Perché il Sud è pieno di misteri, ma non come quella roba che propina la televisione fra stimmatizzati, linee di Nazca e vecchie americane cotonate che parlano idiomi angelici con la lingua di fuori. Una terra antica, percorsa da correnti di estrema energia che a volte esplodono e distruggono, ma non tardano a far rinascere la vita dalla fertilità delle ceneri. Fuoco e terra, acqua e aria. Da nessuna parte come a Pompei i quattro elementi hanno lottato fra di loro e si sono mescolati liberamente. Questo processo alchemico ha permesso la nascita di un’Età dell’Oro che è stata gelosamente covata sotto le ceneri. Perché tutte le età dell’oro terminano con una catastrofe fiammeggiante. O forse diventano d’oro proprio così, dopo che il crogiuolo della catastrofe le ha affinate nello spazio sepolto della nostra memoria.
È le nostra età da facce di bronzo che terminerà con un piagnisteo alla Eliot. E mentre la televisione, che di solito si occupa di tronisti ed escort, trasmette a reti unificate l’allarme per i danni alla nostra cultura (della quale a nessuno frega veramente nulla), le rovine di Pompei rimangono a testimoniare il destino tellurico di tutto il Sud, fra eccessi e decadenze, punte artistiche estreme e squallore totale.
Non vedo da tanti anni la Villa dei Misteri. Ha una camera rosseggiante coperta di affreschi dei quali nessuno sa interpretare appieno il senso nascosto e forse questo contribuisce ulteriormente a rendere quest’opera d’arte più ambigua e dunque unica nel suo genere.
Da quelle pareti, forse ancora per una manciata di anni, ci fissano impassibili come le stelle fisse le facce di morti che alla fine sono più vivi di noi. Dioniso si lascia andare all’abbraccio di Latona. Le donne danzano. La sposa messa a nudo viene flagellata al suono del sistro. Una ragazza ci volge le spalle, il corpo nudo e leggiadro, mentre sembra accennare a un passo di danza. Sembra impossibile pensare che quel viso non lo conosceremo mai, ma proprio in questo desiderio di conoscerlo riposa la vibrazione mistica di quel ciclo.
Il tormento dà luogo all’estasi. La morte alla rinascita. La sposa, come Dioniso-Zagreo, risorge purificata e pronta per una nuova vita, come Pompei, tante volte morta e tante volte risorta dalle sue stesse ceneri. Come è successo a noi e come ancora ci succederà tante volte...
(Scritto il 6, retrodatato al 5)