Magazine Diario personale

Per ora parole, le foto appena possibile

Da Marcellogaletti
31 Agosto, Oum Dhouil, penisola di Cap Bon, Nord Tunisia.
Il mercato di El Mida Il mercato di El Mida è apparentemente immune ai cambiamenti politici, alla rivoluzione, all'avvento del partito islamico moderato, alle turbolenze politiche del dopo rivoluzione. E' sempre uguale. Tra il prima ed il dopo rivoluzione è cambiato il nome della strada principale che da Boulevard 7 Novembre è stato anticipato a Boulevard 14 gennaio. All'occhio dello straniero poco altro pare essere stato modificato. Il mercato non è invece immune all'invasione di prodotti cinesi usa e getta (nel senso che costano poco e durano niente), ai cambiamenti delle mode, e nemmeno lo sono i muri del paese, sui quali leggo graffiti che inneggiano a Lady Gaga ed a Messi. Anche un'altra cosa non è mai cambiata in tutti questi anni, per fortuna. L'atteggiamento affettuso verso i bambini, anche se sconosciuti; anche oggi un uomo passandoci vicino nella calca del mercato, ha dato una carezza sulla testa si Blanca, senza fermarsi o dire qualcosa; così, semplicemente, le ha messo una mano sui capelli e l'ha carezzata. Non è uno che conosciamo, ma non c'è niente di strano. Con la stessa naturalezza con cui li si cazzia, e pure li si mena a volte, qui i bambini vengono vezzeggiati e coccolati.
Un cavallo al villaggio
Questa sera, ancora una volta, siamo stati fortunati. Abbiamo potuto assistere ad uno spettacolo speciale, anche se breve. Era stato annunciato già da qualche ora, in casa: alla festa di matrimonio sarebbe arrivato il cavallo. Al villaggio in questi giorni ci sono due matrimoni (Che qui si svolge in più tappe). Quando già il livello della rissa permanente tra i bambini iniziava pericolosamente a salire, inseme al tono di voce di Monia verso Hassin, verso le sette meno un quarto hanno iniziato a girare voci più insistenti “Arriva-vai a vedere- no non c'è – sei sicuro? Si – guarda che arriva! E' arrivato!” Siamo andati tutti, confluendo in un piccolo fiume di gente che da tutto il villaggio andava verso una piazza sterrata poco lontano da casa. Blanca è corsa avanti, per mano ad Hanin. Ma appena arrivate in piazza sono tornate indietro a cercare la mamma. La gente era già in cerchio tutto intorno alla piazza, dove i due cavalieri si sono alternati nella loro esibizione per qualche minuto, facevano girare il cavallo in tondo, ci saltavano sopra, si mettevano a piedi in su, a testa in giù, lo facevano impennare, ci stavano in piedi sopra; ad un certo punto hanno dato loro un fuochiere con l'incenso, dopo avere fatto un paio di giri della piazza il cavaliere lo ha gettato in terra e tutti hanno applaudito; sicuramente un rito di buon augurio per gli sposi; al centro della piazza un paio di musicisti suonavano musica tradizionale da matrimonio. C'era gente sui tetti delle case intorno la piazza, la musica si ripeteva sempre uguale, ossessiva e stordente, come è tipico di questi momenti, tutti battevano le mani, nell'aria l'odore dell'incenso. Molti facevano foto con i cellulari. Naturalmente eravamo gli unici non tunisini. Speriamo che le nostre figlie sappiano cogliere questa fortuna, speriamo che possa loro essere utile per capire che “diverso” non vuol dire “migliore” o “peggiore”, ma solo differente.
1° settembre, Oum Dhouil.

Il Derby 
Oggi pomeriggio si è svolto il derby Oum Dhouil village contro El Maesra village, categoria giovanissimi, partita amichevole. Sono andato al campo con Blanca, perchè giocava il nipote di Monia, Fehdi, che è indiscutibilmente il suo preferito (“e certo che mi piace, è il mio cugino tunisino”); il risultato non è mai stato in discussione, perchè gli avversari erano più grossi, più dotati tecnicamente, più organizzati. L'unico fattore sul quale le due squadre si equivalevano è stato quello delle urla durante il gioco, che peraltro si è svolto senza scontri: semplicemente i giocatori si gridavano dietro di continuo. Il campo era in terra, con qualche pietra qua o là, e molti cocci di bottiglia sia qua che là, specie nella parte di campo accanto a dove eravamo seduti noi (dopo essere stati cacciati a male parole da una Signora al pascolo delle pecore che ci rimproverava di esserci seduti su un tronco. I bambini che si sono allontanati con me mi guardavano come a dire “Ma a questa che cazzo le ha preso?!”). Solo un paio di giocatori avevano scarpe da calcio, gli altri no. Uno giocava con una scarpa ed un sandalo, che volava via spesso e volentieri. Uno con la zazzera all'insù mi ha ricordato il libero dell'Olanda Ruud Krol, giocava con degli assurdi pantaloncini Bermuda a fiori, che mal si addicevano alla locale tradizione machista; è venuto a chiedermi la foto della squadra. Tutti sorridenti, è venuta bene. Uno solo aveva la maglietta di una squadra di calcio, tunisina. Il pallone aveva perso tutte le parti colorate, era marrone con pezzi di cucitura che svolazzavano qua e là. Nella squadra dei nostri, nonostante alcune individualità, regnava il casino, specie all'inizio. I cambi erano frequenti (mentre i vincitori hanno sempre giocato senza uscire), ma la musica non è mai cambiata. L'amico Mohammed si è distinto per alcune parate coraggiose, ma nulla ha potuto contro la superiorità degli avversari. Il nostro Fehdi, pur avendola buttata dentro due volte ed avere fatto alcuni buoni numeri, si è mostrato un po' timido. La partita si è fermata per l'intervallo, che buona parte dei nostri ha passato a salire sulla traversa o ad appendersi alla stessa come scimmie, con l'evidente obiettivo (centrato) di farsi fotografare dall'italiano. Ad un certo punto è comparso un ragazzotto che ha fatto il suo ingresso in campo in moto con aria di quello che “adesso sistemo tutto io”. Dopo una mezz'oretta è andato via per la stessa via dalla quale era arrivato. I nostri perdevano al suo arrivo e continuavano a perdere alla sua partenza. I più piccoli, tra i quali il nipote di Monia, Hassin, e l'amico di banditismo Chokri, hanno trascorso il tempo a bordo campo impegnati in attività varie: lotta greco romana, impennate su bici più grandi di loro, lancio reciproco di acqua e pietre, botte, schiaffoni, lacrime ed abbracci. Non si sono registrati feriti. Risultato finale 10 a 4 per gli altri. O giù di lì.

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