Conservo scatole rilegate colme di lettere, hanno il tuo profumo, vergate a penna e consumate dai miei sguardi. Ricercavo sempre qualche parola nascosta, quando sarebbe stato più facile chiedere.
Ora le conservo tra i miei file, hanno un nuovo profumo e l’occhio forte del tuo sentimento.
Cara Benedetta, quanto mi è piaciuto stare tra le tue lettere…
Qui, davanti a questa finestra che ormai è tutto il mio sguardo sul mondo: una strada, un argine , un prato, una quercia un po’ malata e due betulle che, laggiù sullo sfondo, lanciano la loro corteccia bianca e una chioma di foglie brillanti contro il cielo sbiancato dalle luci del primo crepuscolo. Scorre il filo nel piccolo uncino del cloché.
Nel cesto dei lavori sul tavolino davanti a me, ho raccolto le tue lettere e le mie lettere a te, domande e risposte che entrano ed escono da fantasie giocose come ricami di vita, trame casuali, parole affiorate dal fondo di insorgenti nostalgie. Non ci incontrammo mai. Viaggiammo sull’alfabeto generoso di verità e finzioni, parole e punteggiature per surrogare desideri da sempre repressi giù, giù, nel doppio fondo di un costume severo, mascherato come il carnevale. A caso raccolgo qualche foglio, con cautela leggo le date, scelgo alcuni…