Magazine Cultura

Per ricominciare basteremo sempre io e te

Creato il 16 dicembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Era solo rimandato

questo fottuto addio,

ma siamo in fascia protetta

fottuto non si può dire

facciamo che è disperazione.

Per essere diversi, nel senso speciali, speciali di quel tipo “universalmente riconosciuti” si deve avere il cuore forte. Perché bisogna essere se stessi e difendersi per non cambiare. Nessuno è speciale essendo qualcun altro. Ci siamo incontrati così, con il cuore forte, io e te. Pensando “deve essere del tipo universalmente riconosciuto come speciale”, questo. Non ci è più interessato di chi cambia le pile a tutte queste persone telecomandate, di chi confeziona le informazioni che ci arrivano, di chi decide, di questa generazione che piange sulle tastiera, di chi alza i tacchi. Di chi rovina la musica, di chi si perde le albe e i figli. Persino di chi fora le colline per fare le gallerie che fanno risparmiare tempo alla gente, per incontrarsi prima del tempo. Tra noi c’è stata subito pianura, un’andata e ritorno. Subito.

Ci sono le cose che dici, quelle che scrivi, quelle che fai. Quelle che dici e che scrivi le prendi da frazioni, quelle che fai da quantità intere. Subito. Appena ti diventa subito e niente è come prima.

Mentre rispondo tu mi migliori la visuale, fai tremare gli occhi giusti. Hanno espresso 28 desideri in un minuto. E chi li ferma dalla loro fase creativa. Ti sento, in giro per i capillari, fin sotto ai piedi. Posso restarti davanti perché non hai ancora imparato a riconoscere le cause perse, e hai ancora paura degli aerei. Mentre non ce la sentiamo di girare i pollici il tempo ci ammazza. Ma che dici, il tempo ci stagiona. Il tempo ci scusa, non vale, il tempo è come noi e passa solo se vogliamo accorgerci. È un trucco, ci siamo dentro e non l’abbiamo ancora capito.

Anche con tutto l’ordine di cui sono capace saresti impossibile da archiviare. Neanche appena mi diventa subito. E allora come facciamo?

“Fabio, scusa ho un magone in sospeso, devo andare a stare appesa. Tu lo sai che ho sempre delle lacrime messe da parte”.

Le cose le senti tue quando ci sei dentro, pensi che siano solo tue. La tua spiaggia, la tua città, il tuo locale nel centro storico arredato di fumo e vecchi poster dove si mangia bene, il tuo segreto, tua moglie. Poi esci un attimo e vedi tutti quelli che stanno esattamente dove stai tu. Prospettive. Un po’ più complicate di quelle che si gestiscono in CAD. Così il mio tempo diventa il nostro, la lista della spesa stropicciata in fondo alla tasca si risolve in un “decidi tu, quello che mi serviva l’ho trovato”, il tuo magone diventa la nostra acqua sul fuoco. Che è sempre stato subito, sempre addio.

Manca toglierti gli occhiali per baciarti a fondo, manca festeggiare un anniversario che non sia degli altri, manca lo spavento di quando arrivavi da dietro, manca ridere dei tuoi parcheggi e del mio appetito, manca slittare sulle labbra per essere meno sporchi di quella vita fuori. Manca immaginare nomi femminili da dare, manca il francobollo per mandarti una cartolina dal paese in cui mi hai mandato, manca quando arrivavi più veloce tu delle fatture, manca quando ti toglievi l’anello che ti ho regalato prima di lavare i piatti. Manca quando io a destra e tu a sinistra ci portava al nostro centro. Manca qualcuno che venga a fare la conta per vedere se ci sono. Uno schiaffo, una lacrima. Uno, due, prova. Funzionano.

– E quando hai iniziato ad amarmi?

– Nel momento in cui ho chiuso gli occhi, la prima volta dopo averti incontrata.

– Ma perché?

– Ho avuto paura di un mondo senza te.

–  Sei bravo a raccontare storie.

– Forse è così, scrivo libri. Ma tu resta che mi fa paura l’idea di avere paura. 

