Ci sono poesie che segnano il tempo che scorre con un valore rurale-esoterico, secondo i canoni della conoscenza empirica di chi con la natura aveva a che fare davvero e non attraverso le fotine del web.
Tu che un giorno è una di quelle e nasconde nella sua semplicità il valore intrinseco di questa porta dell’anno: se volete scervellarvi su miti e folklore vi rimando a questo articolo sempre di Femina Versi nella versione Strie (sono una multi-personalità).
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Tu che un giorno
raccoglierai
la mia carne
vuota di me,
raccogli
nel tuo ventre
oggi il bulbo
perché possa io godere
del croco
come primizia.
© Micaela Balìce, Cenerentola balla sola, Akkuaria, 2010