi piacciono le vedo e senza dubbio c'è un problema, più di uno direi, ma l'atteggiamento aggressivo di quel bambino, tra tutti è il minore.

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