Adesso che non ci sei più posso mandarti via. Posso girare i pollici contro la Luna senza sensi di colpa. C’è sempre qualcuno di peggiore a cui fare riferimento per sentirsi meglio, al momento non mi viene in mente nessuno tranne me. Pensavo che se passi un attimo forse puoi aiutarmi a fare il nodo alla cravatta, che posso dare un giro di chiave inglese a quei tuoi occhi che sembra che perdano, che possiamo sostituire il caffè con l’odore della pelle, che ti pago l’affitto agli occhi, che puoi farti venire qualche domanda su di me così puoi darti qualche risposta e resti impegnata mentre ti guardo e ti riconosco.

– Davvero sei come sembri?

– No, in ogni caso sono molto di più.

Manca una volta qualsiasi, quella che cambia tutto. Manca quella penna che non trovi mai al momento giusto, ma questa volta è diverso: la penna è il mio dito e la carta saresti tu. Mancano gli schiaffi al volante, le promesse di non tornare, il silenzio usato come arma di distruzione selettiva. Mancano i tuoi discorsi importanti all’inventario di fine stagione.

Tutta quella vita che non si può davvero prendere in carico, pagare una volta sola in contanti. Ma dai, ora fanno le rate per tutto. Pure per la gentilezza. Tutta quella vita, hai mai pensato di essere tu? E quindi da solo sto morendo di te, di vita che non c’è, non potrebbe essere altrimenti. Dimmi tu come sarebbe altrimenti. Oppure come sarebbe subito.

SHOW OFF. #fabiopinna #cit #citazione #frasi #frase #parole #noi #io #te #love #amore

A photo posted by Fabio Pinna (@fabiopinna) on Nov 14, 2015 at 9:38am PST

È vero ho la vita condizionata, da un paio di cose. Condizionata come l’aria, ma più fredda e non ho il telecomando. Non ho più romanticismo per nessuno, ho sorrisi solo per le foto e parole per tutti. Siamo speciali ma siamo anche come tutti. E siamo tutti collegati, se tiri fuori la paura tutto in una volta colpisci chi sta davanti che colpisce chi gli sta davanti, come nel domino. E tremiamo tutti. Qualcuno cade, se è vicino a te cadi anche tu. Ascolti le vite sentimentali delle tue amiche e ti annoi, sono tutte uguali. Uguali anche alla tua. E cadi. Come nel domino, ma non questo è un gioco.

Ci sono quelli che controllano gli accenti e quelli non si accorgono nemmeno delle persone, ma non siamo noi. Noi siamo più quelli che fanno di strage di cuori al singolare mentre tutti guardano la pubblicità. Quelli che si comprano anche se non sono formato convenienza.

E poi cosa te ne fai, avevi detto, di questo bene così grande e sconfinato rinchiuso nel barattolo che è oggi. Ma tu non sai che il mio non è l’oggi del telegiornale, non è quello del calciatore, degli efemeroterri che sfarfallano sugli stagni per morire il giorno dopo. Oggi per me è  oggi, non so quando finisce e non voglio saperlo. È un subito eterno, come gli addii economici.

Le medicine se non le prendi nel modo giusto è come se non le prendessi. La posologia esiste anche con le persone, solo che per quelle non c’è il bugiardino. C’è il modo giusto e c’è anche il momento giusto, se li trovi insieme guarda forse guarisci. Che vita è? Te ne accorgi adesso, e dove vorresti andare? Non hai ancora capito? Siamo di tutti e non siamo di nessuno, il tuo rossetto rosso e le mie promesse non possono salvarci. Possiamo solo sopravvivere alla settimana.

Non importa se abbiamo sbagliato i calcoli, erano già per difetto. Come il futuro. Ma non dirmi che vuoi mettere “relazione complicata su Facebook”, che hai deciso che hai capito chi sono, che c’è qualcuno che può farti dimenticare tutto quello che abbiamo speso insieme. A qualcuno basta essere ricordato, non importa come. A me importa da chi. Mi sono accorto del condominio, questi ultimi giorni, mi sono ricordato di come ci si vuole bene fino alle lacrime. So tutti i nomi dei gatti del quartiere.

Il mio stato d’animo è stato occupato, conquistato, quello Stato adesso è tuo. Le cascate si sono anche rialzate, dagli occhi, quando hai sentito la voce di qualcuno non troppo lontano dal cuore.

Resti la persona giusta con cui perdere la testa, il tempo, i vestiti. Resti. Resti anche se te ne vai.

Milletrecentoquarantaquattro parole per dirti che per ricominciare basteremo sempre io e te.




Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :