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Per la libertà di ricerca e di insegnamento in Turchia

Creato il 21 febbraio 2012 da Istanbulavrupa

Mi è arrivato via e-mail un appello “per la libertà di ricerca e di insegnamento in Turchia”, proveniente da GitItalia: la sezione italiana di un’iniziativa nata in Francia, poi diffusa anche in Germania, Gran Bretagna, Grecia, Turchia stessa e Usa.

Io francamente condivido molto poco di questo appello: nel quale i fatti vengono selezionati in modo partigiano (solo quelli a favore della propria tesi), mescolati in modo maldestro, presentati in modo svincolato dalla realtà.

Ad esempio:
Le misure di repressione governativa e gli attacchi portati alla ricerca e all’insegnamento universitario in Turchia si sono intensificati dal 2009. Hanno raggiunto un livello allarmante con l’arresto, nell’ottobre del 2011, della professoressa e politologa Büşra Ersanlı, dell’università di Marmara, del direttore della prestigiosa casa editrice Belge, Ragıp Zarakolu, del dottorando in scienze politiche, editore e traduttore Deniz Zarakolu, o dello studente di scienze politiche ventunenne Büşra Beste Önder. Sono in carcere nel quadro delle «operazioni [anti] KCK», accusati di far parte del «Raggruppamento sociale del Kurdistan» che sarebbe a capo della ribellione armata curda del PKK

Ma cosa c’entrano la ricerca e l’insegnamento con le accuse mosse, che riguardano invece le attività politiche di queste persone? Nei fatti, in Turchia esiste un problema gigantesco, la repressione per l’appunto di attività politiche per mezzo di leggi anti-terrorismo illiberali e controproducenti: ma in galera sono finiti – per gli stessi identici motivi – molti politici e attivisti che con la ricerca e l’insegnamento non hanno nulla a che vedere (se ne parla in verità nel seguito dell’appello); non si può far confusione in questo modo! Perché inventarsi un problema che non c’è quando ne esiste uno reale? Non ci sarà mica sotto qualche ragione propagandistica anti-Akp?

E ancora:
Queste accuse hanno come obiettivo soltanto quello di mettere a tacere gli intellettuali indipendenti e di minacciare i ricercatori, gli universitari, gli studenti.

Ma chi l’ha stabilito? Io trovo davvero indegno di ricercatori universitari lanciare delle accuse del genere – di carattere eminentemente politico – senza riscontri oggettivi ed esclusivamente sulla base del proprio convincimento personale.

Ma non è finita:
Altri intellettuali liberali vengono arrestati perché pongono domande sulle azioni del governo, sul ruolo delle organizzazioni di sensibilizzazione religiosa, sulle pratiche dell’apparato statale.

E quali sarebbero questi “intellettuali arrestati perché pongono domande etc etc”? A me davvero NON risultano!

E in conclusione:
Il semplice fatto di studiare e dibattere concetti come “democrazia” e “diritti umani”, il semplice fatto di pubblicare delle opere sulla diversità culturale della società turca, sulle strutture dello Stato, sulla storia delle minoranze (incluso il genocidio degli armeni) può essere ormai utilizzato contro i loro autori e farli incarcerare in attesa di un interminabile processo.

Qui siamo alla leggenda nera, al ribaltamento della realtà: davvero un pessimo modo – quello di gettare fango a secchi – per aiutare la Turchia nel suo lento incedere verso la piena democrazia.



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