“(…) La legge che comanda la tortura è una legge che dice: “Uomini, resistete al dolore, e se la natura ha creato in voi un inestinguibile amor proprio, se vi ha dato un inalienabile diritto alla vostra difesa io creo in voi un affetto tutto contrario, cioè un eroico odio di voi stessi, e vi comando di accusare voi medesimi dicendo la verità anche fra gli strappamenti dei muscoli e gli slogamenti delle ossa (…)”.
Brano tratto da DEI DELITTI E DELLE PENE di Cesare Beccaria
Nel 1764 esce, a Milano, anonimo il trattato DEI DELITTI E DELLE PENE.
Ma appare subito chiaro che l’autore è Cesare Beccaria esponente di spicco della società intellettuale e illuminata della città. In tutta Europa si leva il consenso entusiasta di intellettuali e politici illuminati. DEI DELITTI E DELLE PENE è un libricino appena, ma sconvolgerà e cambierà molte cose nel mondo occidentale. Non è, di certo, l’opera di un giurista bensì quella di un pensatore e osservatore acuto, di un uomo che aborre il sangue e la violenza, che guarda ogni cosa dall’angolo visuale del bene collettivo, della difesa della società.
Consideriamolo, a buon diritto, come il primo trattato, in epoca moderna (ma forse il primo e l’unico di tutta la storia umana), ad occuparsi di argomenti molto importanti che riguardano le leggi, il loro rispetto, la loro giusta applicazione, “il volto umano” che queste devono mettere in pratica nei riguardi dell’uomo e della dignità della persona umana. Inutile ricordare la risonanza, la popolarità e l’ispirazione che DEI DELITTI E DELLE PENE ha avuto presso le nazioni in due secoli e mezzo dalla sua pubblicazione. Basti solo pensare che il primo presidente degli Stati Uniti d’America, George Washington, lo tenne a modello per il codice di procedura penale della prima e più grande democrazia del mondo della quale egli, in fondo, ne era uno dei padri fondatori.
Perchè ricordare, proprio oggi, questo piccolo grande libro?
Perchè il 26 giugno è la Giornata Internazionale contro la tortura indetta dalle Nazioni Unite e anche perchè in questo momento, in Italia, infuria la plemica sull’introduzione o meno del reato di tortura nel codice di procedura penale. Non sono un’esperta nè di legge, nè di pene detentive, nè di reati. Posso avere, al riguardo, solo un poco di acutezza mentale simile forse a quella che ebbe, nel suo tempo, Cesare Beccaria. Proprio ne DEI DELITTI E DELLE PENE egli dedica alla tortura il capitolo più lungo e di gran lunga più denso di prospettive e di significati, riconoscendo la tortura come un reato fra i più aberranti contro l’uomo e l’integrità della sua persona! Vi sono sempre stati due tipi e varie forme di tortura. Psicologica o fisica, la scelta non è davvero confortante in nessuno dei due tipi di tortura. Estorcere a un essere umano, inerme e indifeso, uomo, donna, bambino o vecchio, delle informazioni, delle confessioni e delle rivelazioni infierendo con la violenza sul suo corpo o sulla sua psiche sia da parte di un pubblico ufficiale dello Stato sia da parte di organizzazioni, palesi o occulte, private credo sia davvero un reato, e anche grave. E con me, indipendentemente da ogni sorta di competenze specifiche, penso sia d’accordo qualunque cittadino o essere umano dotato di buon senso e che percepisce (anche a livello inconscio) quanto sia meravigliosa e preziosa la vita in sè per mantenerla integra e non volerla ledere neanche in una quantità infinitesimale.
L’Associazione Antigone onlus è promotrice di una petizione, al governo italiano, contro la tortura e per il suo riconoscimento quale reato da introdurre subito nel codice penale. La sottoscritta è una dei firmatari della petizione. Forse chi non ha mai provato la tortura sulla propria pelle non potrà mai capire appieno il problema. Chi ne è vittima e chi la infligge sa, a suo modo, forse fin dove “il terribile sentiero” conduce con le sue conseguenze o i suoi vantaggi, il suo dolore e la sua sofferenza, la sua brutalità e il suo abominio.
DEI DELITTI E DELLE PENE lo si può leggere o meno, lo si può apprezzare o meno; ma la compassione e la sensibilità restano in ogni caso e si sforzano di penetrare, almeno un po’, dentro l’enigma uomo.
Francesca Rita Rombolà