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Per l’Italia ultimo appello

Creato il 13 settembre 2010 da Lorenzo_gigliotto

Avevo parlato nell’ultimo post dell’articolo in cui l’ad di Enel, Conti, faceva una panoramica sulla situazione energetica italiana, sulle opportunità che il nucleare porterebbe in dote e soprattutto sul perché fosse opportuno che il governo spingesse ora sull’acceleratore. Cercavo anche di capire se il titolo “Nucleare, subito le regole o addio all’atomo”, fosse un’estrapolazione, una interpretazione, oppure se Enel avesse davvero posto la questione in tali termini. Non ho rinvenuto elementi che suonassero come un aut aut. Fatta salva forse la stima dei benefici, che col passare del tempo sarà inesorabilmente limata al ribasso. Oggi invece ho trovato una notizia ben peggiore; perché riporta in vita quel concetto di bivio non procrastinabile, quel ‘ora o mai più’ che alcuni accoglierebbero esultando, e altri abbassando il capo per la delusione. Il 24 settembre si terrà a Piacenza un convegno indetto da Confindustria e intitolato “Dalle rinnovabili al nucleare; ultimo appello per l’Italia”. Parteciperà il sottosegretario allo Sviluppo, Saglia. L’energia atomica è tema spinoso, costellato però da dati di fatto: buono o non buono, il nostro Paese non ne dispone e (leggendo le premesse del convegno) è dipendente all’80% da fonti fossili. Ora, se questo è vero, significa che dipendiamo da altri paesi, inquiniamo (tutte cose già esposte nelle mie pubblicazioni precedenti) e via dicendo. Soprattutto siamo esposti ai possibili capricci dei nostri fornitori o, peggio ancora, alle fluttuazioni del valore di queste risorse: chi le ha può fare il bello o il cattivo tempo e alzare o abbassare i prezzi. È successo in passato. Col petrolio, per esempio. Quindi si può pensare che, in definitiva, non scegliere il nucleare faccia parte delle nostre libertà. Ne abbiamo diritto. Però corriamo il rischio di rimanere indietro rispetto agli altri: i consumi aumentano, e la domanda di energia aumenta di conseguenza. Con la progressione attuale, nel futuro, senza nucleare non avremo energia sufficiente. Chi ce la vende si farà pagare di più perché non abbiamo scelta. Idem per chi ci vende le materie prime: “Hai bisogno? Paga!”. Perderemo competitività, resteremo tecnologicamente indietro, saremo meno interessanti. Paesi e soggetti terzi investiranno meno su di noi. Si tenga presente poi che l’Italia è un Paese che sta invecchiando. Lo dicono le statistiche. Presto però potrebbe ritrovarsi ad essere una nazione che si sta anche spegnendo. Non ho i mezzi per garantirvi la certezza di questo, e non voglio spaventare nessuno. Ma è possibile, se rimaniamo indietro mentre gli altri correranno sempre di più.

Il nucleare, che ci piaccia o no, è un’opportunità che può ridarci lo slancio, svecchiarci, illuminarci. Dobbiamo solo decidere se vogliamo approfittarne.



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