Magazine Diario personale

Per Steerforth

Creato il 01 aprile 2012 da Povna @povna

Da quando hanno mosso i primi passi in direzione del nuovo corso, la ‘povna e Steerforth ne hanno fatta parecchia, di strada, in questi mesi. Ne hanno avuto la conferma durante una mattinata scolastica, il lunedì della scorsa settimana (prima del terribile giovedì che ha rimesso indietro la freccia del tempo, ritrasformando in vecchio il corso nuovo). La ‘povna infatti era salita di corsa nell’aula dell’Orda, per consegnare alla Timida – come è tradizione per tutti quei suoi ex-alunni speciali che stanno diventando grandi – il dono della maggiore età. Poiché la Timida è musicista, ci stava bene un po’ di Mozart; e poi la ‘povna aveva infine deciso per questo romanzo, che le sembrava proprio adatto al suo carattere solo apparentemente docile, e in realtà bello tosto, un po’ sognatore, e volitivo.
Poiché crede nella linearità delle cose per come si definiscono nella realtà dei fatti, la ‘povna le aveva consegnato il pacchettino davanti a tutti, senza inutili moine e sotterfugi. Tra i tanti tutti, c’era anche Steerforth. Guardava con occhi attenti, come gli altri; o, meglio: come i suoi altri (e tutto sommato pochi) Bufali del cuore.
“Posso vedere che romanzo è, professoressa?” – aveva domandato gentilmente, una volta esaurito il rituale di ringraziamenti, baci e abbracci.
“Certo, Steerforth, tieni”.
“Di che parla?”.
Non è facile riassumere Bulgakov in poche pagine, ma la ‘povna ci aveva provato un po’ come poteva.
“Sembra bello; e anche complesso. Dice che sarei in grado di capirlo?”
“Certo, Steerforth, lo sai che sei in grado di capire tutto” – aveva ribattuto la ‘povna – “se poi sia davvero anche il tuo genere, ecco, di questo non sono sicura”.
“E quale sarebbe il mio, professoressa?” – domanda quello a occhi bassi. Ma in realtà sia lui, sia lei conoscevano la sottintesa domanda. Più chiaro di così, non avrebbe mai osato dirlo, ma – visto che oramai a entrare nel cerchio della conoscenza extra ci ha preso il suo bel gusto – anche Steerforth vorrebbe il suo proprio libro.
“Ci devo pensare, Steerforth” – gli aveva risposto infine lei dopo un lungo minuto di silenzio. E poi, a prevenire la possibile delusione: “Non è sempre così ovvio: pensa che per lo stesso Calvin ci ho messo un’intera settimana”.
Lui sorride. Non dice altro. La campanella è là a mettere fretta, e si separano con molti saluti.
Mentre pensava alle cose da fare, recitava nella fiction, rideva con i Merry Men nel bosco, ascoltava i Pesci (che stanno facendo un tentativo di uscire dal loro opaco lago), e poi ancora, correva per la piccola città e per l’altro mondo (insieme a Corto Maltese, Calvin e la Testarda), tra amici vari e sparsi, e insomma scalava pezzo per pezzo il lungo marzo, fino alla discesa, inevitabile, su E.T., la ‘povna non ha messo di pensare al suo impegno bibliologico. Che spera possa servire anche a rimettere in moto quel filo che pare interrotto, in un dialogo che pare di nuovo tanto più difficile, quando si parla di incapacità di dirsi no, arroganza che ritorna, senso di colpa, una sospensione inevitabile già comminata sulla testa e il terrore (purtroppo non ancora dismesso) di una denuncia nemmeno troppo futura. E alla fine, dopo qualche incertezza, ha deciso di regalargli questo. Lo fa incartare con un segnalibro in mezzo. Tra le pagine, una dedica, che sappia (nonostante tutto) di fiducia e di speranza: “Per Steerforth. Perché ci si incontra, ci si scontra, e poi ci si reincontra a metà strada”.


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