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Personalmente lo ricordo benissimo quel primo ottobre 2009. Era una bellissima giornata di sole, anche se fa strano dirlo col senno di poi. Era comunque una giornata soleggiata e calda. Niente, e dico davvero niente, avrebbe potuto far presagire quello che ci avrebbe atteso non più tardi di 15 ore. Ricordo che sono tornata a casa da Palermo nel pomeriggio e alle 17 ancora il tempo era bello come la mattina. Ma alle 19 ha cominciato a cambiare e tutto si è ricoperto poco a poco di nuvole. Alle 21 è andata via la luce e in casa mia abbiamo acceso le candele, abbiamo cenato con pochissima luce e poco dopo dal piano di sotto mia zia ci ha chiamati, il loro piano terra si era allagato. Ho messo le scarpe da tennis, mi sono rimboccata i pantaloni e sono corsa sotto a raccogliere l'acqua da terra. Presto anche il piano di sopra avrebbe cominciato a riempirsi d'acqua. Era quasi impossibile fermarla, eravamo in 6 a riempire secchi e svuotarli nel lavandino. Più ne raccoglievamo e più ne veniva fuori. Poi all'improvviso in cucina una specie di tappo spinto da un forte getto d'acqua è saltato e ci siamo ritrovati con una vera e propria fontana che non sapevamo come fermare. Per fortuna mio padre è riuscito a tapparlo di nuovo. Ci siamo divisi nei due piani ma far fronte a tutta quell'acqua non sarebbe stata questione di poco tempo, ne abbiamo raccolta per due ore quasi. Ricordo che mentre io e mia zia svuotavamo secchi d'acqua in un bagno piccolissimo non riuscivamo nemmeno a sentirci, ci parlavamo ma non bastava nemmeno gridare per farle capire quello che volevo dire. Pioveva così forte che sembrava che la nostra casa non avesse tetti ne pareti, sentivamo goccia per goccia quella pioggia e non sembrava acqua talmente forte era la sua pressione. Siamo andati avanti così per un po', perchè ha piovuto ininterrottamente per tre ore, senza un momento di sosta. Allora da lì nessuno più parlava. In casa mia eravamo in 7 e nessuno di noi aveva la minima idea di quello che stesse succedendo lì fuori. Altre volte aveva piovuto forte e i due Capi, due montagne che separano il mio paese da Messina da una parte e da un altro paese dall'altra, spesso "cadevano", cioè le montagne non potendo essere bloccate da nessun tipo di vegetazione venivano giù masso dopo masso e rendevano impossibile il passaggio di chi da Scaletta voleva o entrare o uscire. Davvero nessuno immaginava minimamente cosa stesse accadendo, perchè quando sei dentro casa e senti piovere forte non è come quando sei fuori, pensi che forse da dentro lo senti così forte perchè sbatte contro la plastica o i tetti. Dalle 23 circa ha smesso di piovere e abbiamo ricominciato a sentirci. Avevamo raccolto parecchia acqua da terra ma ancora il pavimento di entrambi i piani era bagnato, eravamo stanchi e abbiamo lasciato tutto lì, il giorno dopo avremmo ripulito per bene tutto. Sono andata a letto e ancora la luce non era tornata, i cellulari hanno cominciato a non funzionare più insieme alla rete fissa, da quel momento abbiamo perso i contatti con tutti ma solo il giorno dopo avremmo capito di essere completamente isolati dal mondo e che per raggiungerci le uniche vie erano il cielo o il mare. Arrivata a letto ho avuto una strana sensazione, c'era un silenzio tombale e l'ho trovato strano perchè la via su cui si affaccia casa mia è la via nazionale, l'unica strada che si deve percorrere per andare a Messina città se non si prende l'autostrada, e questa strada è sempre molto rumorosa a qualunque orario, ma un po' meno in piena notte. Ancora erano le 23 e di gente ne sarebbe dovuta passare. Invece non passava nessuno. E' stato solo allora e da questo che mi sono resa conto che era successo qualcosa. Non avevo cellulare e non c'era connessione a internet, non mi restava altro che dormire. La mattina dopo mi sono svegliata e tutto era diverso, ma non avevo ancora capito del tutto quanto fosse cambiato. La tv era accesa, la luce era da poco tornata ma solo momentaneamente, e i cellulari di tutta la famiglia cominciavano a squillare. Le tv nazionali avevano cominciato a diffondere la notizia ma ancora si parlava solo di 2 morti e qualche ferito. Ricordo che non avevo il coraggio di alzarmi dal letto, ma quando l'ho fatto e sono entrata in cucina e ho visto alcune immagini alla tv e mio padre che veniva bombardato di telefonate che chiedevano se stessimo bene, allora lì mi è stato impossibile trattenere le lacrime e così si è aperta questa ferita di cittadina che è stata solo sfiorata da questo dramma. Le mie lacrime erano sicuramente di dolore per chi poco a poco emergeva dalle macerie senza vita, ma non posso negare che più che altro la mia fosse paura perchè ancora in pigiama di fronte alla tv mi sono resa conto che forse ero viva per miracolo perchè quella sera sarebbero dovuti venire a prendermi per andare a una festa ma io all'ultimo minuto mi sono rifiutata di andarci. Non appena la mia mente ha realizzato quanto sarebbe potuto accadere, allora ho pianto.
Questo è solo quanto ricordo mio di quel giorno, è l'esperienza di una a cui non è successo niente e che è solo una cittadina come altre delle zone colpite, sicuramente a 100 metri da me avrebbero molto più da raccontare e sarebbe meno bello da leggere. Al giorno d'oggi posso solo dire che la paura continua ad esserci e tutti noi senza dircelo sappiamo che quando il cielo su di noi si fa nero siamo piccoli piccoli di fronte alla sua immensità ed'è allora che nel ricordo di quello che è stato, ogni momento che stiamo vivendo prima che la pioggia si faccia più forte, è un adesso o un mai più.
Oggi ore 18.30 a Giampilieri proiezione del film documentario di Marco Dentici (David di Donatello per le scenografie di "Vincere") con Mariagrazia Cucinotta e Nino Frassica.
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