di Mauro Baldessari* - Nella mia mensile chiacchierata telefonica con il giornalista Sergio Ferrari, che normalmente riguarda l'attualità delle problematiche di mercato, ho evidenziato come ci si stia trovando in una situazione inaspettata (rispetto alle previsioni post vendemmia) e che sostanzialmente la commercializzazione dei vini vendemmia 2015, bianchi in modo particolare, stia volgendo ormai alla fine, data la limitatezza della disponibilità di prodotto.
La disponibilità è oggi limitata anche per una varietà, quale lo Chardonnay, la cui onorevole collocazione rappresentava, fino a qualche vendemmia fa, un motivo di preoccupazione.
Ciò è dovuto essenzialmente al notevole spostamento del consumo verso vini mossi o spumanti, e lo Chardonnay è la varietà che meglio si adatta ad interpretare ed integrare queste tipologie di prodotti.
Aggiungo di più: ciò vale a maggior ragione per lo Chardonnay che viene prodotto in Trentino.
Questo perché nei nostri territori, 11 anni su 10, per vocazionalità dei terreni e delle giaciture, nonché per cultura e capacità dei viticoltori e degli enologi, si producono ottime basi spumante per metodo Classico e per metodo Charmat (o Cavazzani lungo che dir si voglia).
Gli spumantisti intelligenti (trentini, Italiani ed anche esteri) lo sanno bene e da anni si approvvigionano di questi prodotti: è inoltre logico che, orientandosi il mercato su questa tipologia di prodotti (metodo classico o prosecco che sia il consumatore cerca la bolla) la domanda è destinata a crescere.
Perciò questa tipologia di prodotto vendemmia 2015 è esaurita!
La punzecchiatura intelligente di Sergio Ferrari è stata poi rivolta alla considerazione che un tempo (anni '80 e primi anni '90 del secolo scorso) il Trentino era, con Spumante Ferrari ed Equipe 5, leader della produzione italiana di metodo classico e con Cavit e Cesarini Sforza, leader nazionale nella produzione di spumanti Charmat o Metodo Cavazzani lungo.
Il primato della produzione di metodo Charmat si è ormai disperso, anche in quanto altre tipologie di prodotti analoghi o "succedanei" si sono presentati sul mercato.
Forse, col senno di poi, ma del senno di poi sono piene le fosse, se si fosse creduto maggiormente anche nella versione Charmat dello Chardonnay, il Trentino oggi sarebbe la patria il distretto della "bolla Italiana" (brutta espressione ma spero efficace).
Così non è stato, in buona sostanza perché il Trentino era impegnato a monetizzare a breve sul versante Pinot Grigio, senza peraltro, in momenti di floridità economica e finanziaria, prepararsi saggiamente altre strade, Trento DOC o Charmat poco importa, purché valorizzanti produzioni coerenti del territorio: 25 anni fa il Prosecco era meno di niente ed oggi è un fenomeno che si avvicina a tappe forzate al mezzo miliardo di bottiglie!
Per il Trentino vitienologico, cooperativo in particolare, la storia e gli errori commessi in passato, più per divisioni e personalismi, piuttosto che per oggettive razionali valutazioni tecniche od economiche, ci devono rendere coscienti di aver perso treni importanti.
Nell'ultimo quinquennio va dato merito a CAVIT, Consorzio cui appartiene la Cantina che ho l'onore di dirigere, di essersi impegnata in modo notevole per la valorizzazione dello Chardonnay, in modo particolare della base spumante, ed i primi risultati si vedono e si toccano anche economicamente.
Credo che questo rimboccarsi le maniche e agire sia una maniera onesta, concreta e positiva di affrontare un futuro non facile ma che con sana umiltà e con molto lavoro ci può ancora gratificare.
Su questo fronte e su questa lunghezza d'onda sarò in prima linea con i viticoltori e con le strutture che lavoreranno per la valorizzazione di questi prodotti altamente caratterizzanti la nostra vitienologia.
P.S.
Prima che qualcuno lo faccia notare non ho problemi ad ammetterlo: c'ero anch'io in quegli anni, forse più polemico e meno allineato di altri, ma c'ero anch'io, forsenon sufficientemente convincente e vincente verso un sistema che produceva in abbondanza pregiati Pinotdollari contro le misere Liremarzemine...
* Enologo e direttore generale di Vivallis