LA MANO CHE IMPUGNA IL FERRO
Gli occhi acuti
di un’aquila
che parlano in silenzio
e al silenzio del mondo,
amare la vita e il sogno
quando si da la vita
e si sogna.
La mano che impugna il ferro
e ci colpisce
infrange un vetro sottile
che si colora di sangue
ma entra in un tunnel
refrattario alla luce.
Francesca Rita Rombolà
Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne. Contro ogni forma di violenza, soprattutto quella contro la donna come genere femminile.Contro il “femminicidio”, che tanto suona quale sinonimo di “genocidio”. Contro la sopraffazione dell’uomo nei riguardi della donna. Contro la disparità assoluta o parziale dei sessi. Contro le sacche di maschilismo e di misoginia che ancora si annidano, come forma mentis radicata nella società, in molti luoghi, anche i più insospettati e insospettabili. Contro l’odio che avvolge noi donne e ci travolge. Contro le umiliazioni subite. Contro le vessazioni perpetrate a nostro danno. Contro lo sfruttamento di ogni genere che ci vede quali oggetti e non persone, come cose e non esseri umani. Contro il male che si accanisce, da sempre, su noi donne.Siamo ancora qui, ferite e piegate ma non spezzate; capaci ancora di risollevarci e di camminare erette come l’uomo sapiens sapiens. Capaci ancora di un sorriso e di un improvviso atto di amore. In grado ancora di sognare, di dare speranza e di sperare; bisognose di una carezza fuggevole, di un minimo gesto di affetto o almeno di attenzione. Malgrado tutto e nonostante tutto ancora qui: donne tra resistenza e resa, appese in aria sull’orlo del precipizio, consapevoli della spada di Damocle che pende sopra la nostra testa e che può, crudelmente e impietosamente, abbassarsi ogni giorno, in ogni ora e in ogni attimo della nostra esistenza e annientarci per sempre. Ma siamo pur tuttavia ancora qui. Fragili, sole, incomprese eppure coraggiose; nascoste eppure tenaci al pari della violetta di bosco che fa già capolino tra i cespugli nel rigido inverno.
A tutte le donne che hanno subito e subiscono violenza fisica e psicologica.
Francesca Rita Rombolà